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Libertà, quotidiano di Piacenza, 5 novembre 2002
Un appello a Piacenza - ad enti, istituzioni, e, soprattutto, alle categorie economiche e produttive del territorio - affinché da essa provengano nuove chances di lavoro per detenuti ed ex detenuti del carcere delle Novate. A Piacenza esiste da sette anni una cooperativa sociale, "Futura", il cui scopo è l'inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati, in particolare detenuti ed ex tossicodipendenti. Un modello produttivo ed insieme di integrazione, che conta rarissimi esempi in tutta Italia, secondo i suoi responsabili, e che ha già condotto all'inserimento lavorativo, stabile o temporaneo, di 150 persone. Oggi questa esperienza rischia di morire. Manca il lavoro, mancano le commesse: l'ultima, quella svolta in subappalto con la Elsag-Sti di Piacenza per il trattamento dei dati del censimento 2001, si è conclusa. Ed il laboratorio interno alle Novate, coi suoi 25 posti di lavoro e le sue dotazioni informatiche, minaccia di chiudere i battenti. "Occorre - ha ribadito ieri l'appello dei responsabili di Futura l'assessore comunale ai Servizi sociali Leonardo Mazzoli - trovare sul nostro territorio nuove occasioni di lavoro, affinché l'impegno organizzativo e lo sforzo di risorse di questi anni non vadano perduti". Perché, oltre tutto, come ha sottolineato a riguardo della cooperativa piacentina anche Giuseppe Magistrali, funzionario dello stesso assessorato, "si tratta di un'esperienza di assoluta eccellenza, che ha finora permesso di fornire a 150 persone una opportunità concreta anche dal punto di vista riabilitativo". Ed i 25 posti di lavoro all'interno delle mura carcerarie che oggi rischiano di essere cancellati sono invece "una risorsa importantissima da sostenere", sia per i detenuti italiani che, soprattutto, per quelli stranieri, i quali costituiscono una fetta importante della popolazione carceraria e che si trovano a Piacenza privi di riferimenti parentali. Ma, per ricoprire quali professionalità gli uomini di "Futura" lanciano oggi il loro appello? "Occorrerebbe in primo luogo - ha detto uno dei responsabili della cooperativa, Piero Bertolazzi, insieme alla presidente Manuela Zaini - reperire tipologie di lavoro compatibili con il carcere. Da questo punto di vista - ha spiegato Bertolazzi - avevamo non a caso individuato il servizio di trattamento dei dati e di lettura ottica come adeguato alle nostre esigenze". Servizio che, verosimilmente, potrebbe continuare anche per il futuro, qualora commesse di questo genere potessero arrivare da realtà locali rappresentate per esempio da associazioni di categoria. Ma per il domani potrebbero farsi strada anche altri progetti. Tra le ipotesi ancora allo stadio embrionale, anche la creazione dentro al carcere di uno spazio per la formazione e l'attività di saldatori, strada che, se tecnicamente percorribile, potrebbe recare una boccata d'ossigeno alla cronica carenza sul nostro territorio di questa specifica figura professionale. "La nostra cooperativa - ha rimarcato Bertolazzi - ha svolto sempre i propri impegni con professionalità e qualità. Se oggi è crisi, questo è derivato essenzialmente dal venir meno delle commesse di lavoro. E tuttavia - ha concluso il responsabile - l'eventuale chiusura di questa esperienza è un problema che deve riguardare l'intera comunità piacentina, non solo "Futura". "Salvare
il lavoro dei detenuti"
Trecento detenuti, di cui il 50 per cento rappresentati da stranieri: anche il carcere piacentino delle Novate rischia oggi il sovraffollamento. Ma l'emergenza, sottolinea la direttrice della struttura penitenziaria piacentina, Caterina Zurlo, è analoga al resto d'Italia. "Ritengo quindi - dichiara - che vada gestita con le strutture che abbiamo. I rapporti con il personale di vigilanza si sono rasserenati. Sicuramente c'è da dire che il personale non è perfettamente adeguato alle dimensioni e alla complessità dell'istituto, grande e articolato". "Siamo comunque impegnatissimi - promette la responsabile - sul fronte del recupero di personale e della retribuzione per le giuste competenze". Per il resto, "il carcere che ho in mente - riflette ancora la Zurlo - è un carcere che non esiste, anche perché la struttura "carcere" ha già in sé qualcosa di altamente problematico". "Probabilmente - conclude - quelle stesse mura dovrebbero abbassarsi". Fornire un lavoro ai detenuti - sia dietro le sbarre che all'esterno - è una delle modalità per "abbassare" quelle mura, sulla quale la direzione carceraria ed una vasta compagine di forze piacentine, tra cui l'ente locale, si stanno attualmente impegnando. Direttrice, quali sono le azioni più immediate di questo impegno? "Prioritario oggi è salvaguardare Futura, la cooperativa che opera all'interno del carcere e che ha garantito posti di lavoro qualificati per i detenuti nel numero di 23-25 persone, che, su 300, è una cifra significativa. E' l'unica esperienza in Emilia Romagna di cooperativa che lavora stabilmente all'interno di un carcere e che ha anche un riferimento esterno a fornire continuità. Questo è l'obiettivo più immediato, che Futura continui a vivere e che le commesse possano moltiplicarsi. Ora sono poche, ma il Consiglio e la Giunta comunale di Piacenza sono fortemente impegnati su questo tema, e le prospettive sono buone". Quali sono le aree del mercato su cui i detenuti potrebbero operare? "Credo che al momento sia necessario insistere sul tema del servizio già avviato da Futura (trattamento dati e lettura ottica, ndr), perché abbiamo un laboratorio perfettamente a norma, con diversi PC, e dispiacerebbe perdere questo materiale. Ma si potrebbero pure creare degli spazi all'interno del carcere per ricevere commesse di altro genere, per esempio un laboratorio di artigianato, con macchine che le imprese porterebbero all'interno. L'unico limite per quanto ci riguarda è costituito dagli strumenti pericolosi. Per il resto non vediamo problemi". Qual è in particolare la funzione del lavoro nel processo di recupero della persona? "Il lavoro è importantissimo come elemento socializzante, è necessario sottrarre all'ozio i detenuti. Questo non solo dal punto di vista della dignità dell'uomo ma anche dal punto di vista della sicurezza sociale: un detenuto in ozio è un detenuto che può abbrutirsi. Svolgere invece un lavoro che ha una sua dignità, un suo stipendio, contribuisce a restituire alla società un uomo diverso".
