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Minori detenuti: il futuro è in fattoria
Corriere Della Sera, 9 gennaio 2003
Il piano del Comune per i giovani di Casal del Marmo: a Tomba di Nerone una scuola di agricoltura
Quando i ragazzi arrivano a Casal del Marmo, il primo
giorno, si guardano intorno e piangono disperati. È quello - dice Laura Grifoni,
direttrice del carcere minorile di Roma - il momento più pericoloso. Il momento
in cui a certi viene la voglia di uccidersi. Accadde davvero, due anni fa. E fu
terribile. Vedono improvvisamente la loro vita randagia finire dietro un muro
altissimo e delle finestre sbarrate. Chiusi. In trappola. Il sindaco della
Capitale, Walter Veltroni, ieri è andato a trovarli. "Quando uscirete di qui -
ha detto ai giovani, riuniti in palestra - Prima di commettere un altro sbaglio,
prima di andare a rubare un’altra volta, chiamateci, chiedete una mano al
Comune. Noi vi aiuteremo a non sentirvi soli, in questa città nessuno più dovrà
sentirsi solo".
Eppure su un muro, nel corridoio della palazzina adibita a
scuola, sta disegnato un cuore enorme con la seguente didascalia: "Cuore della
tristezza delle ragazze in carcere. Ciao libertà". E una giovane sul suo diario
ieri ha scritto: "Help, aiuto, meno male che le feste sono passate, non ce la
facevo più".
Tra questi, il ragazzo romano che insieme a due
complici, pochi giorni fa, cosparse di nutella la targa dell’auto della madre
per andare a fare una rapina,
sperando di farla franca. Ora la nutella la mangia col pane a colazione, alle 8
quando si sveglia, in refettorio. Tre di loro, tre italiani, hanno commesso
delitti orrendi, omicidi. La suora in Val Chiavenna, la piccola Desirée a
Leno... "Eppure - dice Veltroni - li vedi, ci parli e pensi che sono ragazzi.
Ragazzi normali come i nostri figli. Non lombrosiani, non condannati a
delinquere a vita. Per questo li dobbiamo aiutare". Il sindaco, accompagnato
ieri dal capo del Dipartimento giustizia minorile, l’ex giudice Rosario Priore
(famoso per l’inchiesta sulla strage di Ustica) e dagli assessori comunali
Raffaela Milano (Servizi sociali) Luigi Nieri (Lavoro) e Claudio Minelli
(Patrimonio), ha portato proposte concrete: "C’è una fattoria di dieci ettari a
Tomba di Nerone - ha detto Veltroni, rivolto a un uditorio attentissimo - Alcuni
di voi potrebbero cominciare là un’esperienza di reinserimento. In un’altra area
qua vicino, poi, il Comune ha in mente di avviare coltivazioni biologiche,
attività di agriturismo, di produrre latte e formaggi insieme con la società
Latte sano . Sulla base di un protocollo d’intesa col Ministero, anche voi
potrete far parte di questo progetto. Così come il nostro centro di orientamento
al lavoro, già operativo a Rebibbia e Regina Coeli, potrebbe estendersi ora
all’istituto minorile". Programmi ambiziosi. C’è anche quello di una
casa-famiglia dove portare ogni giorno i bimbi delle ragazze rom, strappandoli
dalla strada dove adesso vengono mandati a mendicare. "Una casa per giocare -
dice Veltroni - Che altro dovrebbero fare i ragazzini a quell’età? Una casa dove
giocare dalla mattina alla sera". Le ragazze nomadi, però, che ascoltano il
sindaco, piegano la bocca, sembrano perplesse, dicono che nella casa dei giochi
i loro figli non ce li porteranno mai. La vendetta degli uomini del campo,
probabilmente, sarebbe tremenda. "Non vedo alternative - controbatte Veltroni -
Bisogna comunque tentare. Riaccompagneremo la sera i bambini al campo, dai loro
genitori, prenderemo i nomi e cognomi degli adulti e vedremo se continueranno a
mandare i loro figli a mendicare oppure no".
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