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"Penitenziari sovraffollati, l’ambiente è oppressivo"
La Nazione, 10 marzo 2003
Raccomandazioni sul sovraffollamento, il clima oppressivo e l’inadeguatezza strutturale di alcune carceri. Preoccupazione per qualche caso di maltrattamenti, soprattutto nelle celle di sicurezza delle forze dell’ordine. Dubbi sull’applicazione del 41 bis. Sono queste alcune delle raccomandazioni elevate dalla Commissione contro la tortura e i trattamenti degradanti (CPT) del Consiglio D’Europa al termine della sua ultima visita (13-25 febbraio 2000), condotta con ispezioni a sorpresa, il cui rapporto ha avuto il via libera del governo italiano lo scorso 29 gennaio 2003. Ecco alcuni dei passi essenziali.
Le strutture
"La delegazione non ha trovato alcuna prova di tortura negli stabilimenti penitenziari visitati e le accuse relative ad altre forme di maltrattamenti dei detenuti sono state rare. Per quanto riguarda il carcere di Bologna la CPT raccomanda di continuare la ricerca di migliori forme di gestione dei detenuti stranieri al fine di attenuare le tensioni osservate nell’unità D3. Nella casa penale di Poggioreale (Napoli) persiste l’atmosfera oppressiva osservata nel 1995. A Poggioreale, nonostante il rinnovamento in atto, le condizioni lasciano complessivamente piuttosto a desiderare: l’ostacolo principale resta la sovrappopolazione. A questo proposito la commissione reitera la sua raccomandazione ad attuare tutte le misure contro la sovrappopolazione carceraria comprese le politiche volte a limitare il numero di persone incarcerate". "Alla prigione di Spoleto —prosegue il rapporto — la commissione ha visitato detenuti sottoposti al 41 bis. Esprimendo i sui dubbi sulla legittimità di un sistema di detenzione eccezionale, critica l’applicazione di queste misure come fatta nel carcere di Poggioreale". "Nel carcere di Bologna le condizioni sono globalmente soddisfacenti, ma la commissione suggerisce miglioramenti delle condizioni materiali e del programma di attività".
Forze dell’ordine
"La situazione in materia di trattamento delle persone detenute dalle forze dell’ordine - scrive la commissione - sembra essere un po’ migliorata rispetto alle ispezioni condotte nel 1992 e nel 1995. Tuttavia sono state raccolte delle nuove accuse di maltrattamenti. Fanno principalmente riferimento a calci, pugni, schiaffi e ingiurie. Alcune delle accuse sono state confermate da verifiche mediche effettuate dai membri medici della delegazione o elencate nei "registri 99" degli stabilimenti penitenziari visitati". "La commissione raccomanda alle autorità italiane e in particolare al personale delle forze dell’ordine — prosegue — di indicare senza ambiguità ai loro subordinati che il maltrattamento delle persone detenute è inammissibile e che sarà severamente sanzionato. La Cpt raccomanda di rivedere il programma di formazione delle forze dell’ordine, integrando i principi dei diritti dell’uomo. Le condizioni nelle prefetture di polizia di Bologna e Firenze e nelle stazioni di Carabinieri visitate sono state fatte infatti oggetto di raccomandazione specifiche".
