L'Oblò febbraio n° 2

 

L’Oblò

Anno 2, numero 2,  febbraio 2004

 

Dentista che passione!!!

Happy hours a La Nave

Intervista a Sergio Cusani

Mi scusi signor Tanzi

Incontro con il dott. Patrone, presidente del Tribunale di Sorveglianza

"Oh! Happy day"

Dott.ssa Barbini… buongiorno

Un Cd di musica e un libro per bambini

La primavera dei maimorti

Novembre 2000

Il lavoro "rapisce"

Mediazione conflitti: apre lo sportello al Coc

 

Dentista che passione!!!

 

L’odontoiatria ha fatto passi da gigante in questi anni.

La seggiola sulla quale ci sedevamo è diventata una poltrona simile a un lettino per massaggi erotici. Nel corso di una seduta puoi essere cullato dalla tua musica preferita che esce dal poggiatesta, nei braccioli, se ci infili le mani, ti vengono accorciate e limate le unghie, smaltate del tuo colore preferito, trasparente se sei timido. Trapani indolori, anestesie che agiscono quasi prima che ti venga infilato l’ago, l’implantologia è talmente veloce che nell’arco di un paio di giorni puoi avere la stessa dentatura del tuo attore preferito oppure di uno squalo tigre.

Nonostante questo c’è ancora chi rimpiange i bei tempi andati: quando un dolore di denti era vero e duraturo, quando gli appuntamenti dal dentista dovevi prenderli prima che si sviluppasse una carie, "prevenzione della prevenzione" quando una carie si ingrandiva a tal punto che il dente si spaccava, quando l’alito ti puzzava per mesi prima che il tuo dentista terminasse di curarti, quando ascessi deformanti e grassi di pus ti scoppiavano in setticemia e quando dovevi aspettare giorni e giorni con un dente dolorante prima che ti venisse estratto, questo perché un illustre filosofo, che sicuramente non soffriva di mal di denti, aveva decretato: "La sofferenza aiuta a crescere".

Per coloro che pensano che le cose andavano meglio quando andavano peggio, e hanno nostalgia di tutto questo, soprattutto se "vogliono crescere", vengano pure a San Vittore. Se poi una notte succedesse di non resistere col mal di denti, niente paura, c’è il pronto soccorso… già… ma non c’è la guardia che ti apre, è al piano terra e non sente. È quindi inutile suonare il campanello, tuttavia, battendo la gavetta sul blindato e svegliando tutto il piano… magari anche altri piani… alla lunga, qualcuno arriva… (sommario)

Daniele Marini

 

 

Happy hours a La Nave

Durante la serata presentato anche il CD musicale!!

 

Che alla Nave si organizzino "Happy hours", potrebbe non essere più una novità. La cosa nuova, nasce dall’incontro tra, la professionalità acquisita dai ragazzi nell’organizzare questo tipo di eventi, la loro esigenza di confrontarsi e mettersi in gioco dopo aver seguito un corso di Economia tenuto da un professore della Bocconi e, l’opportunità fornita dall’ASL, di pensare ad un rinfresco per la conclusione di un congresso internazionale sull’Acudetox (tecnica di auricolo-agopuntura), organizzato a Milano.

Così, il 6 febbraio alle 19.00 hanno cominciato ad affluire, nel nostro reparto, congressisti, relatori, esperti ed ospiti del convegno provenienti da ogni parte del mondo. Le iniziali ansie e umane incertezze sulla buona riuscita del rinfresco sono immediatamente svanite quando il meccanismo ha cominciato a far girare i suoi ingranaggi, coordinati, grazie anche ad al suo "back-ground" nel campo, da Pino Agostino. Chi pensa che la realizzazione di un evento del genere sia semplice e riposante, sbaglia di grosso; la ricerca del particolare, in cucina, in sala, all’accoglienza e nelle pubbliche relazioni, danno la misura della qualità del prodotto e, migliorarsi sempre più, costa impegno ed energie.

Le luci soffuse in sala e la musica soft invitavano gli ospiti alle chiacchere, mentre faretti blu attiravano verso i due poli cucina, imbanditi come al solito, in modo perfetto. Le idee estrose e creative realizzate nell’allestimento, un "guardaroba" efficiente e di bella presenza ed il livello internazionale delle pubbliche relazioni, hanno fatto in modo che, persone provenienti da svariati paesi del mondo, in poco tempo, si trovassero a proprio agio, impazienti di vivere una esperienza sicuramente diversa ed unica.

