|
Ufficio Centrale per la Giustizia Minorile
Analisi statistica dei flussi di utenza dei
Centri di prima accoglienza,
Documento tratto dal Sito Internet www.giustizia.it Introduzione Il lavoro che segue rappresenta la sintesi dell'elaborazione dei dati statistici inviati dai centri di prima accoglienza (CPA), dagli istituti penali per minorenni (IPM), dagli uffici di servizio sociale per minorenni (USSM) e dalle comunità ministeriali o convenzionate, all'Ufficio Centrale per la Giustizia Minorile. Per interpretare correttamente le elaborazioni statistiche contenute nelle successive pagine, occorre tener presente che questo lavoro fornisce un quadro del flusso dei minorenni transitati nei servizi della Giustizia minorile, rappresentando quindi solo una parte del complesso fenomeno della delinquenza minorile in Italia. In particolare, l'analisi che segue, analizza la devianza minorile "visibile" cioè i minorenni che entrano in contatto con la giustizia minorile attraverso i suoi servizi. Tali servizi si caratterizzano, nonostante le diverse funzioni che svolgono, per interventi a carattere "secondario" che si impongono cioè quando il disagio del minorenne si è già manifestato attraverso la commissione di un reato. Ulteriore puntualizzazione, per una corretta lettura dei dati di seguito riportati, riguarda altri tre aspetti:
Occorre infine ricordare che, benché si parli genericamente di soggetti minorenni, la fascia d'età di specifica competenza della giustizia minorile è dai 14 ai 21 anni (si parlerà in questo caso di minorenni per la fascia 14-18 e di ultradiciottenni per la fascia 18-21 anni); il Tribunale per i minorenni è infatti competente per i reati commessi dai minori degli anni 18, tuttavia esso continua ad esercitare le proprie attribuzioni nei confronti di coloro che commisero il reato quando erano minori degli anni 18 fino al compimento del 21 anno di età. Pertanto, anche la competenza dei servizi della giustizia minorile osserva le medesime disposizioni.
1. Centri di prima accoglienza 1.1 Analisi storica degli ingressi nei centri di prima accoglienza distinti per nazionalità.
I minorenni che hanno fatto ingresso nei centri di prima accoglienza (CPA) nel 1998 sono stati 4.222 (il 45,4% italiani e il 54,6 % stranieri). Rispetto ai 4.196 ingressi del 1997 (47,8% italiani e 52,2% stranieri) vi è stato, dunque, un lieve incremento (inferiore all'1%). Con riferimento agli italiani, gli ingressi in C.P.A. nel periodo in esame mostrano una tendenza alla diminuzione. Il lieve aumento registrato negli anni 1996 e 1997 si è arrestato infatti nel 1998. Con riferimento agli stranieri, sembra opportuno evidenziare l'incremento registrato negli ultimi tre anni (incremento che potrebbe derivare dal flusso di immigrati albanesi).
Tabella 1.1.1 - Ingressi in C.P.A. per nazionalità dei soggetti e anno.
1.2 Analisi storico-territoriale degli ingressi nei centri di prima accoglienza distinti per nazionalità.
Dalla tabella 1.2.1 si nota che i CPA con il maggior numero di ingressi nel 1998 sono stati Roma (16,3% sul totale degli ingressi), Milano (12,7%), Firenze (10,4%), Torino (10,2%). Al Sud, prevalgono Napoli (8,9%), Catania (6,3%) e Bari (5,8%). Per quanto riguarda la distribuzione sul territorio nazionale dei minori secondo la nazionalità, si osserva che il 90% degli stranieri è transitato nei C.P.A. del Centro-nord. Ciò è confermato anche dalla tabella 1.2.2 da cui si evince che nei CPA delle regioni del Centro-nord gli ingressi degli stranieri prevalgono su quelli degli italiani; in particolare, ciò avviene nei territori dei centri per la giustizia minorile (CGM) di Firenze (88,4%) e Torino (87,0%). Soltanto il 10,0% degli stranieri è transitato invece nei CPA delle regioni meridionali, soprattutto nei C.P.A. di Bari, Lecce, Napoli e Caltanissetta. Appare interessante soffermarsi sul C.P.A. di Nisida, il quale contrariamente agli altri C.P.A. del Sud presenta un'elevata percentuale di stranieri (85,5%); ciò è dovuto essenzialmente al fatto che si tratta di un C.P.A. femminile e la componente femminile, come si vedrà più avanti, è per la maggior parte costituita da straniere. La concentrazione della devianza minorile straniera nel Centro-nord deriva anche dal fatto che gli immigrati, una volta giunti in Italia, tendono a stabilirsi nelle grandi aree metropolitane per la maggiore possibilità di trovarvi una collocazione legale o illegale nelle realtà lavorative. I minorenni italiani, contrariamente ai loro coetanei stranieri, si concentrano nei territori del sud-Italia (65,9%), principalmente nei CGM di Napoli (24,4%), di Palermo (20,7%) e di Bari (16,2%). Escludendo il CGM di Roma (11,66%) si nota come nel restante Centro-nord gli ingressi di minori italiani rappresentano solo il 22,4%. In questo risultato si potrebbe intravedere l'effetto della marcata attenzione che nei territori del nord-Italia viene rivolta alla devianza straniera. Gli stranieri, essendo maggiormente visibili a causa della loro diversità socio-culturale, allarmano la pubblica opinione ed inducono maggior controllo da parte delle forze dell'ordine.