Centri di soggiorno
"Non vi è alcuna indicazione di tortura o di maltrattamento fisico nei centri visitati. Abbiamo ritenuto chiedere la chiusura entro un mese dell’inadeguato centro di Francavilla Fontana. La commissione si felicita con le autorità italiane che hanno risposto positivamente". Nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino "le condizioni di vita e i programmi di trattamento differiscono da un’unità all’altra. Sono buone nell’unità di riabilitazione Ambrosiana, lasciano abbastanza a desiderare nelle unità Arno e Tevere. La situazione più preoccupante è quella riscontrata nell’unità di osservazione. Pesa dove il trattamento è limitato alla farmacoterapia. La commissione chiede che il funzionamento di questa unità sia rivisto sia sul piano del condizioni materiali che del trattamento dei pazienti". "Sì a nuove carceri, ma con meno detenuti"
Costruire nuove carceri non basterà a risolvere il problema della sovrappopolazione dei penitenziari. È questo uno dei punti chiave della replica del governo alle osservazioni del Consiglio D’Europa. Nuovi penitenziari . "Il problema della sovrappopolazione che caratterizza ormai da lungo tempo la situazione penitenziaria italiana - scrive il governo - è oggetto di una particolare attenzione da parte di questa amministrazione. Il fenomeno potrà essere attenuato mediante due strategie: l’apertura di nuovi penitenziari e l’adozione di misure volte a diminuire la popolazione carceraria". Nuove carceri sono state aperte dal 2000 ad oggi ma, osserva il governo, "è evidente che l’apertura di nuove struttura non riuscirà in ogni caso a risolvere il fenomeno della sovrappopolazione". "Il problema potrà trovare una soluzione facendo ricorso anche alla seconda strategia. In questo senso sono in itinere alcune iniziative legislative che possano provocare un rapido e consistente abbassamento della popolazione carceraria". Molte le indicazioni relative ad un miglioramento delle condizioni dei detenuti e delle attività. Per quanto riguarda i maltrattamenti da parte della polizia penitenziaria, "nel 1999 e nel 2000 si sono registrati 52 e 138 inchieste penali, 145 delle quali ancora in corso". "Garantiamo che al fine del rispetto e della tutela dei diritti fondamentali delle persone sottoposte a restrizione della libertà personale sono già state date istruzioni ai servizi periferici". Corpi di polizia. "Tutti i corpi di polizia hanno corsi di formazione che sottolineano il rispetto dei diritti dell’uomo. Relativamente al diritto di conferire, dopo l’arresto, con un avvocato, è previsto dal codice ed è oggetto di recente circolare del dipartimento amministrazione penitenziaria. Per quanto riguarda la richiesta di un codice di conduzione degli interrogatori facciamo riferimento all’articolo 64 del codice di procedura penale che stabilisce che la persona sia interrogata libera da mezzi di costrizione fisica e senza tecniche atte a influenzare l’autodeterminazione e sia informata del diritto di non rispondere". "Relativamente al trattamento riservato ad un arrestato detenuto nella stazione carabinieri di Acquaviva delle Fonti (Bari) si trasmette quanto segue. Appena ricevuto il detenuto, il capo del turno di notte del carcere ha fatto visitare dal medico di guardia che ha prescritto una radiografia urgente, effettuata l’indomani al policlinico di Bari, che ha indicato una duplice frattura della mandibola. Visti
i fatti sommenzionati la magistratura ha aperto una inchiesta e il tribunale di
Bari ha inviato informazioni di garanzia al comandante della stazione e a due
militari. Il 24 ottobre 2000 il Gip del tribunale di Bari ha prosciolto i
militari "per non aver commesso il fatto" ma il Procuratore della
Repubblica presso la Corte d’appello ha proposto ricorso. Il procedimento è
ancora in corso". Un difensore civico per chi è dietro le sbarre
"Per risolvere i problema delle carceri sono indispensabili interventi normativi che prevedano pene alternative e con costringano il giudice a condannare quasi solo alla detenzione. E in prospettiva serve un difensore civico per i detenuti". È questo il parere di Mauro Palma, il componente italiano del Comitato europeo contro la tortura e le pene inumane e degradanti (CPT) del Consiglio d’Europa.
La visita del comitato è del febbraio 2000, la pubblicazione è avvenuta solo a fine gennaio del 2003. Perché tanto ritardo? "Non certo per colpa nostra: il rapporto era pronto sei mesi dopo la visita. La realtà è che noi dobbiamo attendere le risposte e l’assenso dei governi. Questo a bilanciamento del fatto che noi abbiamo un illimitato accesso ai luoghi di detenzione e ai fascicoli. Nei paesi "a democrazia sedimentata" ciò avviene di solito entro un anno. In Italia invece di solito ci vuole più tempo. Stavolta tre anni, ma la volta precedente erano stati addirittura cinque. Ci auguriamo che la prossima volta ce ne voglia di meno...".
Relativamente al merito della visita, il quadro che viene fatto non è estremamente negativo. Significa che le cose stanno migliorando? "Rispetto alla visita del 1995 il quadro è certo meno fosco. Parlando di carceri c’è un miglioramento di molte situazioni, ad esempio per le modalità di applicazione del regime speciale per il 41 bis. Ma resta ancora molto, moltissimo da fare. Del resto, basta vedere la situazione di carceri come quella di Poggioreale".
Più carceri o anche interventi normativi? "Direi che emerge soprattutto la necessità di un intervento da un punto di vista normativo. Come si osserva nel rapporto, il problema dell’affollamento penitenziario, se da un lato richiede sicuramente provvedimenti di tipo edilizio dall’altro lato invita ad adottare nuove politiche penali nelle quali il carcere non sia l’unica pena possibile prevista ma ci siano anche delle pene alternative già scritte nel codice. Un altro punto che mi pare significativo è la richiesta di una diversa formazione del personale carcerario".