Diverso ed unico anche il menu preparato dallo staff della cucina sotto la direzione di Donato Mineccia: pizze miste, focaccine, croquettes alla "Cumpariello", torte di verdura, tris di frittate, zuppa rustica di legumi e farfalle alla Bartolino hanno avuto il successo meritato.

Così, in un clima rilassato, brioso e famigliare, il dr. Foà ha avuto l’opportunità per ringraziare i partecipanti al convegno e l’occasione per presentare il CD di musica inciso dalla nostra band dal titolo "Stanza diciassette", molto apprezzato da tutti gli ospiti, specie da quelli stranieri che, alla prima occasione, fornita da Dada e Serenella, si sono scatenati nella danza.

Il successo è stato totale quando, prima di andarsene, una simpatica signora di colore, rappresentante della Magistratura statunitense, mi ha detto: non ho mai visto nel mondo un reparto come il vostro, porterò in USA questa vostra esperienza e messaggio per farne un esempio ed una guida. In tutto questo "apparire", non vorrei dimenticare di ringraziare per la velocità ed efficienza le squadre di pulizia che hanno rimesso, in breve tempo, tutto in ordine.

Settimana prossima, alla ripresa del Master di economia, si potranno anche tirare le somme sul risultato economico dell’esperimento che, comunque, è stato positivo. Bravi ragazzi! (sommario)

Maurizio Tremolada

 

 

Intervista a Sergio Cusani

 

Uno scandalo da 14 miliardi di euro, centinaia di migliaia di risparmiatori che perdono i loro soldi. Il presidente della Parmalat, Calisto Tanzi, che si ritrova per 40 giorni qui a San Vittore ed è tuttora detenuto a Parma. I "potenti" che, a dodici anni dall’inizio di Mani pulite, tornano a scoprire l’impatto col carcere. Le nuove indagini sui grandi crack finanziari ripropongono un tema importante: quali ricadute hanno, sulla società, i reati da "colletti bianchi" rispetto alla criminalità comune? Ne abbiamo parlato con Sergio Cusani: il quale, scontate le condanne inflittegli appunto per reati societari, è oggi tra i consulenti della Commissione che, a Roma, sta scrivendo le nuove norme per prevenirne il ripetersi.

Sergio Cusani, in cosa consiste lo scandalo Parmalat?

"Lo scandalo Parmalat consiste in una truffa attraverso cui un’impresa, falsificando la sua contabilità e i bilanci, ha portato via soldi a migliaia di risparmiatori".

Una mela marcia o la punta di un iceberg?

Da un punto di vista economico il caso Parmalat è semplicemente la spia di un evento sistemico, non è possibile considerarlo un caso a sé. Da un punto di vista giudiziario può essere, forse, l’inizio di una serie di accertamenti e scoperte che rischiano di estendersi a macchia d’olio.

Ci sono le circostanze per aspettarselo?

La magistratura di Milano, soprattutto, ha certamente gli strumenti e ha maturato le competenze tecniche per approfondire l’indagine: ciò che non si fece all’epoca di Mani pulite.

In che senso?

Erano diversi gli obiettivi. L’inchiesta su Tangentopoli aveva come bersaglio il rapporto fra imprese e partiti politici, oggi finalmente c’è l’occasione per far luce su quella che doveva essere la "testa" dell’inchiesta di allora, e cioè il rapporto fra grandi imprese e sistema bancario: che poi è il punto nodale.

Quand’è che quel rapporto diventa anomalo?

Nel momento in cui, da contratto puro e semplice, si traduce in uno scambio di favori tra la banca e il grande cliente: io risolvo un problema a te dandoti ora i quattrini che ti servono, tu risolvi un problema a me rilevando – per esempio – una società mia cliente in sofferenza che di quattrini me ne dovrebbe restituire un sacco e non ne ha più. Insomma banche e grandi imprese diventano soci di fatto.

Quali sono, rispetto alla cosiddetta criminalità comune, le conseguenze sociali di un reato come quello per cui è finito in carcere Tanzi?

