|
Un progetto proposto dall'ASL che coinvolge pubblico e privato sociale Una mano ai tossicodipendenti detenuti
Giornale di Brescia, 1 marzo 2003
Un progetto per aiutare i tossicodipendenti che vivono in carcere a poter usufruire dei loro diritti ed iniziare un progetto terapeutico che potrà continuare anche dopo la scarcerazione. Un’iniziativa sperimentale di accoglienza, orientamento e informazione nella quale sono coinvolte, per la prima volta, operatori pubblici e del provato sociale: oltre all’Asl con il Dipartimento dipendenze e i Sert di Brescia e Montichiari, partecipano l’Associazione "Carcere e territorio", il Centro bresciano di solidarietà, le associazioni aderenti al Coordinamento enti ausiliari lombardi (ovvero, le comunità di recupero per tossicodipendenti), oltre alla Direzione penitenziaria di Brescia e al Tribunale di Sorveglianza. Il lavoro, finanziato dalla Regione con 161mila euro, si svilupperà nei prossimi tre anni e si rivolge ai detenuti che finora non si sono ancora rivolti ad un servizio sanitario o sociale per il loro problema di dipendenza e che, per questo motivo, possono accedere con minore facilità alle misure previste dalla legge per il recupero dei tossicodipendenti. L’iniziativa è stata illustrata dai direttori generale e sanitario dell’Asl, rispettivamente Carmelo Scarcella e Fausta Podavitte e da Antonia Cinquegrana, responsabile del Sert di Brescia. "La condizione di tossicodipendenza è incompatibile con il carcere e per questo la legge prevede misure alternative alla detenzione per le persone che hanno una condanna definitiva inferiore ai quattro anni di reclusione - ha spiegato la dott. Cinquegrana -. Negli ultimi anni, tuttavia, anche il mondo della dipendenza dalle sostanze tossiche è profondamente cambiato: non più persone consumatrici di eroina, facilmente identificabili quando avevano una crisi di astinenza e comunque spesso già in carico ai nostri servizi e quindi conosciute, bensì consumatori di cocaina, che non si rivolgono ai servizi per le tossicodipendenze e per i quali stabilire la loro condizione di dipendenza richiede una serie di esami clinici e medico-legali. Ebbene, la presenza di una équipe multidisciplinare in carcere servirà a far emergere le dipendenze dichiarate ma non provate per far sì che anche queste persone possano avvalersi di programmi terapeutici previsti dalla legge". Il 29% della popolazione detenuta nelle carceri italiane è tossicodipendente al momento della carcerazione. Dei 574 detenuti negli istituti di Brescia (Canton Mombello e Verziano)- i dati sono del 2000 -, 202 erano tossicodipendenti dichiarati, 20 erano in trattamento con metadone e tre alcooldipendenti. Sempre nel 2000, il Sert si è occupato di 260 persone in carcere. "La novità dell’iniziativa sta nel fatto che per la prima volta operatori pubblici e del privato sociale lavoreranno insieme su un progetto comune - ha sottolineato Carmelo Scarcella -. Una sorta di banco di prova nel processo di progressiva dismissione da parte dell’Asl delle attività che prevedono un’erogazione diretta di prestazioni". D’accordo Asl, associazioni, Tribunale Percorsi di sostegno per i detenuti tossicodipendenti
Bresciaoggi, 1 marzo 2003
L’individuazione di un percorso terapeutico personalizzato rappresenta un passaggio fondamentale per i tossicodipendenti in carcere, anche ai fini della concessione dei benefici processuali e penitenziari previsti dall’articolo 94 della legge 309/90. Per garantire una maggiore parità di trattamento, oltre che sanitario anche processuale, ma soprattutto per agevolare una migliore integrazione tra gli operatori pubblici e del privato sociale coinvolti nel processo di recupero, è nato un nuovo progetto sperimentale di accoglienza, orientamento ed informazione delle persone tossicodipendenti in carcere, di durata triennale e che coinvolgerà l’Asl, con il suo Dipartimento dipendenze ed i Sert di Brescia e Montichiari, l’associazione Carcere e Territorio, il Cebs, le associazioni aderenti al Coordinamento enti ausiliari lombardi, e la direzione penitenziaria di Brescia e il Tribunale di Sorveglianza. In concreto, un’equipe multidisciplinare studierà progetti rivolti ai detenuti tossicodipendenti con condanna definitiva inferiore ai 4 anni (come da indicazioni della legge 309/90) da effettuarsi in carcere o, su decisione del tribunale di sorveglianza, nelle comunità terapeutiche private autorizzate a livello regionale. Oltre alle garanzie dal punto di vista terapeutico ed assistenziale, l’iniziativa assicurerà un maggior grado di accessibilità alle misure alternative e un migliore reinserimento nelle comunità dei carcerati tossicodipendenti. Il progetto è sostenuto dalla Regione, che ha assicurato un finanziamento di 161mila Euro.
|