L'Interlocutore

 

I miei primi 40… grammi

 

Massimiliano Todisco

 

Gran parte dell’opinione pubblica è convinta che i problemi di droga coinvolgano una cerchia ristretta di persone, soggetta a passaggi obbligati all’interno delle aree più degradate delle grandi città. Per esperienza, trovo tutto ciò semplicemente poco attinente al vero. Le periferie, le situazioni di disagio in famiglia o la vera e propria piaga dell’emarginazione possono certo essere le molle scatenanti per ritrovarsi a convivere con il problema della droga, ma rimango in ogni caso dell’opinione che non siano le differenze sociali alla radice del problema.

Molti miei amici d’infanzia hanno avuto una situazione familiare molto più agiata della mia e devo dire che proprio loro si sono resi in parte responsabili dei miei primi problemi legati alla droga. Il tanto citato "uomo che fuori dalle scuole regala le caramelle" io personalmente non l’ho mai incontrato e per acquistare gli stupefacenti ci volevano invece una valanga di soldi che personalmente non potevo permettermi.

Con questo non mi sento di responsabilizzare più di tanto queste amicizie, ma vorrei comunque sfatare alcuni luoghi comuni. Facendo un piccolo viaggio a ritroso e sentendo molte persone con situazioni analoghe alla mia, ho riscontrato che, quando ci si avvicina all’età adolescenziale, le insicurezze e la mancanza di dialogo ti portano a costruirti dei piccoli paradisi artificiali con le droghe. Anche per la mancanza di informazione su questi argomenti, ci si sente forti di quello stato di onnipotenza che ti creano gli stupefacenti. Credo che i media abbiano un ruolo ben preciso in questo contesto, perché se cercassero d’investire parte del tempo e dei soldi che sperperano in discorsi futili e senza alcun senso, con dell’informazione su problemi concreti come questo, molti giovani si potrebbero rendere conto di quello a cui vanno incontro prima di trovarsi in quel tunnel senza molte via di uscita.

Con questo non voglio fare nemmeno della psicologia spicciola o nascondermi dietro a un dito per non affrontare la mie responsabilità, ma ritengo molto importante non tralasciare niente per potermi mettere in gioco senza nessuna riserva. Potrei giustificarmi con mille scusanti legate ai primi anni ottanta, e a quel periodo plasmato dai vecchi sessantottini e così via e non mi sento d’usare gli stessi principi secondo me sbagliati di chi ha cercato di rivoluzionare il sistema facendo il "figlio dei fiori" oppure il "fighetto" con paghetta illimitata.

Voglio cercare di non giudicare niente e nessuno sperando che questo mio piccolo sfogo personale venga interpretato in un modo giusto e corretto da chi lo volesse leggere.

 

 

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