Posto che le conseguenze di un furto, una rapina, o di un reato contro la persona sono spesso immediate e sotto gli occhi di tutti, i reati di tipo societario producono un danno forse meno immediatamente "evidente" ma di gravità comunque enorme: perché la sua ricaduta colpisce migliaia di lavoratori e risparmiatori. E li colpisce non solo nel portafoglio ma spesso anche nel sistema affettivo, con rapporti sociali che finiscono a pezzi, famiglie rovinate… Dirò di più: questi reati possono addirittura funzionare come "generatori" di altra criminalità, perché uno che ha perso tutto, dai risparmi al lavoro, e che ha il problema di campare, può finire attratto a sua volta da ambienti criminali che vanno dall’usura alla malavita organizzata.

Lei, Cusani, per cosa è stato condannato?

Concorso esterno in false comunicazioni sociali e in finanziamento illecito ai partiti. Per questo ho scontato complessivamente a 5 anni e 6 mesi di carcere.

Una persona abituata ai consigli d’amministrazione, alle auto blu, alle segretarie, che impatto ha con il carcere?

Devastante perché non lo ha messo nel suo orizzonte di probabilità.

Serve, per quello che concerne il recupero sociale, far fare la galera ad un colletto bianco?

La carcerazione così come avviene oggi non serve al recupero sociale di nessuno, né di un tangentista né di un rapinatore: tanto è vero che i casi di recidività in Italia superano il 60 per cento. Il carcere, nella sua normalità e nella maggior parte dei casi, non ottiene altro risultato che riprodurre se stesso".

Ma lei in carcere è cambiato o no?

Sono cambiato durante il carcere, ma non grazie al carcere. Ho avuto semplicemente la fortuna di avere avuto un sistema affettivo che ha tenuto e di riferimenti culturali che erano preesistenti, rispetto al carcere, e che a un certo punto sono ritornati fuori a sostenermi.

Ti sei mai sentito un fuorilegge? E se sì, quando?

"Io ho preso coscienza del mio reato, in quanto tale, nel momento in cui sono stato arrestato. Intendiamoci, ho sempre avuto la consapevolezza della illegittimità di certi miei comportamenti: ma non, anche se la distinzione sembra sottile, della loro illegalità. Il fatto che fossero comportamenti così diffusi faceva prevalere, rispetto alla percezione dell’illegalità, quella della loro" normale" illeggitimità: quasi un peccato veniale. Lo facevano tutti, semplicemente: come oggi, del resto.

Tutto uguale?

In verità l’unica cosa che è cambiata, e non è poco, è che oggi nessuno può più dire di non avere la consapevolezza che pagare una tangente o fare fondi neri sia un reato. Oggi la consapevolezza dell’illegalità c’è: ma questo, in sostanza, ha reso semplicemente i rei più abili e l’illecito più costoso.

Ti senti o ti sei mai sentito, invece, tradito dal tuo sistema?

In realtà no. Sono io che ho chiuso con il sistema di riferimento nel momento in cui sono stato arrestato, anche se dentro di me la crisi, il percorso che mi avrebbe portato a rompere con il passato era iniziato già da parecchio tempo. I miei comportamenti nel mondo della finanza e dell’impresa erano diventati, piano piano, l’antitesi dei miei ideali di gioventù. Mi ricordo che dissi al giudice Ghitti, che aveva firmato il mio arresto, "Lei mi ha liberato". Non vi dico la faccia che fece!

Si finisce in carcere perché si infrange una regola. Ma il rispetto delle regole, fuori, è ancora considerato un valore?

Sì e no. Le uniche regole che funzionano sono quelle condivise, quelle che si ritengono parte di sé. Ma quando la società non riconosce i tuoi diritti, è chiaro che è difficile rispettare gli obblighi e i doveri che ti impone.

Questo però è anche un alibi. O no?

"Il rischio c’è, ma è un alibi solo per chi ha ricevuto gli strumenti culturali o educativi adeguati.

Un imprenditore o un banchiere quegli strumenti non li ha?

