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Associazione per la protezione e l’assistenza ai condannati Apac (Associação de Proteção aos Condenados) di Itaúna (MG)
L’APAC, l’associazione per la protezione e l’assistenza ai condannati fondata nel 1974, esiste grazie alla partecipazione della comunità organizzata, alla quale compete il ruolo di introdurre il metodo nei penitenziari. Fino a quando non avremo un équipe preparata con un cammino formativo pianificato, non possiamo pensare di rivoluzionare il sistema penitenziario e così ottenere dei risultati positivi, come auspicato da tutti noi. La condizione indispensabile per riunire le forze vive della società è quello di cercare degli spazi nelle chiese, essere presenti attraverso i mezzi di comunicazione sociale per la diffusione del progetto che si vuole istituire in città, rompendo così le barriere del preconcetto. L’APAC, l’associazione per la protezione e l’assistenza ai condannati fondata nel 1974, esiste grazie alla partecipazione della comunità organizzata, alla quale compete il ruolo di introdurre il metodo nei penitenziari. Fino a quando non avremo un équipe preparata con un cammino formativo pianificato, non possiamo pensare di rivoluzionare il sistema penitenziario e così ottenere dei risultati positivi, come auspicato da tutti noi. La condizione indispensabile per riunire le forze vive della società è quello di cercare degli spazi nelle chiese, essere presenti attraverso i mezzi di comunicazione sociale per la diffusione del progetto che si vuole istituire in città, rompendo così le barriere del preconcetto.
Collaborazione mutua tra chi si sta recuperando
Bisogna investire tutto il tempo possibile per sviluppare il sentimento di auto aiuto mutuo e di collaborazione tra chi si sta recuperando. Alla base di tutto sta il richiamo ai valori, soprattutto la necessità e il bisogno che uno ha di aiutare l’altro, perché nasciamo per vivere in comunità. Accudire il fratello ammalato, aiutare il più anziano, servire ed essere disponibile nel corridoio del presidio, in cucina, in dispensa, in farmacia o in segreteria. Il senso dell’aiuto è molto importante e restituisce a chi è nel processo di recupero molta tranquillità, perché nella misura in cui uno coopera, allo stesso tempo è aiutato. Attraverso i rappresentanti di cella e del CSS (Consiglio di Sincerità e Solidarietà) composto esclusivamente da chi si sta recuperando, si cercherà la cooperazione dei condannati per migliorare la disciplina, la sicurezza dell’ambiente, favorendo la soluzione pratica semplice e economica per i problemi e le aspirazioni della popolazione carceraria.
Il lavoro
Alcuni pensano che il lavoro da solo sia sufficiente a recuperare l’essere umano. Questo non è vero. Il lavoro deve fare parte del contesto, parte della proposta, ma non deve essere l’elemento fondamentale della proposta perché da solo il lavoro è insufficiente al recupero. Nel metodo APAC, il regime chiuso corrisponde al tempo del recupero, il semi aperto è professionalizzante, l’aperto è per l’inserzione sociale. Il lavoro applicato a ciascuno dei regimi dovrà essere di accordo con la finalità proposta. Non si può dimenticare che se il cittadino detenuto non ridefinirà i suoi valori e non migliorerà la sua auto immagine, così da scoprirsi, conoscersi e vedere i suoi meriti, niente avrà senso. Se non lo si aiuta a considerarsi come figlio di Dio, come cittadino uguale a qualsiasi altro cittadino, con le stesse possibilità di camminare, di vincere e essere felice, a niente serve forzarlo a lavorare, perché sarà sempre un eterno ribelle. Così facendo è possibile che alla prima opportunità di ribellione distruggerà le macchine e le officine di lavoro.
