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Droga: come aiutare chi aiuta davvero, di Luigi Manconi
L’Unità, 6 maggio 2004
Ogni giorno ne assistono più di seicento. Tremila in un anno: e dal 1976 a oggi, ne hanno curati e, spesso, salvati, circa trentamila. Tossicodipendenti. La Fondazione Villa Maraini è un centro di accoglienza per la terapia dell’abuso di droghe. Che ospita detenuti; che offre (cosa rara in Italia) supporto medico 24 ore su 24, anche il giorno di Natale o di Pasqua; che aiuta gli immigrati senza permesso di soggiorno. A Villa Maraini c’è un’unità di emergenza, operativa dal ‘95, che consente l’intervento con terapie farmacologiche agoniste e antagoniste degli oppiacei. A questa struttura fanno ricorso, e spesso, le forze dell’ordine per casi di overdose, astinenza, crisi in soggetti sottoposti a fermo di polizia, o in arresto, o rinchiusi nelle celle di sicurezza del tribunale. E ancora: Villa Maraini dispone di unità di strada, che operano nella cura dell’abuso di droghe sintetiche e nella prevenzione della diffusione dell’Hiv. Della stessa struttura fanno parte due centri di crisi notturna: uno di primo livello, che accoglie, per brevi periodi, tossicodipendenti senza fissa dimora; e uno di secondo livello, che offre ricovero e sostegno a chi ha iniziato un programma terapeutico o è in attesa di entrare in una comunità residenziale. Villa Maraini è anche un centro di orientamento, una sede di prima accoglienza, una comunità terapeutica semiresidenziale, una struttura che offre aiuto ai tossicodipendenti agli arresti domiciliari, una cooperativa di lavoro, un gruppo di operatori che interviene nelle carceri. E altre cose ancora. Ci sono, poi, alcuni dati elementari e tragicamente eloquenti, che più di altri possono spiegare la natura del lavoro di questo centro di Monteverde, quartiere della prima periferia occidentale di Roma. Nella capitale, dall’inizio dell’anno, si sono già contate 33 morti per overdose. Che sarebbero state molte di più (45, 46…) senza l’intervento degli operatori di Villa Maraini. È evidente, giunti a questo punto, che se dovessimo classificare le diverse comunità operanti in Italia, schematizzando un po’, includeremmo Villa Maraini tra quelle che fanno della "riduzione del danno" la loro strategia prioritaria. E, tuttavia, non vorremmo proprio pensare che questa scelta terapeutico-sociale sia all’origine delle difficoltà in cui si trova Villa Maraini: e solo perché sembra prevalere nel paese e nella coalizione di governo un clima d ‘opinione decisamente "punizionista". Non vogliamo nemmeno immaginare un’ipotesi tanto preoccupante. Ma è indubitabile che, in quel buco di 250000 euro denunciato dal direttore Massimo Barra, pesano, e gravemente, molte inadempienze istituzionali. Da tre mesi, gli operatori del centro per le tossicodipendenze di via Ramazzini non ricevono gli stipendi. Una settantina di persone (accanto ad altrettanti volontari), tra medici, psicologi e operatori sociali, che per ora stringono i denti e continuano a lavorare. Ma dalle Asl e dal ministero della Giustizia, Villa Maraini aspetta alcune centinaia di migliaia di euro; e attende ancora i contributi del fondo antidroga della Regione Lazio, quelli del 2002, per i quali non sono neppure iniziate le procedure relative ai bandi. La giunta Storace, d’altra parte, non ha ancora recepito l’accordo stato-regioni, relativo all’accreditamento e alla messa a regime ordinario delle spese per i centri antidroga del "privato sociale" né ha provveduto ad emanare finanziamenti provvisori. In questo scenario c’è una notizia, che sembra piccola e che, forse, tanto piccola non è: sono i 5000 euro inviati alla fondazione dai detenuti del carcere di Rebibbia. Chi volesse fare altrettanto (libero o recluso che sia), può aiutare Villa Maraini con versamenti di qualunque importo, sul c/c postale 78172004.
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