"Certo. E loro hanno sicuramente meno scuse di altri, se infrangono le regole. Ma ho conosciuto un adolescente albanese che in guerra aveva perso tutti i parenti tranne un nonno. Era venuto in Italia col gommone, per trovare i soldi per il viaggio si era prostituito, la sua vita era un deserto di sofferenza. E’ finito dentro per tre bustine di cocaina. E un giorno in carcere mi ha detto: se faccio il bilancio della mia vita, finora, sul piatto del dare ci sono quelle tre bustine e su quello dell’avere c’è tutto il male che ho subito. Io mi chiedo solo: se il giudice fossi io cosa farei di fronte ad un disastro del genere?

A cosa serve il denaro?

Il denaro serve per campare. Diventa uno strumento perverso quando viene usato per imporre un potere sugli altri: ti pago, quindi ti chiedo quel che voglio. Pago, quindi faccio quel che voglio. La distorsione è questa. Ed è la stessa che, in un certo senso, vive la società nei confronti del reo.

Cioè?

Il concetto del carcere soltanto come pagamento di un debito. Quello che porta a dire: ho compiuto un reato, ma adesso ho pagato quindi posso tornar fuori e ricominciare, se ne ho voglia, a fare ciò che ho sempre fatto. Così c’è chi torna a rapinare un’altra banca, chi si ricandida in Parlamento, chi ricomincia a pagare tangenti. Ciascuno nel suo ramo. Per fortuna che, malgrado il carcere, eccezioni ce ne sono. Ma sono, nelle attuali condizioni invivibili del carcere, quasi un miracolo. (sommario)

La redazione

 

 

Mi scusi signor Tanzi

 

Nella possibile e probabile ingenuità dei miei 25 anni, riflettendo sulle possibili ripercussioni sociali provocate dal crack Parmalat, mi viene comunque il desiderio di esprimere delle opinioni, delle riflessioni, delle supposizioni dalle quali spero di avere necessaria consapevolezza per non cadere nell’inganno del giudizio, e con equilibrio riuscire a non mischiare delle semplici idee al senso di onnipotenza che spesso sentiamo nel giudicare cosa sia GIUSTO o SBAGLIATO, VERO o FALSO, senza lasciare spazio quanto meno ad un ragionevole dubbio.

Per questo signor Tanzi, non si senta giudicato se il mio primo pensiero non è andato a Lei rinchiuso in carcere, come me d'altronde, bensì alle famiglie, alla vita e alla psiche di tutti gli operai che con sacrificio, ostinazione e senso del dovere hanno creduto per decine di anni in un senso di giustizia della vita, della società.

Persone che hanno creduto e hanno sperato nel sacrificio quotidiano di alzarsi alle 6 del mattino e lavorare fino alle 5 del pomeriggio, senza poter vedere mogli e figli, rinunciando alla creatività, alla fantasia, chiudendosi nelle fabbriche e sperando che tutto ciò sarebbe valsa la sudata ricompensa con una bella liquidazione. Una liquidazione o soldi investiti o azioni le quali avrebbero potuto far avverare gli umili sogni, gli umili desideri, a cui possono aspirare delle semplici famiglie di operai.

E già… Sig. Tanzi, perché di umili desideri si può parlare per umili famiglie. Mi domando con rabbia e timore quanto queste truffe, questi inganni di uomini di potere, abbiano influito in quegli episodi di cronaca che tutti i giorni riempiono i giornali, in cui madri, padri, figli e operai frustrati, spesso malati, psichicamente affaticati, perpetuano violenze fisiche, morali, sessuali, su familiari, amici o figure sociali generiche.

Mi domando sempre ingenuamente, quanto in realtà sia in grado di continuare a funzionare serenamente il cervello e l’emotività di individui che hanno investito nella società e ne sono poi rimasti investiti, schiacciati da truffe, inganni, menzogne, insomma… PREPOTENZE!

Beh… io non sono lo psicologo ne un esperto sociologo, quindi questi saranno solo insignificanti supposizioni di una persona che però, si chiede costantemente che cos’abbia portato alcuni padri, alcune madri, alcuni figli ed infine me a non trovarsi a proprio agio in questa società, nascondendosi senza pretese al silenzio della droga! Non voglio certo nascondere un insieme di disagi e problematiche legate alla tossicodipendenza ed alla delinquenza, dietro al capro espiatorio un po’ scontato quale può essere oggi lei ed altri come lei che hanno fatto un crack sociale, vorrei solo invitarla a riflettere umilmente come devo fare anche io, qui in carcere, per una società un po’ migliore. Io, che socialmente conto decisamente poco o niente (non ho neanche il diritto di voto), posso solo giocare con piccole scommesse, ma lei che gode di un immagine famosa, potrebbe dare messaggi importanti, e non fare soldi per questa volta, ma solo per potersi reputare un uomo con un po’ di palle quando si guarda allo specchio e si chiede cosa ha fatto nella vita; sa dottore io non credo che basti recitare una messa tutti i mercoledì per reputarsi una persona "pura".

