Presentazione Protocollo Veneto

 

Regione Veneto - Assessorato alle Politiche Sociali

Presentazione Protocollo d’Intesa Ministero della Giustizia - Regione Veneto

 

Periodicamente e con varie sfumature la questione penitenziaria torna al centro dell’attenzione del mondo politico, dei giuristi, dei mass media e della pubblica opinione, quale sfondo alla questione più ampia relativa alla scelta fra modelli diversi di penalità. L’invivibilità della condizione carceraria e alcuni fatti di cronaca (evasioni, reati, irregolarità commesse durante l’esecuzione delle misure alternative) ripropongono l’attualità del dibattito sulle forme di pena alternative al carcere.

L’impegno e la volontà dell’Amministrazione regionale del Veneto di prendersi cura dei soggetti coinvolti nel circuito penale, con il determinante contributo della comunità esterna, partono dal presupposto di superare il carcere come unica possibile risposta al problema della criminalità e devianza sociale. Tale orientamento è sostenuto dall’impellente necessità di riorganizzare fortemente le attività nel settore soprattutto secondo percorsi trattamentali, anche alternativi al carcere.

La revisione del Protocollo d’Intesa tra Ministero di Giustizia e Regione del Veneto, sottoscritto nel 1988, rappresenta quindi la volontà di una collaborazione interistituzionale che disciplini la realizzazione di programmi di intervento condivisi rivolti a:

Territorializzazione della pena;

Edilizia penitenziaria;

Tutela, promozione e educazione alla salute dei ristretti negli Istituti Penitenziari del Veneto;

Assistenza sanitaria e socio-riabilitativa dei detenuti tossicodipendenti e alcoldipendenti;

Area penale minorile;

Area immigrazione;

Interventi trattamentali: istruzione, formazione professionale e reinserimento lavorativo e sociale;

Iniziative culturali, sportive e ricreative;

Area penale esterna;

Attività di riparazione del danno e di mediazione culturale;

Iniziative congiunte di formazione per il personale del Ministero della Giustizia, della Regione, degli Enti Locali, del Volontariato e del Terzo Settore.

 

Tali linee di indirizzo si realizzano attraverso forme e modalità di intesa tra le Direzioni degli Istituti Penali del Veneto, dei Centri di Servizio Sociale per Adulti, degli Uffici di Servizio Sociale per Minorenni, gli Enti Locali, le Aziende UU.LL.SS.SS. competenti per territorio, il Volontariato e il Terzo Settore, nel rispetto e nel ruolo di ciascun Ente interessato.

La Regione del Veneto dedica un’attenzione particolare all’area Penitenziaria con l’obiettivo di promuovere, sviluppare e realizzare anche attraverso l’attività di uno specifico Osservatorio, una rete informativa integrata tra tutte le fonti istituzionali, associative, di volontariato e del terzo settore, valida per L’interpretazione dei fenomeni sociali che caratterizzano tale area e per la programmazione di iniziative qualificate, modulari e dinamiche che rispondano adeguatamente ai problemi della criminalità, emarginazione e devianza sociale, con particolare attenzione al fenomeno dell’immigrazione straniera ed extracomunitaria.

 

Gli Istituti Penitenziari del Veneto

 

Sono 205 gli Istituti Penitenziari in Italia, con una capienza massima di 41 mila detenuti ne ospitano invece 56 mila. Di anno in anno le cose non migliorano. Secondo il Consiglio d’Europa il cosiddetto "tasso di densità carceraria" (cioè il rapporto tra il numero di detenuti e capienza negli istituti di pena) in Italia è cresciuto, dal 2000 al 2001 di quattro punti: da quota 125 a quota 129.

Nel Veneto al 31.12.2002 nei 10 Istituti di Prevenzione e Pena, aventi complessivamente una capienza pari a 1.374 posti, erano presenti 2.350 detenuti, con un indice di presenza carceraria pari a 171. Di questi, il 290% erano veneti (n° 687 soggetti), il 10,50% di età inferiore ai 25 anni (248), il 93,20% di sesso maschile e il 62,80% con una sentenza definitiva (1.478). Inoltre, 762 (pari al 32,40%) risultavano essere tossicodipendenti.

Al 31 dicembre 2001 nei medesimi 10 Istituti erano presenti 2561 detenuti, con un indice di presenza carceraria pari a 186,4. Di questi, il 26% erano veneti (n° 673 soggetti), il 12,80% di età inferiore ai 25 anni (328), il 93% di sesso maschile (2.393) e il 57% con una sentenza definitiva (1.469). Inoltre, 727 (pari al 28,40%) risultavano essere tossicodipendenti.

 

Le progettualità in area penitenziaria

 

La Regione del Veneto approva nel 1994, con proprio provvedimento n° 5.588 del 22.11.1994 e con un impegno di spesa L. 702.260.000, un progetto regionale "Lavoro ai detenuti" che ha interessato tutti gli Istituti Penitenziari del Veneto con l’obiettivo di coinvolgere i ristretti in attività di produzione, formazione professionale, orientamento ed inserimento lavorativo.

L’Assessorato alla formazione professionale e Diritto allo Studio, sempre nel periodo preso in considerazione 1994-95, promuove il finanziamento di azioni formative presso gli Istituti Penitenziari; le iniziative dei due Assessorati restano disgiunte, nonostante un tentativo di ricognizione delle esigenze formativo - lavorative interne alle carceri promosso dall’Assessorato alle Politiche Sociali.