"E per le donne potremmo provare con l’artigianato"
Il vertice del penitenziario con la scuola stiamo avviando corsi di formazione e di educazione artistica. Corsi di educazione artistica, creazione artigianale di oggettistica, vendita dei prodotti all'esterno. Le presenze femminili all'interno della casa circondariale delle Novate si contano sulle dita di due mani. Significativa, come per la popolazione maschile, la quota di straniere presenti a Piacenza dietro le sbarre. Fino ad oggi i posti di lavoro dentro al carcere hanno riguardato, per semplici ragioni organizzative, i soli detenuti di sesso maschile. Ma per il prossimo futuro anche per le ospiti delle Novate potrebbe farsi strada la possibilità di lavorare durante la detenzione. "Stiamo lavorando sulle donne - ha confermato infatti la direttrice Caterina Zurlo - per dare qualcosa anche a loro. Alle Novate sono presenti una decina di detenute, molte straniere. Nel caso si riuscisse ad organizzare la realizzazione di qualche prodotto dentro al carcere - ha spiegato - potrebbe essere un'idea quella di portare questi prodotti all'esterno, presso qualche stand di vendita". "Penso per esempio al settore artigianale: a questo riguardo - ha anticipato la Zurlo - abbiamo avviato un dialogo con alcune scuole, finalizzato ad individuare la possibilità di realizzare, in affiancamento al programma didattico, corsi di educazione artistica, destinati alla creazione di oggettistica". Già all'esame dei responsabili anche l'avvio di corsi di taglio e cucito, sempre specificatamente rivolti all'universo femminile che si trova dietro le sbarre. Impegno, quello sul fronte delle detenute, ribadito anche dall'Amministrazione comunale, che ieri ha incontrato a Palazzo Mercanti il comitato locale per l'esecuzione penale area adulti (che raccoglie una vasta compagine di realtà, pubbliche e private, coinvolte sul tema). "La Tutor - ha anticipato ieri l'assessora alla Formazione Giovanna Calciati - ha ottenuto un finanziamento consistente per corsi formazione, una parte del quale intendiamo rivolgere al settore femminile, perché l'area delle detenute, rispetto a quanto già svolto anche da Futura, rappresenta il settore attualmente più scoperto". Già avviati, alle Novate, uno sportello per detenuti immigrati, uno sportello della Caritas, uno per le tossicodipendenze: a ciò si è aggiunto l'intervento di un operatore sanitario, ed una serie di laboratori che vanno dal giornalismo alla lettura cinematografica. Per il futuro, ha detto ancora Calciati nel corso dell'incontro di ieri, "punteremo sul sostegno alla cooperativa Futura e ad una contrattazione maggiore con la direzione, con l'obiettivo di creare nuovi spazi ed iniziative all'interno del carcere". Il confronto di ieri, che l'assessore ai Servizi sociali Leonardo Mazzoli ha definito l'occasione per "un deciso rilancio del piano di interventi rispetto alla realtà carceraria piacentina", aveva avuto tra i suoi maggiori capitoli di attenzione quello riguardante la sopravvivenza della cooperativa Futura (per la quale l'Amministrazione comunale sta intervenendo a sottoporre alla Regione un progetto di circa 30mila euro, destinato a borse-lavoro), cooperativa sociale di detenuti che oggi, con l'esaurirsi dell'ultima commessa rischia di chiudere i battenti. Di ieri l'appello dei suoi responsabili alle realtà imprenditoriali e di categoria di Piacenza e provincia, affinché alla cooperativa, che impiega detenuti fuori e dentro alle Novate, giunga l'opportunità di nuovo lavoro.
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