Tabella 1.2.1. Distribuzione territoriale degli ingressi. Anno 1998. Percentuali di colonna.
Tabella 1.2.2. Distribuzione territoriale degli ingressi. Anno 1998. Percentuali di riga.
Passando ad analizzare la tabella 1.2.3, si nota come la distribuzione territoriale per il 1998 degli ingressi in C.P.A. per nazionalità del minore precedentemente delineata è sostanzialmente la stessa degli anni 1991 - 1997. Con riferimento al totale degli ingressi, si evince inoltre come nel Centro-nord sia concentrato oltre il 60% degli stessi (nel periodo in esame, i valori oscillano tra il massimo di 65,4% nel 1995 ed il minimo di 57,5% nel 1993).
1.3 Distribuzione degli ingressi nei CPA per sesso.
Dalla tabella 1.3.1, si evince come la consistenza numerica degli ingressi femminili sia decisamente inferiore rispetto a quella maschile, in principali modo per gli italiani. L'andamento nel tempo delle due serie di dati risulta comunque pressoché simile, anche se nell'ultimo anno in esame le femmine risultano in diminuzione mentre i maschi risultano in aumento. Su 4.222 minori che hanno fatto ingresso nei CPA nel 1998, 989 sono femmine, pari al 23,4% del totale. Di queste, 920 sono straniere, pari al 93% delle femmine. Le 920 minorenni straniere corrispondono al 39,9% degli stranieri, mentre le 69 italiane corrispondono al 3,5% degli italiani. Così come accade per i minorenni stranieri maschi, anche per le femmine riscontriamo una maggiore percentuale di ingressi nei CPA del centro-nord rispetto a quelli del Sud, infatti, delle 920 femmine straniere, ben 813 sono ivi concentrate.
1.4 I capi di imputazione.
Raggruppando i capi di imputazione a carico dei minori entrati in CPA in quattro grandi categorie ("contro la persona", "contro il patrimonio", "contro le disposizioni del T.U. 309/90 (legge stupefacenti)" e "altri reati"), le tendenze già emerse precedentemente trovano conferma nei dati relativi al 1998. I titoli di reato più frequenti risultano essere quelli contro il patrimonio (70,9%), seguiti (a grande distanza) dai reati contro le disposizioni del T.U. 309/90 (19,0%), dagli "altri reati" (6,3%) e, in ultimo, dai reati contro la persona (3,8%). Come si evince dalla tabella 1.4.1 (percentuali di riga), sia per gli italiani che per gli stranieri prevalgono i reati contro il patrimonio e per violazione del T.U. 309/90. Analizzando la stessa tabella (percentuali di colonna), si rileva che fra i minori (condotti in CPA) accusati di reati contro la persona il 73,3% sono italiani e il 26,7% stranieri; per violazione della legge sugli stupefacenti, il 51,6% sono italiani e il 48,4% stranieri; per la categoria degli "altri reati", il 75,5% sono commessi da italiani e il 24,5% da stranieri; soltanto per i reati contro il patrimonio riscontriamo una maggior frequenza degli stranieri (57,2%) rispetto agli italiani (42,9%).
