Servizio di Strada a Venezia

 

Riduzione del danno: un confronto aperto

I dati sull’utenza del Servizio di Strada a Venezia nel 2002

 

Polis, agosto – settembre 2003

 

"È un limite considerare gli obiettivi come delle azioni - spiega Meme Pandin, responsabile del Servizio Riduzione del danno del Comune di Venezia - faccio un esempio: l’obiettivo non è l’azione di distribuire le siringhe". Semplice e chiaro. Perché l’obiettivo si collega piuttosto a un mutamento. "Se l’obiettivo vero è ridurre la diffusione dell’infezione da Hiv, ecco che forse distribuire siringhe pulite può essere utile... forse...", continua Pandin.

Come a dire che per intervenire in territori umani di frontiera, occorre avere il coraggio di fare delle scommesse e poi avere altrettanto coraggio per andare a verificare cosa funziona e cosa no. "Fondamentale è conoscere i bisogni che non vanno confusi con la domanda - riprende l’operatore comunale - noi forniamo delle prestazioni sulla domanda, ma sotto ci sono dei bisogni difficili da decifrare". Pandin definisce "carpentieristico" il modello di valutazione scelto dal suo servizio - al quale lavorano nello specifico due psicologhe Tamara Izzi e Olivia Fagnoni - perché il filo conduttore è arrivare a comprendere in concreto se ciò che fanno gli operatori ha senso e se è utile.

I risultati della ricerca sono pubblicati nelle pagine seguenti, ma va ricordato che i materiali dell’indagine sono stati diffusi anche su Cd - rom per presentare in dettaglio quanto operato dal servizio sulla base del finanziamento regionale che aveva come indicazione gli "interventi a bassa soglia".

Nel 2002 il servizio ha realizzato 5.109 contatti e 150 primi contatti. Al questionario proposto hanno riposto una sessantina di utenti rappresentativi. Il questionario è stato compilato sul camper del servizio che presidia alcune zone "calde" della città. È importante sottolineare che ogni anno il servizio riesce a contattare circa 100 nuovi utenti e si può dire quindi che gli interventi abbiano cominciato ad intercettare molte situazioni sommerse di tossicodipendenza.

Tanto da far pensare che ora forse è venuto il tempo di andare a cercare altre situazioni sommerse come afferma Pandin: "Oggi a essere sconosciuti ai servizi non sono più i consumatori di eroina, ma piuttosto quelli di cocaina e di ecstasy, che andrebbero scovati là dove si trovano, nel tessuto della città... esattamente come abbiamo fatto con questi tossicodipendenti più "tradizionali", per andare loro incontro siamo scesi nelle strade con i camper ...". La sfida, dunque, continua.

La seguente indagine è stata realizzata dall’U.O. Riduzione del Danno del Comune di Venezia con l’obiettivo di fotografare l’utenza che ha avuto contatti con le due Unità di Strada del Servizio operanti in terraferma e centro storico, e di sondare il gradimento delle diverse prestazioni offerte ai tossicodipendenti.

La ricerca s’inserisce all’interno del modello di valutazione del Servizio, nel quale la "valutazione degli interventi" viene intesa come la possibilità di esprimere giudizi rispetto:

le risorse immesse nel programma (in-put);

le prestazioni e attività rivolte al target (out-put);

le modalità di erogazione delle prestazioni (pro-cess);

i possibili esiti o cambiamenti prodotti (out-come).

 

Tale modello è ispirato da una visione pragmatica della valutazione, intesa come attività volta a fornire informazioni e dati utili alle decisioni e alle attività degli operatori, ed è praticata cercando un equilibrio tra preoccupazioni e rigorosità scientifiche e operatività.

 

Modello di valutazione

 

Obiettivo informativo: Risorse disponibili e utilizzate; Attività e prestazioni erogate; Modalità di erogazione dell’intervento; Esiti e conseguenze degli interventi; Descrizione dell’utenza e del grado di soddisfazione per i servizi resi.

 

Fino ad oggi le informazioni relative all’utenza, utilizzate per la progettazione delle diverse attività, sono sempre state raccolte a partire dalle percezioni e dai giudizi degli operatori. Pur ritenendo molto importante tale visione, è stato ritenuto necessario coinvolgere l’utenza in un lavoro di auto-descrizione e di giudizio, al fine di esprimere un’opinione e fornire dei consigli rispetto l’offerta che il Servizio propone delle diverse prestazioni.

Una volta messo a punto lo strumento e formati gli operatori, è iniziata la fase di somministrazione del questionario, attività che si è svolta durante le uscite delle Unità di Strada. La somministrazione dei questionari è iniziata il 16 settembre 2002 e si è conclusa il 30 ottobre, dopo un periodo di pubblicizzazione dell’iniziativa durata due settimane. I questionari sono stati somministrati ai frequentatori delle due Unità di Strada del Servizio (Terraferma e Centro Storico). Dalle interviste sono stati esclusi i "primi contatti", le persone che si trovavano in quel momento sotto visibile effetto di sostanze stupefacenti e le persone che non avevano il tempo necessario da dedicare alla compilazione del questionario.

