|
Pene alternative alla detenzione, per recuperare i giovani
Liberazione, 31 dicembre 2002
Una delegazione del Prc visita il carcere minorile di Casal del Marmo. "Il vero antidoto alla delinquenza? Un sistema di sicurezza sociale"
"Certo gli spazi ci sono tutti, le strutture in qualche modo le abbiamo e le facciamo funzionare, l'umanità ce la mettiamo, la galera è sempre galera". Così ci lascia la direttrice del carcere minorile di Casal del Marmo dopo che io ed Elettra Deiana abbiamo visitato le ragazze e i ragazzi che sono lì rinchiusi, le aule della didattica, i laboratori, la biblioteca che è anche sede della redazione del giornalino interno che, a sottolineare la presenza multinazionale, si chiama "Garçon". Gli attuali reclusi, la stragrande maggioranza in attesa di giudizio, sono circa 60, la maggior parte ragazzi. Soltanto una decina hanno già condanne definitive e per alcuni di loro anche l'indultino può essere la soluzione che consente loro di lasciare il carcere; per altri che non hanno ancora espiato un terzo della pena si dovrà aspettare. Anche in questa condizione la curiosità e le domande attorno ai tempi di questo possibile provvedimento di clemenza sono frequenti. Un carcere minorile è cosa diversa dai penitenziari degli adulti. Qui non c'è sovraffollamento, gli spazi e le occasioni di socialità sono più ampi e ricchi, il rapporto con i volontari è più frequente, il ruolo svolto dal cappellano del carcere aiuta anche i rapporti tra ragazzi e ragazze di tanti paesi diversi e di diverse religioni. Occorre considerare che oltre l'80% sono ragazzi e ragazze di paesi dell'Est europeo o del nord Africa o giovani di comunità rom. Si avverte quindi con molta forza l'origine sociale di questi ragazzi, spesso condannati a pene lievi, per i quali sarebbe assolutamente auspicabile qualsiasi alternativa risocializzante ed educativa rispetto al carcere. In altri casi ci troviamo di fronte a giovani zingare, qualcuna addirittura in attesa che un tribunale si pronunci per evitare l'assurda permanenza in un carcere di una ragazza di 16 anni con la propria bambina di sei mesi. Viene fuori con molta evidenza che la questione dell'indulto è centrale e urgente ma non esaurisce la questione fondamentale della ricerca di soluzioni alternative alla pena. Anche perché, in presenza di giovani extracomunitari che vengono molto spesso strumentalizzati e usati da criminali esterni e adulti, la soluzione del carcere non risolve il loro problema per renderli autonomi dalle reti che spesso li hanno portati a delinquere. Questo, che è evidente per le giovani nomadi, assume un significato più pregnante per i giovani rumeni, iugoslavi o albanesi o nordafricani. Per quanto umano e umanizzato sia il rapporto tra i centri di prima accoglienza, i servizi sociali e psicologici, le condizioni della reclusione dentro Casal del Marmo, è evidente che l'intervento necessario va fatto prima e fuori dal carcere. In termini di politiche di accoglienza e di prevenzione, che sono l'opposto delle misure sicuritarie e repressive che vengono reclamate dai settori più oscurantisti della destra. Per paradosso mentre andavamo a trovare questi ragazzi l'onorevole Speroni dichiarava alla radio che la Lega rimane contraria alle misure di clemenza perché "i delinquenti devono stare in carcere e bisogna portarci anche quelli che ancora circolano in libertà". I delinquenti che si incontrano a Casal del Marmo nella stragrande maggioranza dei casi non lo sarebbero mai diventati se a guidare l'organizzazione della società, quella che normalmente chiamiamo civile, fossero logiche diverse da quelle fondate sul razzismo, la segregazione, la precarietà, l'emarginazione. In una parola se le culture che ispirano i tanti Speroni che animano la politica e il governo del nostro Paese non avessero il sopravvento e ci fosse invece un sistema di sicurezza sociale come vero antidoto alla delinquenza, alle carceri e anche a quelli minorili. Anche per questi ragazzi vale la pena lottare per riformare la giustizia e anche a loro è dedicato il presidio che si svolgerà oggi.
|