L'analogia di comportamento tra il Centro - nord ed il Sud viene confermata dal basso valore assunto dall'indice di dissomiglianza tra le due distribuzioni.
E' interessante osservare comunque la distribuzione territoriale dei reati contro la persona: il 59,4% di questi reati sono stati commessi da ragazzi entrati nei C.P.A. del Sud (in particolare il 24,4% nel C.G.M. di Bari). Il restante 40,6% riguarda gli ingressi nei C.P.A. del Centro-nord ed in particolare il C.G.M. di Roma (18,9%). Al contrario, i reati contro il patrimonio e contro la legge stupefacenti incidono maggiormente al Centro-nord.
1.5 Applicazione di misure cautelari ai minori dimessi dal CPA.
Dei minori dimessi dai CPA nel corso del 1998 con applicazione di misura cautelare (65,9%), il 38,2% è andato in custodia cautelare, il 24,0% in permanenza in casa, al 21,4% è stata applicata la misura delle prescrizioni e il 16,4% è stato collocato in comunità. Questa ripartizione nell'applicazione delle misure cautelari conferma l'andamento verificatosi negli anni precedenti: la custodia cautelare rimane la misura più applicata soprattutto per gli stranieri; si deve comunque dire che per gli italiani questa misura, anno dopo anno, viene applicata in un numero sempre minore di casi. Aumenta invece sia per gli italiani sia per gli stranieri l'applicazione del collocamento in comunità. Il numero dei provvedimenti di collocamento in comunità mostra invece una lievissima crescita. Per quanto riguarda la nazionalità dei minori sottoposti a misura cautelare, a partire dal 1995 la misura della custodia cautelare risulta maggiormente applicata ai minori stranieri (69,9% nel 1998), piuttosto che agli italiani, per i quali invece prevalgono le prescrizioni (77,8%), la permanenza in casa (68,3%) o in comunità (62,8%). Queste percentuali, in linea con le tendenze emerse negli anni passati, confermano la minore applicazione di misure cautelari non detentive per gli stranieri.
2. Istituti penali per minorenni 2.1 Analisi storica degli ingressi negli istituti penali minorili distinti per nazionalità.
I minorenni entrati negli istituti penali per minorenni (I.P.M.) nel 1998 sono stati 1.888; di questi, 884 sono italiani (il 46,8%) e 1.004 sono stranieri (il 53,2%). Il numero di ingressi nel suo complesso risulta stabile rispetto all'anno precedente, ma, disaggregando tra italiani e stranieri, si nota come la componente italiana sia in progressiva diminuzione mentre quella straniera sia in aumento. Al fine di comprendere meglio l'andamento tendenziale degli ingressi in I.P.M. o anche di prevederne l'andamento futuro, sono state calcolate le rette di regressione per le tre serie di valori relativi agli italiani, agli stranieri ed al totale:
La retta di regressione relativa agli ingressi di ragazzi italiani mostra un buon adattamento alla serie di dati in osservazione (il valore di R2 = 0,70 è infatti sufficientemente elevato); il valore negativo del coefficiente di regressione (b = -77,69) conferma inoltre la diminuzione in atto. Con riferimento agli ingressi degli stranieri la retta di regressione corrispondente descrive molto bene la distribuzione osservata (R2 = 0,87), evidenziando la tendenza all'aumento (b = +33,512). Per quanto riguarda invece il totale degli ingressi, il valore di R2 = 0,36 risulta essere piuttosto basso. Ciò dipende essenzialmente dal comportamento opposto delle due componenti; pertanto, anche se al momento è la diminuzione della componente italiana a prevalere (b = -44,179), risulta più difficile, o meglio troppo azzardato, fare delle previsioni per il futuro.
2.2 Analisi storico-territoriale degli ingressi negli istituti penali minorili distinti per nazionalità.
La distribuzione dei detenuti stranieri sul territorio nazionale, analogamente a quanto visto per i CPA, continua ad essere marcatamente disomogenea: l'91,8% degli ingressi dei minori stranieri riguarda gli IPM delle regioni del Centro-nord, cui corrispondono i CGM di Milano (29,3%), Roma (23,2%), Torino (17,2%), Firenze (10,1%), Bologna (9,3%), Venezia (2,8%). Il restante 8,2% degli ingressi dei minori si riferisce invece alle regioni del Sud, ovvero ai CGM di Napoli (4,4%), Bari (2,8%), Palermo (0,4%) e Catanzaro (0,6%). Sulla percentuale di stranieri nel CGM di Napoli incidono soprattutto gli ingressi nella sezione femminile dell'IPM di Nisida. Andando a considerare la distribuzione degli ingressi per nazionalità all'interno di ogni singolo I.P.M., si può notare come le più alte percentuali di ingressi di minori stranieri si riferiscano agli I.P.M. di Firenze (90%), di Bologna (89%), Torino (87,0%), di Roma (72%), di Milano (81%) e di Treviso (64%).