Ci pensi, potrebbe far tramutare il marcio quanto meno in concime. Credo fermamente che siamo la maggior parte al mondo ad aver fatto errori drammatici, ma allo stesso modo credo anche cha siamo esseri umani e non macchine perfette, e quindi che gli errori, se si ha coraggio, si possono usare per migliorare personalmente e di conseguenza anche globalmente. Scusi la mia possibile arroganza in questo scritto, ma sa dottore a differenza sua, io sono sempre stato povero, nato, cresciuto, e rimasto tale e non ho mai smesso di chiedermi come mai!!!

Rifletta dottore, perché mi creda, la vita è una ruota che gira, ed anche se non ho il cinismo per augurarglielo, presto potrebbe ritrovarsi vittima del suo stesso sistema! Auguri quindi… "dottore". (sommario)

Eric Bozzato

 

 

Incontro con il dott. Patrone, presidente del Tribunale di Sorveglianza

 

Il nuovo presidente del Tribunale di Sorveglianza di Milano, dott. Patrone, accogliendo l’invito della redazione del settimanale "Il due" del penale, è venuto tra noi venerdì 20 febbraio. L’incontro è avvenuto al quarto piano della sezione penale dove è sita la redazione del giornale, presente anche il direttore dott. Pagano.

In rappresentanza de "La Nave", oltre al sottoscritto, era presente Testa N., Tremolada M., Martelli R., come facenti parte della redazione Oblò oltre che come redazione del " Due". L’impressione che quest’uomo di legge ha dato a tutti i presenti è stata ottima, sicuramente con una volontà innovativa anche nell’organizzare il lavoro del suo ufficio. Innanzi tutto vorrebbe suddividere il carico di lavoro dei singoli Magistrati non più per lettera, come avviene adesso, ma per carico di lavoro dei singoli istituti di pena.

Il dott. Patrone si occuperebbe del carcere di Lodi con un quarantina di detenuti, numero compatibile da poter seguire nonostante gli altri oneri che la sua carica comporta. Il carcere di San Vittore, così come Bollate, Opera e Monza, sarebbero ripartiti secondo la mole di lavoro. Attualmente l’organico a pieno regime dovrebbe essere composto di nove magistrati più il presidente, ma sono in deficit di due magistrati, anche se settimana prossima una carica sarà coperta.

Altro deficit che ha comportato negli ultimi tempi un allungamento spropositato delle notifiche, è la chiusura di due uffici del D.A.P. preposti, ma anche sotto questo profilo il dott. Patrone ci ha assicurato del suo interessamento e confida che per aprile questi uffici saranno riaperti con conseguente riduzione per le notifiche.

Per le liberazioni anticipate si è detto completamente d’accordo sulla linea della presa in visione delle istanze che nonostante siano inoltrate da fine pena alti, con la concessione del beneficio possono rientrare nei termini di benefici alternativi alla detenzione, quindi degne di essere trattate con celerità.

Anche per provvedimenti cumulativi di pene, quando all’interno vi sono reati ostativi per la concessione dei benefici, quali il famigerato 4 bis, o reati associativi, il Presidente Patrone si è detto completamento d’accordo sullo scorporo delle pene, come gia avviene sotto la giurisdizione di altri distretti. Quindi una volta scontata la pena inerente al reato ostativo, anche con un cumulo pene che all’interno ne prevede, si può accedere ai benefici alternativi alla detenzione.

Questo ci conforta giacché fino ad oggi la linea della Sorveglianza di Milano ha sempre considerato ostativo un cumulo che all’interno contemplasse un solo reato di questa natura, escludendo, di fatto, anche chi materialmente i termini dell’ostativo li aveva scontati.

