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A Bollate e a San Vittore i detenuti, regolarmente retribuiti, archiviano su computer documenti e pratiche dell'ufficio abbonati della Rai. L'operazione è possibile grazie a un'impresa che fornisce i macchinari adatti
Il Nuovo on line, 6 novembre 2002
Il
telelavoro entra nelle carceri con un progetto di franchising che prevede
la realizzazione all’interno degli istituti di pena di centri di servizi
informatici in grado di gestire pratiche burocratiche a prezzi competitivi. Il
primo esempio concreto di telelavoro è partito in due carceri milanesi, a
Bollate e a San Vittore e nell’istituto torinese de Le Vallette. I detenuti,
regolarmente retribuiti, partecipano quindi a un progetto di formazione
professionale. Si tratta della corrispondenza degli abbonati, che i detenuti dovranno gestire ed archiviare. Il settore abbonamenti della tv di Stato si è impegnato nel progetto firmando un contratto valido per tre anni. Ottanta detenuti (ma, quando il lavoro funzionerà a pieno ritmo saranno 500), lavoreranno all’interno dei laboratori informatici allestiti nel carcere. Dopo un periodo di formazione smisteranno milioni di documenti che la Rai riceve ogni anno: bollettini postali, pratiche amministrative e corrispondenza verranno scansionati con una particolare apparecchiatura. Una volta realizzata la fotocopia "digitale", i detenuti inseriranno nei PC i dati identificativi del documento. Alla fine del processo di archiviazione tutte le informazioni verranno inviate al Data Center Getronics di Buccinasco e rese accessibili ai computer della Rai che avrà così a disposizione tutti i documenti prima su carta. Il training dei detenuti sarà a carico di Cooperative sociali che li metteranno in grado di rispondere alle commesse di vari enti e aziende. Sebastiano Ardita, direttore generale dell’Ufficio detenuti spiega: "Esiste un buon numero di persone all’interno del carcere che intende dare una svolta alla propria esistenza un’attività di formazione e lavoro. Siamo fortemente impegnati ad assecondare questa volontà, tanto che nei primi nove mesi di quest’anno c’è stato un incremento del 20 per cento delle attività lavorative "vere" che interessano oggi 2200 detenuti. Ci auguriamo che le persone impegnate in simili progetti crescano sempre di più". |