2.3 Distribuzione degli ingressi negli I.P.M. per sesso.
Nel 1998 hanno fatto ingresso negli I.P.M. 381 femmine, pari al 20,2% del totale degli ingressi. Come si evince dal grafico 2.3.1 a, le femmine fanno ingresso soprattutto negli istituti del Centro-nord, essenzialmente perchè si tratta in gran parte di minorenni straniere (91,6%). Le 349 femmine straniere rappresentano il 34,8% degli stranieri, mentre le 32 italiane corrispondono al 3,6% degli italiani. La distribuzione territoriale per sesso degli ingressi degli italiani e degli stranieri è evidenziata dai grafici 2.3.1 b e 2.3.1 c: mentre per gli italiani la componente femminile è esigua sia al Centro-nord che al Sud, per gli stranieri la disparità tra i sessi si attenua, su tutto il territorio nazionale. Analizzando l'evoluzione temporale degli ingressi per sesso, si nota come gli andamenti degli ingressi maschili e femminili siano simili. Poiché soltanto cinque I.P.M. su ventuno hanno una sezione femminile, vale la pena evidenziare le percentuali di ingressi femminili in ciascuno di questi istituti. All'I.P.M. di Milano gli ingressi femminili rappresentano il 42% degli ingressi, per il 92,1% si tratta di ingressi di ragazze straniere; a Torino le femmine sono il 28,3%, tutte straniere tranne una; a Roma rappresentano il 44,8% degli ingressi, si tratta di straniere nel 91,2% dei casi; a Nisida le femmine sono il 24,8% del totale, l'80,6% delle quali straniere; a Caltanissetta nel 1998 non si sono verificati ingressi femminili.
2.4 Ingressi in IPM secondo la posizione giuridica.
La tabella 2.4.1 mette in evidenza come la maggior parte degli ingressi in I.P.M. avvenga per custodia cautelare (79% nel 1998), sia per gli italiani (69,7%) sia per gli stranieri (87,2%). Gli ingressi per custodia cautelare, nell'ultimo triennio in esame, sono in aumento, essenzialmente per l'aumento degli ingressi di stranieri; la componente italiana invece nell'ultimo anno in esame è risultata essere abbastanza stabile, mentre con riferimento all'intero periodo sta registrando una tendenza alla diminuzione. Gli ingressi per esecuzione di pena sono in diminuzione sia per gli italiani che per gli stranieri.
2.5 Presenza media giornaliera secondo la posizione giuridica.
La presenza media giornaliera negli I.P.M. diminuisce complessivamente, soprattutto a causa della diminuzione delle presenze medie di minori italiani; le presenze medie degli stranieri continuano, al contrario, ad aumentare, in linea con la tendenza emersa negli anni precedenti. E' da rilevare tuttavia come la presenza in I.P.M. di ragazzi italiani sia maggiore rispetto a quella straniera. Ciò in particolare è vero per i ragazzi in esecuzione di pena. Per la custodia cautelare invece, contrariamente agli anni passati, nel 1998 si è registrata una, seppur lieve, maggiore presenza straniera. Disaggregando ulteriormente il dato e andando a considerare anche l'età dei ragazzi presenti in I.P.M., possiamo affermare che mentre per la custodia cautelare c'è una prevalenza di minorenni, in particolare stranieri, per l'espiazione di pena prevalgono gli ultradiciottenni, per la maggior parte italiani. Con riferimento agli stranieri, si nota come la maggior parte di essi sia presente in custodia cautelare; ciò potrebbe indicare che per gli stranieri, una volta che è stata applicata la custodia cautelare, in genere non si verificano interventi volti a modificarla; pertanto essa rimane tale sino a nuova udienza. Per i minorenni italiani invece, essendo maggiormente presenti i riferimenti di identità e le reti sociali, si attuano spesso le misure cautelarti non detentive (vedi tabella 2.8.1). Viceversa, la maggiore presenza degli italiani per espiazione di pena può trovare spiegazione nel fatto che il ragazzo italiano è facilmente individuabile; pertanto, a condanna passata in giudicato non può esimersi dallo scontarla. Lo straniero invece una volta fuori dall'istituto diventa difficilmente rintracciabile a causa della difficoltà ad identificarlo. In ultima analisi è appena il caso di chiarire il motivo della forte presenza di minorenni stranieri piuttosto che di ultradiciottenni: come anzi detto, questi sono difficilmente identificabili in quanto in genere sprovvisti di documenti; pertanto, al fine di ottenere i benefici previsti dalla legge, l'età da loro dichiarata è quasi sempre inferiore a quella vera.