Alla domanda quale priorità assegna tra relazione di sintesi comportamentale interna, relazione C.S.S.A e S.e.r.T., parere del direttore per la valutazione e concessione di un permesso, la risposta è stata: "Al Direttore e poi se non credessi alle relazioni degli educatori farei un altro lavoro".

Tutto questo unito all’importanza che il presidente ha dato alla conoscenza diretta di ogni magistrato con il suo utente, fa ben sperare che a breve si possa parlare di una nuova linea di pensiero. Non dimentichiamo però che ancora ricopre la carica ad interim, anche se ci ha assicurato che da parte sua è gia inoltrata richiesta di restare in carica.

Le note salienti di questo incontro spero di averle esposte nel modo più sintetico e semplice, ma non posso concludere senza affermare che quest’uomo è venuto tra noi a soli due mesi dal suo insediamento, che non appena ci siamo salutati, la sera stessa abbiamo ricevuto un’e-mail sul sito del "due.it" con cui ci ringraziava per aver trovato un clima disteso e delle persone propositive.

Colgo l’occasione per rinnovare l’offerta al dott. Patrone, ma anche a tutto il Tribunale di Sorveglianza, di adoperarci per un’informatizzazione degli uffici sotto la guida sapiente del nostro compagno Giuseppe Cantatore, nonché l’invito a farci visita anche al call-center Telecom in appalto della cooperativa Out&Sider.

Grazie anche alla dottoressa Emilia Patruno che ha invitato il presidente e al direttore Pagano che non manca mai di aprire le porte ai tanti che vogliono conoscerci e collaborare con noi. (sommario)

Francesco Ghelardini

 

 

"Oh! Happy day"

 

Venerdì 13 febbraio 2004, al terzo reparto, si è svolto un concerto organizzato dal Museo della Scienza e della tecnica e al quale ha collaborato l’A.S.L. nella persona del dottor Foà, con la partecipazione delle nostre responsabili di reparto, dott.ssa Graziella Bertelli e dott.ssa Serena Pellegrini.

Il coro dei civici corsi di musica Jazz di Milano è intervenuto con un concerto straordinario nella sua esecuzione, accompagnato da oltre trenta coristi. Con la direzione del maestro Giorgio Ubaldi ed i musicisti nelle persone di Luca Sabatino al pianoforte, Massimo Laganà al basso elettrico, Alessio Pacifico alla batteria, si sono esibiti con pezzi di musica jazz e Gospel Mass di Roberto Rey.

La partecipazione straordinaria di famosi maestri di musica e del chitarrista Franco Cerri ha dimostrato che non c’è età quando la musica l’hai nel sangue, ha suonato con eccezionale maestria, da far accapponare la pelle. Eccezionale nei suoi 79 anni… complimenti! Enrico Intra, veterano della musica, non e stato da meno. Vi sono state due coriste veramente straordinarie, con una versatilità vocale indicibile, (da ascoltare per averne un’idea).

Ha chiuso il concerto il pezzo musicale dal titolo "oh! Happy day", che ha coinvolto tutti partecipanti. Il Museo della Scienza e della Tecnica, oltre ad essere promotore di numerose iniziative, ha ricavato un locale interno al museo per metterlo a disposizione dei familiari dei detenuti con bambini minori al seguito, che arrivano da fuori Milano.

Dopo il concerto c’è stato un happy hours, con la possibilità di socializzare e dialogare con gli invitati, tra i quali vi era il prefetto di Milano Bruno Ferrante e Carlo Tognoli, ora direttore del museo della scienza e della tecnica, sindaco di Milano dal 1978 al 1984. Il direttore del carcere, dottor Luigi Pagano e molti altri personaggi hanno dato lustro a questa manifestazione musicale e canora. (sommario)

Romano Michele

 

 

Dott.ssa Barbini… buongiorno

 

Finalmente!!! Non avevamo certo dubbi su Daniela Barbini, che dall’apertura del reparto lo frequenta costantemente, non abbiamo mai dubitato di poterla chiamare dottoressa. La sua costanza nei mesi di frequentazione a "La nave", quando con sole o neve scendeva dai laghi in quel di Verbania, quasi ogni giorno, portando sempre e con tutti un rispetto dignitoso.