I criteri utilizzati per la somministrazione del questionario prevedevano l’auto-somministrazione, con una presenza attiva e partecipe degli operatori (con il compito di presentare lo strumento ad ogni singola persona, invitandola a compilare il questionario con attenzione e sostenendo e chiarendo ogni eventuale dubbio).

Per garantire un’effettiva presenza attiva degli operatori e per seguire nel migliore dei modi chi compilava il questionario, è stato deciso di proporre il questionario ad un massimo di 3 persone alla volta. Rispetto le difficoltà incontrate, va detto che alcune persone si sono rifiutate di compilare il questionario, adducendo come motivazioni principali lo scarso interesse personale o il rifiuto esplicito a mettere per iscritto informazioni riguardanti la propria persona, malgrado fossero state rassicurate rispetto alla garanzia dell’anonimato. Inoltre, ad alcuni frequentatori delle UdS non è stato possibile proporre il questionario, in quanto costantemente alterati dalle sostanze.

Diverse persone hanno l’abitudine di frequentare le UdS con una modalità "mordi e fuggi": in questi casi spesso è stato difficile che accettassero di dedicare del tempo all’iniziativa. Per quanto riguarda l’UdS Centro Storico, le condizioni ambientali hanno inciso pesantemente sulla possibilità di somministrare il questionario all’insieme dell’utenza. L’impossibilità di usufruire di uno spazio appartato e coperto che potesse garantire un minimo di tranquillità alle persone che si desiderava coinvolgere, ha rappresentato un limite alla partecipazione.

Infatti, sebbene l’iniziativa in termini generali sia stata accolta con entusiasmo, il luogo di somministrazione (la strada) e le condizioni atmosferiche hanno agito da deterrenti rispetto all’adesione effettiva dei singoli. In terraferma, invece, la somministrazione del questionario si è svolta abbastanza regolarmente: la possibilità di destinare un luogo appartato per la compilazione del questionario (all’interno del camper) ha facilitato il lavoro degli operatori. In questo modo è stata garantita la riservatezza e non sono state intralciate le normali attività dell’UdS.

 

Analisi dei dati

 

Negli ultimi tre mesi dell’anno, si è provveduto ad elaborare e analizzare i dati in vista di una prima restituzione agli operatori del servizio. Tale prima restituzione ha permesso di rilevare e discutere alcuni punti critici e aspetti positivi relativi alle attività del Servizio e, quindi, ad ipotizzare possibili interventi futuri.

In totale sono stati somministrati 60 questionari, di cui 44 in Terraferma e 16 in Centro Storico. Dato illimitato numero di questionari raccolti in Centro Storico si è ritenuto opportuno accorpare i dati relativi alle due UdS, analizzandoli solo nella loro totalità. Qui di seguito presenteremo i dati prevalentemente espressi in valori percentuali (la percentuale viene calcolata sul numero complessivo delle risposte valide a una specifica domanda; in altre parole si escludono le non risposte). I dati presentati con valori assoluti si riferiscono alle domande che prevedevano risposte a scelta multipla.

Il questionario si divideva in due parti: la prima parte era finalizzata a fare una fotografia dell’utenza (dati anagrafici, abitudini di consumo etc.); la seconda parte si proponeva di sondare la conoscenza e il grado di soddisfazione dell’utenza rispetto alle attività e ai dispositivi del Servizio RdD. Presenteremo quindi i risultati mantenendo questa divisione. I dati presentati sono quelli ritenuti più significativi dai curatori della ricerca.

 

Caratteristiche anagrafiche

 

La distribuzione rispetto al sesso conferma la letteratura sulla popolazione tossicodipendente, infatti oltre l’80% delle persone che hanno compilato il questionario sono maschi. Quasi il 70% delle persone che hanno compilato il questionario rientra nella fascia di età compresa tra i 30 e i 39 anni. Si tratta quindi di un gruppo relativamente giovane. Per quanto riguarda lo stato civile il 53,3% delle persone dichiara di essere libero/a, il 20% sposato/a o convivente e il restante 26,7% separato/a, divorziato/a o vedovo/a. Non stupisce quindi che quasi la metà del gruppo dichiari di vivere ancora con i genitori (43,3%). Solo un 10% delle persone risulta avere una situazione abitativa problematica (ospiti in strutture, senza fissa dimora) mentre il restante 46,7% vive da solo, con il partner, ospite da parenti o amici etc. Dai dati emerge inoltre che circa il 70% delle persone ha conseguito la licenza media, e il 15% solo quella elementare: complessivamente quindi l’86,7% possiede una bassa scolarità.

