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Consiglio d’Europa. Comitato europeo per la prevenzione della tortura (C.P.T.) Rapporto generale di attività per il periodo 1 gennaio – 31 dicembre 2000
Intervento
del Presidente del C.P.T. ai delegati dei Ministri
Egregio Presidente, Segretario Generale, Signore e Signori, mai un Presidente del C.P.T. si è rivolto al vostro Comitato in uno scenario così tetro. I terribili avvenimenti dell’11 settembre sono – e a ragione - in posizione di primo piano nella mente di tutti. La misura degli attacchi negli Stati Uniti è senza precedenti; tuttavia, il fenomeno distruttivo implicato è lungi dall’essere nuovo. Molti Stati membri del Consiglio d’Europa hanno subìto spaventosi atti di terrorismo ed alcuni continuano ad affrontare questa sfida. Il 10 settembre, nel bel mezzo dell’ultima visita del C.P.T. in Turchia, un attacco suicida con esplosivi ad Istanbul ha causato la morte di quattro persone e il ferimento di molte altre. Questo atto brutale e assurdo ha turbato molto il C.P.T., in quanto è stato chiaramente inteso come una protesta contro i nuovi istituti penitenziari di tipo F, un argomento che ha occupato molto tempo del Comitato durante gli ultimi 15 mesi.
Come chiunque altro in questa stanza, il C.P.T. aborrisce il terrorismo. Le attività terroristiche devono incontrare una risposta forte da parte delle autorità statali; e gli Stati che devono lottare contro tali attività hanno il diritto al pieno supporto degli altri. Nello stesso tempo, non si deve mai permettere che la lotta al terrorismo degeneri in atti di tortura e maltrattamento, o in violazioni di altri diritti umani e libertà fondamentali; questo significherebbe scendere a livello dei terroristi e potrebbe solamente minare le fondamenta delle nostre società democratiche. Le nazioni civili devono evitare di cadere nella trappola di abbandonare i valori civili. Il C.P.T. è convinto che il Consiglio d’Europa saprà come enfatizzare questo messaggio nelle settimane e nei mesi futuri.
Signor Presidente, il vostro Comitato ha davanti a sé l’11° Rapporto Generale del C.P.T., relativo all’anno 2000. Naturalmente, sarò felice di fornire qualsiasi spiegazione o chiarimento richiesti dai membri del Comitato. Come avrete visto, il programma tradizionale delle visite periodiche ordinarie è sempre più controbilanciato da visite ad hoc mirate che riguardano questioni particolarmente sensibili. E questo trend continuerà. Il C.P.T. ha effettuato due visite ad hoc nella regione nord caucasica della Federazione Russa nel 2000, seguite da una terza visita a marzo 2001. Non mi soffermerò sulla dichiarazione pubblica riguardante la Repubblica Cecena successivamente fatta dal C.P.T. il 10 luglio di quest’anno; mi auguro che il testo della dichiarazione sia abbastanza chiaro da parlare da solo. Tuttavia, vorrei esprimere i ringraziamenti sinceri del C.P.T. al Presidente del Comitato dei Ministri per la dichiarazione di grande sostegno fatta la settimana successiva, il 18 luglio 2001. Il C.P.T. ha evidenziato, al termine della dichiarazione pubblica, che avrebbe portato avanti l’impegno a continuare il dialogo con le autorità russe sulle questioni relative alla Repubblica Cecena; sono lieta di potervi informare, dai contatti che abbiamo avuto, che questa idea sembrerebbe essere condivisa dalle autorità russe. Spero che i rappresentanti del C.P.T. potranno presto tenere dibattiti a Mosca, al fine di riesaminare tutti gli aspetti delle attività del Comitato riguardanti la Repubblica Cecena; il C.P.T. intende anche organizzare ulteriori visite nella regione nord caucasica. Devo aggiungere che il C.P.T. sta osservando attentamente il lavoro svolto da altri organi del Consiglio d’Europa relativamente alla Repubblica Cecena.
Signor Presidente, il vostro Comitato sarà consapevole dei passi fatti dalle autorità turche per introdurre celle più piccole per i detenuti, e delle ripercussioni avute – in particolare la campagna per lo sciopero della fame e gli interventi penitenziari di dicembre 2000. Tali questioni sono state al centro delle attività del C.P.T. negli ultimi tempi. Da luglio 2000, non meno di 5 visite ad hoc si sono concentrate su questo argomento, che è stato anche un tema importante della visita periodica dello scorso mese. Purtroppo, lo sciopero della fame continua ancora oggi, sia dentro, sia fuori il sistema penitenziario: so che il costo di vite umane ha raggiunto quota 39. Permettetemi ancora una volta di asserire che il C.P.T. non ha obiezioni particolari ai piani delle autorità turche; i dormitori di grande capacità del tipo che comunemente si trova negli istituti penitenziari turchi non sono, per svariati motivi, un modo soddisfacente per collocare i detenuti. Tuttavia, il Comitato ha anche ripetutamente sottolineato che le azioni volte ad introdurre camere più piccole per i detenuti - come quelle trovate nei nuovi istituti di tipo F – devono essere accompagnate da misure atte a garantire che i detenuti possano trascorrere una parte ragionevole del giorno impegnati in un programma di attività in comune al di fuori delle loro camere; un sistema generalizzato di isolamento di gruppo di dimensioni ridotte non sarebbe accettabile per il C.P.T..