Una ragazza di oggi, vera e sincera che si affaccia alla carriera, che ha voluto cominciare dal basso entrando in un carcere non per bramosia curiosa, ma per imparare. Sono certo che a lei questa occasione non è sfuggita. Sono certissimo che anche quando smetterà di venire in carcere, qualunque strada il suo dottorato di psicologia la porterà, non scorderà nulla e nessuno di questo posto. Per tutta la vita. E anche noi ricorderemo lei come una presenza indispensabile, un’amica. Brava Daniela, da tutti noi i migliori auguri per il futuro.

Francesco Ghelardini

 

P.S. Dimenticavo: si è laureata con 98. Ora però tocca ad Alessandra D’Ercole (giurisprudenza) e anche a lei tutti i nostri… in c… alla balena per lo sforzo finale. Forza ALE!! siamo tutti con te!!! (sommario)

 

 

Un Cd di musica e un libro per bambini. Da San Vittore grandi novità in arrivo

 

Il lupo sta arrivando!

È nata all’interno della casa circondariale di San Vittore uno studio di registrazione, il "VLP sound". Con il lavoro svolto nel laboratorio di musica dai detenuti del 3° Raggio, Penale e Nave, diretto dall’operatore Alejandro Jaraj, si è riusciti a produrre un CD composto da tre brani intitolato "Vale la Pena" .

Con gran orgoglio il CD è stato presentato – niente di meno che – al Convegno Europeo di Agopuntura, svolto nella Società Umanitaria di Milano nei giorni 4-5-6 febbraio. Il venerdì 6 si è svolto un happy hours alla nave con i congressisti, i quali hanno potuto ascoltare per la prima volta il lavoro svolto nello studio di registrazione: ha riscosso da subito notevole interesse, considerando le danze sfrenate e gli attimi di allegria che ha portato a dei seri e impassibili dottori stranieri.

Nel frattempo, il VLP sound sta dando vita ad un altro CD. Verrà presentato prima della fine di marzo, ma non anticipo nulla del suo contenuto, solamente che non sarà di brani musicali, ma una vera e propria opera multimediale. Per questi due eventi è stato fondamentale il contributo di due tecnici esterni. Ringraziamo la cooperativa Estia che ci ha prestato gli strumenti per registrare in attesa dell’arrivo di quelli donati dal Comune di Milano.

Credo che queste iniziative siano utili per farci conoscere dalla gente "libera" come delle persone che, nonostante detenute, si confrontano e si fanno conoscere per quello che sono, anche creando un libro di racconti per bambini e adolescenti (ma non solo)… Nei prossimi numeri pubblicheremo i testi delle canzoni, e per Panchito anche la traduzione dallo Spagnolo. A presto!!!

 

Un sogno chiamato… ascensore!!!

Sono Giuseppe, da una settimana sto lavorando come scopino alla Nave. Proprio mentre il giornale andava in stampa, l’ascensore del 3° raggio è stato finalmente aggiustato, dopo mesi. Noi spesini abbiamo il compito, oltre alle pulizie sul piano di portare su e giù diversi pesi e la distribuzione del cibo per colazione, pranzo e cena.

Senza ascensore non è possibile servire il cibo con le corrette condizioni igieniche. Per quanto impegno possano mettere in cucina per servirci del cibo buono, il doverlo portare in spalla per 4 piani ritarda la consegna e dobbiamo darlo senza i carrelli termici, per cui a volte arriva freddo. Sono stati mesi difficili, non oso immaginare come sia possibile, per gli altri raggi, affrontare quotidianamente questi impegni senza ascensore. Visto che il terzo raggio è nuovo cerchiamo di mantenerlo efficiente. (sommario)

Giuseppe Puliti

 

 

La primavera dei maimorti

Recensione del libro di Piero Colaprico e Pietro Valpreda

 

In questo romanzo edito nel 2002, 3° sulle indagini di Pietro Binda, dopo "quattro gocce di acqua piovana" e "la nevicata dell’85, la sua ultima da maresciallo dei carabinieri e la sua prima da investigatore privato, ritroviamo un giovane brigadiere che viene mandato dal suo colonnello come infiltrato a s. Vittore nei panni di un rapinatore mezzo invasato per scoprire il movente dell’omicidio di un anziano svizzero, ucciso a coltellate a Milano da 3 uomini, poi arrestati e detenuti nel carcere cittadino.

