Lettera
aperta alla Direttrice
della Casa Circondariale di Brescia
Il
Consiglio nominato dalla recente assemblea dei soci non ha avuto dubbi nel
respingere le mie pur motivate dimissioni, confermandomi una specie di
"ergastolo" del volontariato (che è insensibile all'età ed alle
condizioni di salute). Ciò
è segno che quando sono in gioco "valori forti" anche le bandiere di
guerra conservano un loro significato non solo museale. Per
puro spirito di servizio ho pertanto accettato di fare il presidente a distanza;
operativo sarà il prof. C.A. Romano. Con
l'occasione i detenuti di Verziano mi hanno mandato la copia di un quadro di
soggetto bresciano del '500, opera di quell'artista geniale che è Agostino
Rocca, cui vanno le mie più sincere congratulazioni.
Il
tutto è accompagnato da toccanti espressioni di riconoscenza, con le firme di
tutti i detenuti. In
siffatte condizioni non posso rifiutare l'omaggio, anche perché io ho tenuto a
battesimo Verziano, alla metà degli anni 80, quando il ministro Martinazzoli
strappò la struttura neocostruita al Tribunale ed alla Procura dei minorenni
che l'attendevano da anni.
Fu
una decisione coraggiosa, in parte impopolare ma lungimirante e saggia.
Il
ministro (era scoccata l'ora x per Canton Mombello) per la prima volta e sia
pure implicitamente, poneva sul tappeto il problema del superamento della
vecchia Casa.
Riconobbe
in tal modo fondato quanto io - quale magistrato di sorveglianza - avevo già più
volte segnalato, a partire dal 1977, vale a dire che non esistevano aree libere
per l'eventuale espansione della struttura; che l'area acquisita a fine secolo
XIX era già di per sé di dimensioni modeste (fu donata allo Stato dal Comune
di Brescia, che l'aveva pagata lire 50.000); che tale area era stata
completamente edificata, realizzando il braccio est negli anni '70, peraltro
destinato esclusivamente ai servizi (infermeria, biblioteca, due palestre,
teatro, aule per lavoro e formazione professionale); che la capienza fisiologica
era limitata a 220 posti, mentre a partire dagli anni '60, nonostante i
ricorrenti provvedimenti di clemenza, emergeva un indice di affollamento del
100%, con punte del 250%.
Decisi
di aderire alla decisione del Ministro, perché vidi nella stessa il primo passo
indispensabile per risolvere seppure nel tempo l'insostenibile situazione
penitenziaria creatasi a Brescia.
Con
la piena collaborazione dei direttori succedutisi, e grazie all'impegno del
personale penitenziario, che ha avvertito senza dubbio di avere a disposizione
uno strumento nuovo che avrebbe facilitato il loro lavoro, credo che sia stato
impostato a Verziano un metodo nuovo e più aderente ai principi dell'art. 27
della Costituzione e della riforma penitenziaria del 1975.
Il
tutto approfittando della favorevole situazione di spazio della Casa e della
modesta capienza, esattamente il contrario della situazione di Canton Mombello.
Ha
giovato anche l'omogeneità della posizione giuridica dei detenuti maschi, tutti
condannati definitivamente, come tali sottoposti a trattamento rieducativo.
In
seguito è stato possibile risolvere l'antica questione della sezione femminile,
che fu trasferita a Verziano, lasciando finalmente l'infelicissima ed angusta
sede di Spalto San Marco.
Ritengo
di dover ribadire ancora una volta che i primi vent'anni di Verziano devono
essere considerati un'esperienza preziosa, da non disperdere, ai fini non già
della chiusura di Canton Mombello, ma per accertare se a Brescia era possibile
iniziare un discorso nuovo, con un carcere moderno, efficiente e finalmente
sufficiente.
In
tale ottica, è bene precisare che la struttura di Canton Mombello può ospitare
200 detenuti e non si presta al trattamento dei condannati definitivi. Potrebbe
fungere da casa di custodia per imputati ed appellanti, purché in numero non
superiore a 200. La
legge impone la separazione degli imputati dai condannati e sotto questo profilo
Canton Mombello potrebbe continuare ad esistere. Ma a questo punto si affaccia
il problema dei costi e temo che, con questi chiari di luna, sia un lusso che
non ci possiamo permettere quello di conservare Canton Mombello e di ampliare
Verziano, fino a portarlo a 250 posti (oltre ai 50 della sezione femminile).
Io
ritengo che Verziano abbia superato la prova e meriti di essere portato alle
dimensioni ottimali. D'altro canto non vedo altre soluzioni.
Sono
presenti tutte le componenti necessarie, spazi notevoli passibili di aumento,
zona decentrata ma non isolata, ampie possibilità di qualsiasi tipo di
intervento, ambiente disteso.
A
Verziano c'è posto per tutti coloro che vedono la pena come un castigo utile a
chi lo infligge ma anche a chi lo subisce. Una pena ricca di contenuti positivi,
"rieducante", che dovrà vedere l'intervento sempre maggiore e diretto
della società libera rappresentata in particolare dagli enti territoriale
(Comune e Provincia), dalla cooperazione sociale, dal volontariato.
Anche
l'esperienza di Carcere e Territorio è ampiamente favorevole perché a Verziano
sono state realizzate numerose iniziative impensabili a Canton Mombello
(fornitura di PC anche alla sezione femminile, varo del periodico interno
"Zona 508", numerose manifestazioni ludico - sportive anche all'aperto
curate con ammirevole competenza e successo dall'Uisp.
Le
sono grato per l'aiuto e per la comprensione sempre dimostrate nei confronti del
volontariato.
Auguro
buon lavoro a Lei ed a tutto il personale penitenziario. La prego di ringraziare
i detenuti e le detenute di Verziano e di autorizzare la pubblicazione della
presente lettera per il valore di testimonianza che può esserle attribuito.
Con
sempre viva e cordiale stima.