2.6 Le evasioni.
In questa sede con il termine "evasioni" si intende indicare sia le evasioni vere e proprie (di fatto poco consistenti) sia i mancati rientri da permesso premio o da lavoro all'esterno. La tabella 2.6.1 riporta il numero di evasioni verificatesi dal 1991 al 1998 distinte per nazionalità. Dal suo esame si nota come nel corso degli anni, ad eccezione del 1997, il numero delle evasioni effettuate dai minori italiani sia sensibilmente superiore rispetto a quello relativo agli stranieri, fatto imputabile evidentemente alla mancata concessione a questi ultimi di benefici quali i permessi premio ed il lavoro all'esterno. Analizzando i reingressi da evasione si osserva innanzitutto lo scarso numero di minori stranieri ad esclusione del 1998, anno in cui i reingressi da evasione di minori stranieri si eguaglia quasi al numero delle evasioni. Di fatto i tassi di reingresso degli stranieri sono molto bassi; oscillano tra il 4,0% nel 1995 e il 22,2% nel 1996. Tutto ciò conferma quanto detto nel precedente paragrafo a proposito delle difficoltà ad identificare, e quindi a rintracciare, i minori stranieri. Per quanto riguarda invece gli italiani, i tassi di reingresso sono più alti; oscillano infatti tra il 40,4% nel 1997 e il 72,0% del 1998.
2.7 Le imputazioni.
I minorenni fanno ingresso negli I.P.M. principalmente per reati contro il patrimonio (65,4%). Di particolare rilevanza sono anche i reati contro le disposizioni del T.U. 309/90 (16,2%); seguono infine i reati contro la persona (10,7%) e gli "altri reati" (7,6%). Con riferimento alla nazionalità, si può notare come sia per gli italiani (62,2%) che per gli stranieri (69,5%) prevalgano i reati contro il patrimonio, seguiti a distanza dai reati contro la persona per gli italiani (16,4%) e dai reati contro le disposizioni del T.U. 309/90 per gli stranieri (23,7%). Per quanto riguarda poi la distribuzione territoriale, nelle tabelle 2.7.2a e 2.7.2b sono riportate le imputazioni per categoria di reato e C.G.M. La loro analisi permette di evidenziare come per tutti i C.G.M. prevalgano i reati contro il patrimonio; fa eccezione il C.G.M. di Firenze in cui il 47,7% delle imputazioni riguarda reati contro le disposizioni del T.U. 309/90. Considerando le percentuali di colonna, si nota come i reati contro la persona prevalgano al Sud rispetto al Centro-nord; in particolare nei C.G.M. di Bari (28,4%), Napoli (18,2%) e Palermo (17,8%). Per i reati contro il patrimonio, prevalenti al Centro-nord, si distinguono i C.G.M. di Milano (19,5%) e Roma (18,4%), mentre per quelli contro le disposizioni del T.U. 309/90 (il 70,4% dei quali riguarda il Centro-nord) si distinguono Milano, Torino, Firenze e Bologna. Al Sud, essi assumono una certa consistenza nel C.G.M. di Bari (13,5%) e Napoli (9,0%). Per verificare l'esistenza o meno di analogia di comportamento tra il centro-nord ed il sud è stato calcolato l'indice di dissomiglianza tra le due distribuzioni.
Il suo valore molto basso evidenzia che esiste una forte somiglianza tra le due distribuzioni di dati. Si è voluto inoltre verificare se esiste somiglianza tra la distribuzione delle imputazioni a livello nazionale relative ai C.P.A. ed agli I.P.M.