Era la primavera del 1969 quando il brigadiere Binda si ritrova dietro le sbarre, a San Vittur c’erano le finestre a bocca di lupo, i vasini da notte e la vita dei detenuti era un vero incubo, un "Universo Senza maniglie, dove il tempo comprime lo spazio, lo spazio si rimpicciolisce, il tempo si allarga. L’universo umano si riduce a un rettangolo illuminato da una luce da sessanta watt, sotto la quale ci aggiriamo tutti alla ricerca della salute mentale".

Mentre i tre assassini vengono a loro volta uccisi, nel carcere scoppia la grande rivolta del ‘69 e il nostro brigadiere riesce per un pelo a scappare da piazza filangieri e segue una pista che lo porta nell’alta val d’ossola a scoprire le oscure ragioni che hanno portato all’omicidio dello svizzero.

Un romanzo piacevole, molto scorrevole con un contenuto storico interessante, specie per un lettore residente nel carcere milanese, che ne conosce la realtà attuale e può comparala con quella di 35 anni fa’. (sommario)

Matteo Demaria

 

 

Novembre 2000

Riceviamo e pubblichiamo volentieri questa poesia scritta da Franca. La poesia ci è stata consegnata da Rocco Di Giglio, ormai libero, che in passato aveva già collaborato con la nostra rivista. Franca è collaboratrice volontaria di Ulla, insegnante di arte creativa presso il reparto Coc.

 

Ho raccolto, al parco,

sigarette con le ali.

Nuove per me.

Le ho portate a casa,

leggere e preziose,

allegre e calde:

di legno.

Stupore e ansia,

da esibire.

Le ho distese,

in formazione di volo,

sul centro candido di canapa

che orna la credenzina.

Spicca forte

il colore di quelle ali:

la pista di lancio

ha preso dimora.

Ma non ci sarà

il via alla partenza.

Troppo viva

e fantastica

la loro presenza.

Franca

(sommario)

 

Il lavoro "rapisce"

La mattina ti alzi e vai, non è come dirlo anzi… comunque vai…!

Le righe del cuscino fanno da mappa, ci dicono di questa notte,

i pensieri ci danno la certezza.

Nel frattempo qualche porta e… siamo arrivati.

È un vociare basso, di volume e accordatura.

È musica, un pezzo inedito tutte le mattine.

Ci si guarda, si saluta.

La mia isola è là, il bancone la pedana.

È il mio palco, sì.

Il protagonista ora sono io.

Eccovi, uno, l’altro e l’altro ancora.

La gente mi chiede.

Buongiorno eccomi.

In un turbine del tutto…

il mio lavoro mi ha rapito.

Natalino Testa

(sommario)

 

Mediazione conflitti: apre lo sportello al Coc

Martedì 17 febbraio ho avuto il piacere di partecipare al primo incontro del corso di formazione alla mediazione dei conflitti, che si è tenuto al Coc. Al corso hanno partecipato sia detenuti del Coc che del reparto La Nave. La prima impressione è stata molto buona anche perché credo che il "fine" di questo corso sia quantomeno utile se non affascinante.

La scommessa è quella acquisire metodi utili e riflettere su sensibilità proprie, per affrontare rapporti conflittuali con consapevolezza e maturità. Credo che qui in carcere non sia affatto semplice avere la serenità necessaria per riuscire con equilibrio e calma ad affrontare i vari problemi di convivenza che spesso si presentano. La sfida credo stia nel riuscire a riconoscere sentimenti vari, ad esempio la rabbia o l’impotenza, e capire come riuscire a gestirli per poter avere un atteggiamento positivo di fronte a possibili incomprensioni.

Se la vostra ricerca di crescita vi attrae e se volete anche voi imparare ad osservare sforzandovi di non giudicare, forse questo corso riuscirà a saziare la vostra fame di equilibrio e serenità. Il lunedì e il venerdì dalle 10 alle 12 è aperto uno sportello di ascolto per la mediazione dei conflitti, gestito da referenti interni, che hanno partecipato al corso di formazione e si sono resi disponibili ad aprire con referenti esterni lo sportello. Lo sportello è aperto a tutti coloro che ne facciano richiesta tramite domandina. Vi aspettiamo! (sommario)

Eric Bozzato

 

 

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