La recente costituzione (marzo 2002) del gruppo di lavoro interistituzionale per la revisione del Protocollo d’Intesa sottoscritto dalla Regione del Veneto e dal Ministero di Grazia e Giustizia nel luglio del 1988 e il buon risultato conseguito nei quattro mesi di attività ha favorito l’interscambio e la collaborazione tra Direzioni regionali che a diverso titolo sono interessate a realizzare iniziative ed attività negli Istituti Penitenziari del Veneto, ponendo le basi per opportunità future di concreta collaborazione, in attuazione del Protocollo d’Intesa più volte richiamato.

 

Attività di reinserimento sociale e lavorativo

 

L’aspetto relativo al reinserimento sociale e lavorativo di persone sottoposte o già sottoposte a regime di detenzione e tossicodipendenti, mediante cooperative sociali e altri enti, nell’ambito di programmi integrati promossi dai soggetti sociali ed istituzionali che operano nel settore è stato sostenuto da specifici finanziamenti previsti dal Piano Socio Sanitario Regionale n° 5/96.

In applicazione di tali orientamenti, la Giunta Regionale, previo parere della Competente Commissione consiliare ha finanziato:

n° 10 progetti nell’anno 1998, approvati con DGR n° 5016/1998, per complessive L. 500.000.000;

n° 22 progetti nell’anno 1999, approvati con DGR n° 3653/1999, per complessive L. 800.000.000;

n° 19 progetti per l’anno 2000, approvati con DGR n° 1233/2000, per complessive L. 800.000.000.

 

Attività sportivo-ricreative e culturali negli Istituti Penitenziari

 

Il richiamato Protocollo d’Intesa individuava inoltre la possibilità di promuovere e realizzare attività sportive, ricreative e culturali negli Istituti Penitenziari del Veneto, per un utile impiego del tempo libero dei detenuti.

In riferimento a ciò, la Giunta Regionale ha finanziato i seguenti progetti riguardanti la promozione di attività sportivo-ricreative nelle carceri:

n° 4 progetti attivati nell’anno 1998 ed approvati con DGR n° 4507/1998, impegno di spesa di L. 353.280.000;

n° 20 progetti attivati nell’anno 1999 ed approvati con DGR n° 4596/1999, impegno di spesa di L. 614.685.000;

n° 9 progetti attivati nell’anno 2000 ed approvati con DGR n° 872/2000, impegno di spesa di L. 441.492.000;

n°19 progetti attivati nell’anno 2001 ed approvati con DGR n° 2353/2001, impegno di spesa di €. 315.765,10 (corrispondenti a L. 615.279.040);

n° 29 progetti approvati nell’anno 2002 ed approvati con DGR n° 1873/2002, impegno di spesa di €. 362.000,00 (corrispondenti a L. 700.929.740).

 

Fondo regionale di intervento lotta alla droga

 

Attività di cura esterna al carcere e reinserimento socio-lavorativo di tossicodipendenti carcerati Un’ulteriore opportunità di sostegno per progettualità all’interno delle carceri del Veneto è stata rappresentata dal Fondo nazionale a gestione regionale di intervento per la lotta alla droga che ha permesso di finanziare:

nel 1999, n° 23 progetti annuali finalizzati alla cura esterna al carcere e al reinserimento socio lavorativo di tossicodipendenti carcerati, con un impegno finanziario complessivo di L. 1.560.087.000;

nel triennio 2000-2002, n° 33 progettualità finalizzate al reinserimento lavorativo di tossicodipendenti, incluso tossicodipendenti detenuti con un impegno finanziario di L. 5.232.234.449.

 

Il modello adottato recentemente per la gestione del Fondo regionale di intervento lotta alla droga ( art. 127, DPR n° 309 del 9.10.90) triennio 2003-2005 (esercizio finanziario statale 2000-2002) per il finanziamento di progetti ed interventi pubblici e privati è finalizzato, tra l’altro al sostegno di progettualità per il reinserimento socio lavorativo di persone dipendenti con una quota pari al 15% (circa € 3.021.130,51 corrispondenti a L. 5.849.724.379) del Fondo complessivo che ammonta a 20.140.870, 09 € (corrispondenti a circa L. 39.000.000.000).

Con DGR n° 5591 del 22.11.1994, la Giunta Regionale ha approvato la realizzazione di due Sezioni a Custodia Attenuata per detenuti tossicodipendenti e/o alcooldipendenti presso le carceri di Venezia e Padova. L’obiettivo era quello di creare uno spazio d’intervento in cui il soggetto potesse sperimentare modelli di vita e di relazione diversi da quelli usuali "di piazza", rendendo la carcerazione un momento della "catena terapeutica". con un duplice obiettivo:

favorire la prosecuzione dell’iter terapeutico avviato territorialmente dal il servizio di appartenenza nel caso il soggetto precedentemente alla detenzione ne avesse in corso uno;

creare un aggancio al Ser.T. di appartenenza territoriale, qualora non vi fosse stato alcun precedente contatto.

 

Il progetto pilota triennale 1998-2000 tra Regione - AULSS n° 16

 

L’amministrazione regionale ha avviato, in collaborazione con l’Azienda ULSS 16 di Padova, un progetto speciale per il triennio 1998-2000 (DD.GG.RR. n° 4857/30.12.1997 e n° 2710/21.7.1998), articolato in tre moduli, da esportare a livello regionale: il primo relativo alla formazione degli operatori dei Ser.T. e delle carceri in materia di tossicodipendenza; il secondo all’individuazione di un modello ottimale d’intervento nel carcere, ed il terzo alla ricerca sulle caratteristiche dell’utenza tossicodipendente in condizioni detentive e di semilibertà.

 

 

 

 

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