Il basso valore di "D" denota forte somiglianza tra le due distribuzioni.
2.8 Le uscite dagli istituti penali minorili.
I principali motivi di uscita dalla custodia cautelare (tabella 2.8.1) sono la revoca (24,8%) e la trasformazione (31%) della misura, sia per i maschi che per le femmine. Frequenti sono anche le uscite per decorrenza dei termini (21%) o per esito del processo (9%). Con riferimento alla nazionalità, si osserva come il principale motivo di uscita degli italiani sia la trasformazione della misura (39,1%), seguita dalla revoca della misura (19,6%). Per gli stranieri, oltre ai predetti motivi di uscita (28,6% per revoca della misura, 25% per trasformazione della misura), assume particolare importanza anche la decorrenza dei termini (25,8%), soprattutto per quanto riguarda i maschi. Passando ad analizzare i motivi di uscita dall'esecuzione di pena, si osserva come il principale motivo sia la fine della pena (48,2%), sia per gli italiani che per gli stranieri. Allo stesso tempo si nota però come l'applicazione delle misure alternative (27,2% nel 1998) riguardi, in tutti gli anni in esame, principalmente gli italiani (73,8% nel 1998). A questo punto, appare opportuno soffermarsi sulle uscite da I.P.M. per applicazione della legge 27 maggio 1998 n. 165 (legge Simeone). Il monitoraggio di questa legge è stato avviato da questo Ufficio in data 22.06.98; i dati rilevati sono stati sintetizzati nelle tabelle 2.8.3a e2.8.3b, che contengono le uscite da I.P.M. per applicazione di questa legge e le imputazioni a carico dei ragazzi cui è stata applicata. Alla fine dell'anno 1998 il numero totale di uscite è risultato essere pari a 36. Confrontando questo valore con il totale delle uscite da esecuzione di pena per applicazione di misure alternative si può vedere come la loro incidenza sia del 28,6%. Disaggregando per nazionalità si nota che la legge 165/98 è stata maggiormente applicata per gli italiani (72% dei casi); con riferimento agli stranieri, la sua applicazione ha riguardato esclusivamente ragazzi slavi (4 maschi e 6 femmine). In merito a detta discrepanza applicativa tra italiani e stranieri va considerato che la legge "Simeone" prevede la possibilità di sospendere l'esecuzione della pena detentiva (qualora sussistano le condizioni sancite dalla legge stessa) al fine della concessione, su espressa istanza del condannato, di una delle misure alternative alla detenzione. Pertanto, per le numerose implicazioni già precedentemente espresse, la possibilità di fruizione da parte degli stranieri proprio delle misure alternative risulta ridotta e, conseguentemente, risulta meno applicabile la stessa legge 165/98. Per quanto riguarda invece la disaggregazione per istituto penale, l'I.P.M. che più si distingue per numero di uscite risulta essere quello di Roma (25%). Andando ad analizzare le imputazioni dei ragazzi che hanno fruito della legge in esame emerge la netta prevalenza dei reati contro il patrimonio (vedi tabella …..). Tuttavia si consideri che questa rappresenta la categoria prevalente dei reati commessi dai ragazzi che entrano in contatto con la giustizia minorile. Ciò emerge dall'analisi delle imputazioni a carico dei minorenni denunciati, di quelli presi in carico dagli U.S.S.M., dai transiti nei C.P.A. e negli I.P.M. nonché per i ragazzi collocati nelle comunità.
2.9. Analisi comparativa delle denunce, degli arresti e delle detenzioni.
La tabella 2.9.1 mette in evidenza come soltanto il 9,7% delle denunce si trasforma in arresto e come soltanto il 33,4% degli arresti conduce alla detenzione in custodia cautelare. Con riferimento alla nazionalità dei minori, è interessante osservare come le percentuali delle detenzioni sugli arresti risultino pressoché simili (30,8% per gli italiani e 35,8% per gli stranieri). Una significativa differenza tra italiani e stranieri si nota invece nel rapporto tra denunciati ed arrestati. Le denunce a carico degli stranieri sono circa un terzo rispetto a quelle degli italiani; tuttavia, il numero degli stranieri arrestati (2.189) è molto vicino a quello degli italiani (2.007). Questo denoterebbe una risposta di giustizia molto più probabile per un minore straniero che per uno italiano.
|