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A Roma e a Firenze, un garante per chi sta dietro le sbarre di *Luigi Nieri e **Marzia Monciatti
Il Manifesto, 13 dicembre 2003
Il lavoro, la salute, l’integrità personale, l’istruzione, la religione, le relazioni affettive sono diritti universali che non ammettono eccezioni. A tutti devono essere garantiti, per tutti devono essere previste forme di tutela specifica. In quei tutti rientrano anche coloro che sono temporaneamente privati della libertà personale, in quanto chiusi in una camera di sicurezza di una stazione di polizia, ristretti in un centro di permanenza temporanea per stranieri o detenuti in un carcere. Oggi in Italia manca un organismo indipendente di tutela dei diritti umani all’interno dei luoghi di detenzione. In questi giorni a Montecitorio presso la Commissione Affari Costituzionali si sta discutendo della proposta di introdurre il difensore civico delle persone private della libertà personale a livello nazionale. L’anno scorso nel convegno promosso dalle associazioni Antigone e A Buon Diritto per la prima volta si è ragionato intorno alla possibilità di partire dalla dimensione locale. Prima a Roma e poi a Firenze, in chiave di anticipazione del quadro legislativo nazionale e anche per sollecitare il parlamento a colmare questa lacuna normativa, abbiamo voluto dare un segnale nella direzione della universalità dei diritti e delle libertà fondamentali. A Roma ci sono ben sei carceri, a Firenze tre. Complessivamente sfioriamo i 5mila detenuti. Per tutti costoro abbiamo pensato di istituire una figura comunale a garanzia dei loro diritti fondamentali. Ovviamente, in assenza di una legge nazionale, poteri e funzioni andranno contrattati con le amministrazioni dello stato. La sicurezza sul territorio si costruisce prima di tutto riconoscendo e assicurando l’esercizio dei propri diritti, anche e proprio a partire da chi ha superato il confine della legalità. Le violenze di Sassari, Napoli e Genova ci hanno dimostrato che esiste in Italia il fondato rischio di essere maltrattati. Gli organismi sovranazionali che si occupano di diritti umani hanno evidenziato che in Italia immigrati e tossicodipendenti rischiano fortemente di essere sottoposti a violenze nella fase dell’arresto. La riforma della salute in carcere è a tutt’oggi una riforma incompiuta, mancano i farmaci essenziali e sono ridotte le prestazioni. Eppure è possibile, come è stato fatto in Toscana nel maggio 2003, realizzare accordi tra regione, asl e carceri per una reale assistenza sanitaria ai detenuti. In galera lavora poco più del 20% della popolazione detenuta, e chi vi lavora lo fa per poche ore a settimana, per pochi giorni al mese, per qualche mese l’anno. Le ultime finanziarie hanno progressivamente tagliato i fondi per le attività negli istituti penali per minori. Continui sono i segnali allarmati che provengono dalle associazioni e dal mondo del volontariato. L’indultino non ha modificato il trend di crescita e di affollamento delle carceri. A livello locale intendiamo invertire la rotta dando un segnale culturale in controtendenza, rispetto ai cappi leghisti e alle paure diffuse. Il garante delle persone private della libertà personale vuole interporsi fra custodi e custoditi nel segno dei diritti, senza tentazioni sanzionatorie e con finalità tipicamente di mediazione. Nelle prossime settimane i due uffici funzioneranno a regime. A Roma è stato già nominato dal sindaco a ricoprire il ruolo di garante Luigi Manconi. A Firenze è stata da poco deliberata l’istituzione del garante da parte del consiglio comunale La regione Lazio ha approvato una legge istitutiva della figura del garante. In tutta Italia ci auguriamo che altri enti locali si muovano nella stessa direzione. I diritti umani sono universali. Vanno però resi effettivi con azioni positive a promozione e protezione dei soggetti più deboli. Di questo le città di Roma e Firenze hanno voluto farsi carico, consapevoli che la cittadinanza non viene meno dietro le sbarre.
*Assessore alle periferie e al lavoro del comune di Roma **Assessore al lavoro del comune di Firenze
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