Non solo carcere...

 

L’inserimento in realtà terapeutiche per un percorso di recupero

 

Giornale di Brescia, 10 maggio 2002

 

L’obiettivo della pena è la rieducazione e la riabilitazione, ma spesso il carcere non è il luogo adatto per raggiungere questi traguardi. A Pozzolengo da 10 anni opera la Cooperativa di solidarietà Lautari, una comunità si occupa del recupero e del reinserimento dei tossicodipendenti ma ha anche svolto un ruolo per le persone che hanno usufruito delle misure alternative alla detenzione. «La loro esperienza rappresenta - dice il presidente Giovanni Bonomelli - uno dei momenti più significativi nella traduzione in atti concreti del principio della finalità rieducativa della pena, sancito dalla costituzione.

«Proprio per raccogliere indicazioni frutto del lavoro svolto negli ultimi 10 anni dalla comunità che ha sedi a Roma, Firenze, Pordenone e in altre città, ieri pomeriggio ha fatto visita ufficiale alla Lautari la Commissione giustizia del Senato, guidata dal suo presidente sen. Antonio Caruso, accompagnato dall’on. Pellicini e dai senatori Petrini e Tirelli.

«Stiamo visitando il sistema penitenziario italiano e le strutture collegate dove è possibile l’attuazione di misure alternative alla detenzione - dice il presidente Caruso -.

L’obiettivo è quello di monitorare i risultati secondo un progetto deliberato dalla commissione attento al lavoro di magistrati di sorveglianza, operatori, guardie, detenuti. Vogliamo verificare la possibilità di potenziare le opportunità di svolgere un lavoro, di studiare, di seguire corsi di formazione, insomma utilizzare il tempo in carcere e non solo consumarlo. Ci dovremmo anche occupare del problema dei minori in carcere.

La situazione dei nostri istituti è negativa: 40.000 posti per 57.000 detenuti con alcune strutture irrecuperabili. Brescia rappresenta una peculiarità negativa. Nel carcere cittadino la situazione dell’affollamento è insopportabile con tre detenuti per ogni posto previsto. Rimediano in parte la bravura del direttore e degli agenti». Sul fronte delle strutture collegate, come quella di Pozzolengo la commissione interessati. In particolare il responsabile terapeutico dr. Eraldo Cavagnini ha presentato i risultati relativi all’impegno nell’assistenza ai giovani tossicodipendenti o alcoldipendenti con condanne inferiori ai 4 anni e un programma di recupero che hanno usufruito delle misure alternative alla detenzione e sono stati affidati alla comunità.

Sono risultati in tutto 43 d’età prevalentemente compresa fra 29 e 33 anni con diploma di terza media per lo più single e nel 95% dei casi maschi. Tre su 10 avevano figli. Il 72% aveva dipendenza da oppiacei ma anche un’occupazione regolare. «Dall’analisi delle cartelle cliniche - dice il dr. Cavagnini - il 66% è stato affidato alla cooperativa in base al testo unico sugli stupefacenti che risale al 1990 per un periodo superiore a 2 anni e 6 mesi e il programma terapeutico è durato oltre 4 anni».

Inizialmente l’affidamento è stato visto come possibilità di sfuggire al carcere; in seguito, grazie al lavoro degli operatori, la motivazione a rimanere è diventata una scelta a conclusione del periodo di affidamento così da riuscire a definire il proprio stile di vita. L’inserimento in gruppi che non avevano problemi carcerari ha favorito la ricerca di stimoli al cambiamento della propria vita, prendendo consapevolezza delle proprie responsabilità nel reato e dell’esigenza di rieducazione.

Visti i risultati positivi, soprattutto nei casi di affidamenti medio lunghi, la comunità Lautari (dispone di azienda agricola, falegnameria e restauro, laboratorio per oggettistica, autofficina, allevamento cavalli, cantiere edile) sta allestendo un programma a moduli che renda possibile l’inserimento di altri 50 giovani per misure alternative alla detenzione. 

 

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