La religione e l’importanza di fare l’esperienza di Dio
Un altro equivoco frequente è pensare che la religione sia sufficiente per preparare il detenuto a tornare nella società. Ricordiamo che in tutti i carceri si possono trovare gruppi appartenenti a differenti denominazioni religiose, ma poi l’indice di "ricadute" nel paese continua allarmante, oscillando intorno all’80%. In genere succede che sotto il manto religioso il prigioniero nasconde o maschera quello che sente veramente dentro di sé, con il chiaro obbiettivo di approfittare dei gruppi religiosi presenti in carcere. La religione, l’amare e il sentirsi amato, ha un ruolo fondamentale nel processo di recupero del prigioniero, sempre che il tutto abbia un vero fondamento etico e sia dentro un insieme di proposte che porti a rivedere i propri valori e porti la persona a concludere che Dio è il grande compagno, l’amico sempre presente che non delude. Allora Dio sorge come una necessità permanente e durevole, che spontaneamente nasce nel cuore di chi si sta recuperando. Il metodo APAC insiste nella necessità di fare l’esperienza di Dio, avere una religione, amare e sentirsi amato, senza imposizione di un credo.
Assistenza giuridica
Il 95% della popolazione carceraria non ha la possibilità di avere un avvocato e di conoscere tutti i benefici previsti dalla legge. Per questo motivo tra i detenuti è sempre viva la preoccupazione di conoscere l’andamento delle loro richieste e dei ricorsi, per sapere quanto tempo devono restare in carcere. Il metodo APAC raccomanda che l’assistenza giuridica deve essere ristretta ai prigionieri davvero più poveri, evitando sempre che l’ entità diventi uno studio legale.
Assistenza sanitaria (medica, odontologica, psicologica...)
Deve essere offerta in maniera umana e efficiente. Immaginate il prigioniero in fase di recupero abbandonato in cella con il mal di denti, l’ulcera o vittima dell’ HIV? E’ vitale ascoltare queste necessità perché la mancanza di risposta può favorire il sorgere di un clima insopportabile, aggressivo e violento, causando fughe, ribellioni e morte. Sarebbe impossibile parlare dell’amore di Dio in un ambiente così. Da questo deduciamo facilmente che la salute deve essere sempre messa in primo piano, evitando così ulteriori preoccupazioni e afflizioni a chi si sta recuperando, e mostrando allo stesso tempo l’amore che Dio ha per tutti i suoi figli.
Valorizzazione umana
Il prigioniero mostra un altro volto, vuole apparire "il forzuto" ma dentro di sé si sente un "rifiuto". Il metodo APAC mette al primo posto l’essere umano e tutto il lavoro dovrà aiutare a riformulare l’auto immagine di chi ha sbagliato, chiamandolo per nome, conoscendo la sua storia, interessandosi della sua vita, dei suoi sogni, del suo futuro. Rispondere alle sue necessità (come la salute, il dentista, l’avvocato) è fondamentale, considerando che i prigionieri hanno altre priorità che, dipendendo dalla loro ottica, precedono la necessità di Dio. Nelle riunioni di cella, con l’utilizzo dei metodi psico-pedagogici, si fa un gran sforzo affinché nel recupero i prigionieri possano valorizzarsi sempre più e così convincerli che possono essere felici, che non sono peggio degli altri. L’educazione e lo studio sono complementari in questo lavoro, considerando che in tutto il mondo i prigionieri hanno grandi lacune scolastiche. In Brasile il 75% della popolazione carceraria è analfabeta o semi analfabeta. I volontari addestrati a questo scopo aiuteranno nel processo di recupero, soprattutto togliendo le maschere che non aiutano a vedere la realtà, a liberarsi dalle paure, dai vizi, dai preconcetti e dalle chiusure interiori, per arrivare così a considerarsi davvero figli di Dio che hanno diritto alla felicità.
La famiglia
Nel metodo APAC la famiglia del trasgressore in recupero è importantissima e bisogna lavorare affinché non sia colpita dalla pena scontata dal parente. Si cerca di fare il possibile per non rompere i lacci affettivi tra il prigioniero e la famiglia. Ex: telefonando una volta al giorno ai suoi parenti, scrivendo lettere... Si cerca di favorire la partecipazione e il coinvolgimento dei familiari nelle feste più importanti come il giorno della mamma, del papà, dei bambini, Natale... è interessante ricordare che quando la famiglia vive questa metodologia collabora anche nel senso di sfavorire ribellioni, fughe e conflitti.
