Innocenti evasioni via Internet

 

Innocenti evasioni via Internet

 

Corriere Economia, 2 giugno 2003

 

A circa un anno l’e-learning, formazione a distanza on line, arriva anche a Tegel, prigione di Berlino dove ogni giorno alcuni carcerati prossimi alla laurea frequentano, via internet, l’università. Il progetto, frutto della collaborazione tra Tegel, che coi suoi oltre milleseicento ospiti è la più grande prigione tedesca, e l’Università Fern di Hagen, università pubblica e indirizzo Internet www.fernunihagen.de, permette ai detenuti berline si di studiare, laurearsi e, una volta scontata la pena, avviarsi alla libertà con un titolo di studio in mano.

"Il progetto - dice una delle sue autrici, la professoressa Petra Gehring - contribuisce a trasformare la prigione da luogo di castigo a luogo di formazione perché permette ai detenuti di istruirsi, laurearsi e soprattutto di dialogare via e-mail con gli altri studenti dell’università, quelli che vivono fuori dal carcere", attraverso un sistema a Rete chiusa, visitabile soltanto, si fa per dire, dai 60 mila studenti iscritti all’Università di Hagen, dai loro docenti e dai loro tutori, i detenuti del carcere di Berlino in possesso di un diploma di scuola superiore e desiderosi di proseguire negli studi, possono farlo seguendo, via Interne, i corsi on line della Fern Universität Hagen.

Iscrivendosi ai corsi possono comunicare, via e-mail, con professori, tutori e compagni di università. "Economia e informatica sono - dice la professoressa Gehring - le facoltà più frequentate dai carcerati". Forse perché, più di altre, aiutano chi è appena uscito dal carcere a trovare un impiego. Alle lezioni dell’università tedesca on line partecipano, per ora, meno di dieci detenuti. Pochi, se si pensa che nel carcere berlinese in questione vivono milleseicento persone, ma abbastanza per convincere i vertici dell’amministrazione penitenziaria della bontà del progetto. "Altre prigioni tedesche - dice Petra Gehring - hanno già fatto sapere di voler seguire l’esempio di Berlino". Ai detenuti iscritti all’università on line, il carcere di Berlino offre anche l’accesso quasi illimitato a Internet.

Biblioteche elettroniche, banche dati, centri studio on line e, in generale, tutti i siti scientifici utili alla preparazione universitaria possono essere esplorati, sia pure sotto l’occhio vigile di un apposito filtro che dà accesso ai siti scolastici e culturali e proibisce la visita di indirizzi, quali, ad esempio. i siti a luci rosse o la posta elettronica di hot mail e yahoo, pericolosa perché potrebbe favorire la comunicazione con l’esterno per scopi illeciti. Benché sottoposto a un regime severo, l’Internet del carcere di Berlino offre, secondo Petra Gehring, "molto più di quanto offre la maggior parte delle prigioni d’Europa".

Le prigioni d’Italia, per esempio, proibiscono l’accesso a Internet. È quanto si apprende leggendo i messaggi inviati al forum "Internet e carcere", promosso dalla rivista "Il Due", www.ildue.it. "Il Due" e altri simili prodotti sono riviste scritte da chi sta in carcere e messe in Rete da terzi: giornalisti, assistenti sociali, volontari.

Come Ornella Favero, che dirige il periodico del carcere Due Palazzi di Padova, "Ristretti Orizzonti", www.ristretti.it, giudica intelligente l’iniziativa del carcere di Berlino e spera che a pensarla come lei sia anche il ministro della Giustizia, Roberto Castelli, da cui dipendono le prigioni italiane.

Al ministro Castelli quelli del carcere Padova hanno chiesto il permesso di navigare in Internet. Per ora sono in attesa di risposta. Qualche risposta l’hanno avuta, in passato, da Franco Corleone, sottosegretario alla Giustizia dal ‘96 al 2001.

"Da sottosegretario - spiega Corleone - mi sono battuto per estendere anche ai detenuti l’accesso a Internet, sia pure vincolandolo, com’è ovvio, ad appositi controlli e filtri, come quelli adottati dal carcere di Berlino. Ma il progetto di Corleone non è mai stato realizzato "forse perché: dice l’ex sottosegretario - è troppo moderno e fa a pugni con le idee all’antica di chi, oggi, amministra le prigioni italiane.

Chiamata in causa dalle critiche di Corleone, l’amministrazione delle prigioni italiane si difende. "Collegare le prigioni a Internet - spiega Sebastiano Ardita, alto funzionario del DAP, il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria - è impresa difficile da realizzare".

Internet vuol dire libertà, carcere è sinonimo di clausura: due concetti, insomma, opposti. Alcune carceri italiane sperimentano, tuttavia, progetti di e-learning simili, secondo il parere di Ardita, a quello di Berlino. In nessun caso, però, i detenuti possono, a differenza dei loro simili berlinesi, comunicare via e-mail con decine di migliaia di persone che vivono fuori dal carcere. Se vuole raggiungere il modello Tegel, la prigione italiana ha ancora un po’ di strada da fare.

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