Voi fate molte osservazioni anche sulla detenzione presso le strutture delle forze dell’ordine. Denunciando anche alcuni casi di maltrattamento.
"È sicuramente così. E formuliamo anche alcune proposte. Innanzitutto migliorare la formazione degli operatori. Poi garantire sempre la possibilità di identificare, ad esempio con una sigla, l’operatore di polizia. Questo serve sia per evitare di dover procedere contro ignoti, sia per tutelare gli stessi operatori da false accuse. Invitiamo poi ad adottare una sorta di codice di condotta degli interrogatori di polizia, come è avvenuto in molti paesi dell’UE. Su questo la risposta del governo mi pare un po’ parziale".
"Nel rapporto non c’è, ma il Consiglio d’Europa inviterà gli stati a prevedere un organismo indipendente e riconosciuto in grado di monitorare il sistema. Una sorta di difensore civico per le persone detenute che garantisca la trasparenza di tutte le strutture detentive". Un difensore civico per i detenuti La proposta viene dall’associazione Antigone
Liberazione, 12 marzo 2003
Un occhio esterno (umano, grazie a dio, non elettronico) guarderà da vicino il girone della pena e del dolore, l’universo concentrazionario, come lo chiamano i più raffinati addetti, vale a dire le carceri e il loro dolente contenuto. Quei 57.277 esseri umani (2.496 donne) che vi sono "ristretti" per scontare una pena (già erogata o da erogare presto o tardi, chissà). L’occhio è quello vigile e assiduo di Antigone, la ben nota associazione che si batte "per i diritti e le garanzie nel sistema penale": la facoltà di visitare i penitenziari di tutt’Italia è infatti di fresca data, concessa di pugno dallo stesso ministero di Grazia e Giustizia che, bontà sua, autorizza Antigone "a proseguire la propria attività di ricerca negli istituti penitenziari durante l’anno 2003, tramite visite". Un Osservatorio permanente, dunque, indipendente e autofinanziato - dice Stefano Anastasia nel corso della conferenza stampa di ieri - "che terrà il carcere sotto un controllo diretto, esterno e capillare"; sarà un costante monitoraggio "da cui trarre notizie e dossier". E da cui iniziare per aprire una breccia nelle mura sorde della prigione-mondo-chiuso. Un primo passo. Poi c’è un secondo gradino. "Chiediamo - spiega Mauro Palma, presidente dell’associazione - anche l’istituzione del difensore civico per i detenuti, un figura giuridica che tuteli i diritti in carcere". Già esistente in vari paesi europei, il difensore civico "deve anche valere come interlocutore di chi sta dietro le sbarre". E anche un terzo livello. "Quest’anno infatti l’attività dell’Osservatorio intende proporre per la prima volta in Italia il tentativo di misurare la qualità del servizio penitenziario, sulla falsariga di quanto sta avvenendo in molti settori della Pubblica Amministrazione". La così chiamata Customer Satisfaction, la soddisfazione del cliente (sì, nessuna ironia...). Allo scopo "sono stati elaborati una serie di "indicatori di qualità", consistenti nell’analisi integrata dei dati statistici raccolti sia dall’amministrazione penitenziaria che tramite un questionario". Con particolare attenzione alla ormai cronica piaga del sovraffollamento: perché - dice ancora Mauro Palma - il sovraffollamento non solo è insopportabile in sé ed è, anzi, come tale da inserire nella gamma di quei "trattamenti degradanti" che la nostra Costituzione proibisce; ma può anche diventare involontaria causa di maltrattamento, in quanto stressa e colpisce anche chi deve sorvegliare". Nei 205 carceri italiani dovrebbero esserci non più di 42-43 mila detenuti; ve ne sono invece circa 58 mila, 24 mila di quali in attesa di giudizio (ossia presunti innocenti). Quei 16 mila in più, fanno la differenza. Casi di torture non scritte. Non solo questo. Sempre di più, la legge non è uguale per tutti; tanto meno è uguale il codice; e tanto meno ancora il carcere, assai bene avviato sul doppio binario del carcere "di classe" (tipo americano, affollato di neri e di poveri). Secondo gli ultimi dati forniti da Antigone, infatti, non solo i detenuti immigrati sono ormai il 30 per cento del totale, ma la loro condizione carceraria appare rovesciata rispetto a quella degli italiani: ben il 70 per cento in attesa di giudizio e solo il 30 in condizione di pena erogata. Per il genere, li hanno chiusi in prigione e poi buttato la chiave. Casi di torture non scritte.
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