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"Difensore civico" per i detenuti proposto dal Prc
Il Gazzettino VE, 4 dicembre 2003
Morire di carcere. Un dossier della rivista dei carcerati "Ristretti orizzonti" avverte che le principali cause di morte tra i detenuti sono il carcere stesso o i problemi che esso induce. È proprio partendo da questo assunto che Andreina Corso, consigliere comunale di Rifondazione comunista, ha messo in cantiere una delibera di iniziativa consigliare per istituire la figura del "difensore civico" dei carcerati; del delegato ai loro problemi. "Il delegato - spiega la Corso - dovrebbe fare da tramite tra i problemi della popolazione carceraria e in particolare il Comune, all'interno del quale si potrebbero individuare le iniziative per risolverli". È vero, aggiunge la consigliera, che nei confronti del carcere e dei carcerati c'è molto volontariato (da associazioni come il Granello di Senape o il Cerchio, a persone come Renata Pietragnoli o Giovanni Vianello, che si spendono in silenzio), ma il senso della sua iniziativa è rovesciare una logica. "Anziché portare un pezzo di Città nel carcere - spiega - vorrei portare un pezzo di carcere in Città, anche per togliere quel senso di "estraneità" tipico delle strutture protette". Un percorso in qualche modo simile a quello che ha guidato la riforma psichiatrica, con la chiusura degli ospedali e la gente costretta a "vedere" il diverso. Venezia non sarebbe sola in questa iniziativa, perché in Parlamento c'è già un disegno di legge che istituisce la figura del "difensore civico" dei carcerati, ancorché l'iter in commissione non sia neppure iniziato, e perché i Comuni di Roma e di Firenze hanno già deliberato in materia, offrendo una traccia e avendo già nominato i propri delegati. "È chiaro - afferma la Corso - che non sarà una cosa semplice: ci saranno resistente, bisognerà inventarsi un percorso, ma sarebbe bello - aggiunge - che il consiglio comunale prendesse su questo tema una sua iniziativa. Al riguardo - conclude la consigliera - mi piacerebbe che questo progetto non restasse solo mio, ma che tutte le donne in consiglio comunale lo facessero proprio, decidendo di spendersi tutte assieme".
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