Il volontario e il suo corso di formazione
Il volontario nel processo di recupero dei trasgressori prigionieri è un vero apostolo dei condannati e vivendo la gratuità e il servizio al prossimo deve essere ben preparato. Deve avere una vita spirituale esemplare, sia per la confidenza che i trasgressori depositeranno in lui, sia per i ruoli e i servizi che gli saranno attribuiti, lavorando con fedeltà e convinzione. Solo chi è occupato nel settore amministrativo sarà stipendiato, visto che le caratteristiche di questo lavoro non si inquadrano nel volontariato. La sensibilità del trasgressore percepisce subito se il volontario è animato esclusivamente dall’amore o da altri interessi e questo è gia garanzia del buon esito della metodologia di lavoro. Non si può dimenticare che il metodo APAC si ispira al sacrificio della croce, nel volto misericordioso di Cristo che guardando il buon ladrone pentito gli promette il Paradiso. La preparazione dei volontari prevede un corso di formazione di 42 lezioni di 90 minuti ciascuno durante le quali conoscerà la metodologia, svilupperà le sue attitudini per saper svolgere il lavoro efficacemente e comunitariamente.
Coppie che adottano
Le statistiche provano che 97-98% dei prigionieri vengono da una famiglia instabile o problematica. La grande maggioranza ha una immagine negativa del padre, della madre o di entrambi i genitori o di quelle persone che li hanno sostituiti nel loro ruolo affettivo. Alla radice del crimine sempre troviamo l’esperienza dell’abbandono e dell’esclusione, vissuta a volte fin dal grembo materno. Alle coppie che adottano spetta il compito di aiutare a ricostruire le immagini sfuocate e negative del padre e della madre o di entrambi i genitori, con forti proiezioni dell’immagine di Dio. Solo quando il trasgressore riuscirà a vivere in pace con queste immagini, si sentirà pronto e sicuro per ritornare a vivere in società.
Crs - centro di reintegrazione sociale
L’APAC ha creato il Centro di Reintegrazione Sociale con due padiglioni: il primo è destinato al regime semiaperto e il secondo al regime aperto, non frustrando così l’esecuzione della pena, con il vantaggio di rimanere vicino al proprio nucleo affettivo: famiglia, amici, parenti. Si favorisce così la formazione di mano d’opera specializzata e la reintegrazione sociale, nel rispetto della legge e dei diritti del condannato. Il fatto di rimanere vicini alla famiglia e alla propria città permette di acquistare una libertà definitiva con meno rischi di ricadute.
Merito
Nel metodo APAC, il ‘merito’ -dossier che riporta tutto ciò che accade al prigioniero (richiami, elogi, uscite etc.)- diventa il punto di riferimento, l’ago della bilancia della vita passata in prigione. Pertanto non vale il fatto di essere "obbediente" o "in linea" con le norme disciplinari, perché dipenderà sempre dal "merito" il cammino di recupero del recluso, garantendo allo stesso tempo la sicurezza della sua persona e della società.
Ctc - commissione tecnica di classificazione
È indubbia la necessità di una Commissione Tecnica composta da specialisti coerenti con la metodologia, sia per valutare e classificare il processo di recupero del prigioniero e consigliare la necessità di un accompagnamento personale, sia per inoltrare gli esami necessari al progresso del regime e convalidare la nullità delle caratteristiche di pericolosità e malattia mentale.
Giornata di liberazione
La Giornata di Liberazione con Cristo è il punto alto della metodologia ed è stata elaborata definitivamente dopo lungo 15 anni di studio. Sono tre giorni di riflessione e interiorizzazione svolti con chi sta vivendo il processo di recupero. La giornata nasce dalla necessità di stimolare una decisione, una definizione nel prigioniero in recupero rispetto all’adozione di una nuova filosofia di vita. Nella giornata tutto è completamente pensato e testato, lo schema aggiustato instancabilmente fino a raggiungere gli obbiettivi proposti. Proprio in funzione della Giornata di Liberazione con Cristo nel metodo APAC si sta preparando un libro completo con gli schemi e la programmazione, destinato esclusivamente ai prigionieri.
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