Gli istituti di tipo F possiedono aree specificamente ideate per le attività in comune, e le autorità turche hanno effettuato cambiamenti legislativi che consentono a tutte le categorie di detenuti di partecipare ai programmi di attività nelle suddette aree. Sono state introdotte anche altre gradite riforme penitenziarie, quali le misure atte a favorire i contatti dei detenuti con il mondo esterno e atte a istituire i board penitenziari per il monitoraggio e i giudici per l’esecuzione della pena. Il C.P.T. continua a monitorare attentamente l’effettiva implementazione di tutte queste riforme, con il fine di assicurare che il loro pieno potenziale sia realizzato.
Nello stesso tempo, bisogna ammettere che per evitare una situazione di isolamento di gruppo di dimensioni ridotte, i detenuti stessi devono manifestare la volontà di lasciare le proprie camere e di avvantaggiarsi di ciò che viene offerto. La mancata volontà di partecipare alle attività in comune ora disponibili, che è attualmente mostrata dai detenuti ai quali è applicata la Legge per la Lotta al Terrorismo ovviamente non sta facilitando il compito delle autorità turche.
Il C.P.T. ha sottolineato all’inizio di quest’anno che mettere fine allo sciopero della fame richiede un processo di adattamento, spiegazione e costruzione della fiducia, ed ha evidenziato alcuni dei fili conduttori di tale processo; essi comprendono l’esame accurato di tutti i reclami di maltrattamento durante gli interventi penitenziari di dicembre 2000 e il conseguente trasferimento di detenuti e, se necessario, un’azione penale nei confronti dei funzionari statali, ed interventi finalizzati a convincere i detenuti che sarà garantita la loro "incolumità" negli istituti penitenziari di tipo F. Il C.P.T. continua a sperare che il processo al quale ho fatto riferimento avrà un esito positivo in un non troppo lontano futuro.
Dovrei anche accennare brevemente alla visita ad hoc del C.P.T. nella regione transnistriana della Repubblica di Moldavia, effettuata a novembre 2000. Bisognerebbe sottolineare che la delegazione che ha compiuto la visita ha potuto eseguire il mandato nel modo previsto dalla Convenzione del C.P.T.; con tutta sincerità, il livello di cooperazione ricevuto dalle autorità locali è stato superiore alle attese. La sfida per il Comitato, adesso, è di mantenere e progressivamente aumentare i legami provvisori che sono stati creati, allo scopo di stabilire un dialogo costruttivo continuo. Chiaramente il C.P.T. terrà informate le autorità centrali della Repubblica di Moldavia circa gli sviluppi.
Signor Presidente, il C.P.T. ha sempre cercato di seguire attentamente qualsiasi situazione di tensione nelle Parti alla Convenzione del Comitato, al fine di accertare l’eventuale implicazione di questioni di propria competenza. Quest’anno il C.P.T. ha monitorato gli sviluppi nella "ex Repubblica Jugoslava di Macedonia", e a luglio si sono tenuti colloqui fruttuosi a Skopje tra i rappresentanti del Comitato e i funzionari del governo; i colloqui si sono concentrati sul lavoro della polizia. L’ultima visita del C.P.T. alla "ex Repubblica Jugoslava di Macedonia" risale al maggio 1998; i tempi sembrano ora maturi perché il Comitato dia un nuovo impulso alle sue attività sul posto in quel paese. Vorrei aggiungere che il C.P.T. è lieto della recente decisione delle autorità della "ex Repubblica Jugoslava di Macedonia" di autorizzare la pubblicazione del rapporto sulla visita del 1998 e delle proprie risposte; ciò semplificherà la partecipazione del Comitato ad una discussione aperta delle questioni relative al suo mandato. I relativi testi saranno pubblicati l’11 ottobre 2001.
Parlando di situazioni di tensione, dovrei informarvi anche che il C.P.T. ha preso nota con preoccupazione delle dichiarazioni di maltrattamento recentemente presentate in relazione alle operazioni di polizia in occasione degli incontri dei capi di governo, più recentemente al Summit del G8 a Genova lo scorso luglio. Il Comitato sta attualmente esaminando il contributo che potrebbe apportare in tale campo.
Signor Presidente, l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa ha recentemente adottato alcuni testi riguardanti il C.P.T. e, in particolare, la Raccomandazione 1517 sui metodi di lavoro del Comitato. Vorrei presentarvi oggi alcune reazioni preliminari alle questioni sollevate dall’Assemblea, con l’accordo che tutte le opinioni del C.P.T. vi saranno successivamente trasmesse nel corso dell’anno.
L’Assemblea raccomanda prima di tutto che il Comitato dei Ministri aumenti le risorse umane e budgetarie del C.P.T. in modo tale che esso possa svolgere adeguatamente i compiti richiesti. Non vi sorprenderete nell’apprendere che il C.P.T. ritiene che questa Raccomandazione abbia un certo valore. Permettetemi di rassicurarvi. Il C.P.T. è perfettamente consapevole che la situazione budgetaria del Consiglio d’Europa non è delle migliori; inoltre, come è espressamente riconosciuto dal Comitato nell’11° Rapporto Generale, di recente sono stati fatti notevoli progressi per rafforzare le sue risorse. Il C.P.T. ha anche la fortuna di potersi avvalere per un anno – vale a dire fino a luglio 2002 - dell’ausilio di un senior police officer britannico, che esaminerà sistematicamente e darà consigli su tutti gli aspetti del lavoro del Comitato relativamente alla polizia; il C.P.T. è estremamente grato alle autorità del Regno Unito per l’intero finanziamento di questa assegnazione.
Il C.P.T. ha ora richiesto risorse budgetarie per permettere di aumentare a 180 il numero di giorni di visita nel 2002, rispetto ai 165 di quest’anno, e so che il Segretario Generale sosterrà questa richiesta. Questo è molto apprezzato. Ciononostante, devo informarvi che senza un ulteriore rinforzo della Segreteria del Comitato, l’obiettivo di 180 giorni non può essere raggiungibile.
L’Assemblea raccomanda inoltre che il Comitato dei Ministri incoraggi il C.P.T. a rivedere i propri metodi di lavoro, in particolare conducendo un maggior numero di visite, più brevi e più finalizzate, e riducendo il numero di partecipanti componenti le delegazioni. Molte visite brevi e con obiettivi molto precisi effettuate da piccole delegazioni avranno luogo nei prossimi mesi. Dovrei aggiungere che, come indicato nell’11° Rapporto Generale, un gruppo di lavoro sta attualmente svolgendo una revisione totale di tutti gli aspetti dei metodi di lavoro del Comitato.
La Raccomandazione finale – e più interessante – dell’Assemblea è che il Comitato dei Ministri inviti gli Stati Parte alla Convenzione a consentire al C.P.T. maggiore franchezza e una riservatezza meno rigida in relazione al proprio lavoro. Quando la Convenzione è stata redatta negli anni Ottanta, la rigida applicazione della norma della riservatezza era vista come un "quid pro quo" essenziale per garantire al C.P.T. il diritto senza pari di visitare i luoghi di detenzione come e quando vuole. Inoltre, non c’è dubbio che, in certi casi, l’esistenza della norma facilita il verificarsi di discussioni leali tra il C.P.T. e le autorità statali. Detto ciò, sono anche innegabili gli svantaggi legati alla regola della riservatezza che sono stati sottolineati nella prefazione alla Raccomandazione dell’Assemblea. Il C.P.T. rimane in attesa di conoscere la risposta del Comitato dei Ministri all’Assemblea su questo punto.
Signor Presidente, Segretario Generale, Signore e Signori, concludendo le mie osservazioni, vorrei sottolineare un altro importante ampliamento del campo di operazioni del C.P.T. che sembra ora imminente. Come sapete, ci si aspetta che Armenia e Azerbaijan ratificheranno la Convenzione entro un anno dalla loro adesione al Consiglio d’Europa, cioè i primi mesi del prossimo anno. Di conseguenza, le attività del C.P.T. sul posto dovrebbero presto estendersi a tutto il Caucaso. Inoltre, sono stata informata che è stato fatto un considerevole passo avanti verso la ratifica da parte dell’Ucraina dei due Protocolli alla Convenzione; questa, come ricorderete, è l’unica ratifica rimasta, necessaria per l’entrata in vigore dei protocolli e, più specificamente, del Protocollo N° 1. Si avvicina, quindi, il giorno in cui il Comitato dei Ministri potrà invitare gli Stati non membri ad aderire alla Convenzione. Bosnia ed Herzegovina e la Repubblica Federale di Jugoslavia sono ovvie candidate per un tale invito, per i motivi spiegati nell’undicesimo Rapporto Generale. Ed altri Stati vengono in mente per una serie di motivi; il potere attribuito al Comitato dei Ministri in virtù dell’entrata in vigore del Protocollo N° 1 sarà chiaramente di natura politica.
Posso assicurarvi che, qualunque paese il C.P.T. possa essere chiamato a visitare in futuro, il Comitato cercherà sempre di svolgere il proprio compito nel modo più oggettivo e professionale possibile e continuerà ad aderire al principio di cooperazione con ogni Stato Parte, come stabilito nella Convenzione.
Vi ringrazio per la cortese attenzione.
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