 

Lavoro e forme di reddito

 

Il 65% dei rispondenti dichiara di aver lavorato nell’ultimo anno. Oltre l’80% delle persone ha svolto un lavoro a bassa qualifica; ciò può essere messo in relazione anche al dato relativo alla bassa scolarizzazione che caratterizza il gruppo. Tra le persone che dichiarano di aver lavorato nell’ultimo anno, oltre l’80% ha svolto una mansione lavorativa con una forma contrattuale regolare. A nostro avviso si tratta di un dato importante, in quanto collegabile a forme di reddito lecito. Il restante 25% del totale ha lavorato saltuariamente e "in nero".

 

Abitudini di consumo

 

È interessante sottolineare come la totalità delle persone che hanno compilato il questionario dichiari di consumare almeno una sostanza stupefacente. Inoltre, 1’80% dichiara di consumare una o più sostanze da oltre 10 anni. All’interno della classe "oltre 10 anni" si collocano persone con storie di consumo che superano anche i vent’anni. Mettendo in relazione questi dati con l’età, emerge come molti frequentatori delle UdS, seppur relativamente giovani, abbiano alle spalle una lunghissima storia di dipendenza.

Solo 4 persone su 60 (pari al 6,7%) hanno dichiarato di consumare una sostanza. Le restanti 56 persone dichiarano di consumare da 2 a 8 sostanze differenti. In particolare, il 28,3% del gruppo dichiara di consumare 4 sostanze differenti (sia assunte in terapia, sia di piazza). Le sostanze maggiormente assunte in terapia (prescritte dai Ser.T. o dai medici di base) sono il metadone (valore assoluto 36) e gli psicofarmaci (valore assoluto 31). Solo 12 (valore assoluto) persone indicano di assumere buprenorfina.

Diversa è la situazione del consumo delle sostanze di piazza, tra le quali spiccano l’alcool (valore assoluto 35), la cocaina (valore assoluto 26), l’eroina (valore assoluto 21) e gli psicofarmaci (valore assoluto 18). La quasi totalità delle persone che consumano cocaina, dichiara di essere stata seguita (nei tre mesi precedenti la somministrazione del questionario) da un Ser.T. e di assumere anche una terapia farmacologia sostitutiva. Per i consumatori di eroina il discorso è sostanzialmente analogo.

 

Rapporti con i Servizi

 

L’85% dei rispondenti dichiara di aver frequentato un Ser.T. nei tre mesi precedenti la somministrazione del questionario. Gli altri servizi che hanno seguito le persone da noi contattate sono, nell’ordine: Medico di base, valore assoluto 31; Reparto malattie infettive, valore assoluto 13; Servizi sociali/CSSA, valore assoluto 8; Altri (Consultorio, Casa dell’Ospitalità etc.), valore assoluto 7.

L’utenza fotografata dal questionario risulta essere ben conosciuta dai servizi. Il dato relativo ai percorsi di comunità e alle detenzioni carcerarie ci sembra assai significativo. Infatti:

il 63,2% delle persone rispondenti al questionario ha tentato una o più volte il percorso comunitario;

il 49,1% è entrato e uscito dal carcere 3 o più volte.

 

Rapporto con l’U.O. Riduzione del Danno

 

I dati che verranno presentati di seguito riportano il grado di soddisfazione espresso dai 60 utenti contattati in relazione ai materiali, alle attività e ai diversi dispositivi del servizio.

Riteniamo importante sottolineare che i dati spesso non sono statisticamente significativi, visto l’alto numero di non risposte (che a volte coincidevano con il " Non uso "), ed è possibile che le risposte siano state condizionate da un effetto di compiacenza nei confronti di chi somministrava il questionario (gli operatori stessi). Nonostante ciò, abbiamo comunque ritenuto importante riportare i dati emersi dalla seconda parte del questionario, in quanto utili indicazioni e strumento interno di riflessione per l’organizzazione e la programmazione del servizio.

L’Unità di Strada Oltre ad essere molto conosciuto dai servizi del territorio, il gruppo di persone che ha risposto al questionario è conosciuto da tempo anche dalle UdS: infatti, più del 50% ci frequenta da oltre tre anni, mentre solo il 15% contatta le UdS da meno di sei mesi. La frequentazione risulta essere anche molto assidua, dato che il 66.1% dichiara che negli ultimi tre mesi è passato dalle UdS tutte le settimane (il 13,6% dichiara di passare a tutte le uscite e il 52.5% passa almeno 1 volta a settimana). Questo dato mette in risalto come il rapporto tra UdS e utenza sia consolidato e duraturo.

A nostro avviso è importante rilevare che:

per quanto riguarda il materiale sterile, il ristoro e le attività di ascolto e informazione il giudizio dei rispondenti è tendenzialmente molto positivo (complessivamente le percentuali dell’abbastanza e molto soddisfatto superano l’80%);

i preservativi sono poco utilizzati (52,2%), anche perché spesso il materiale è poco apprezzato;

rispetto al Narcan chi lo utilizza è in genere molto soddisfatto (circa il 60%), il restante 41% dichiara di non utilizzarlo e ciò riflette le difficoltà diffuse relative all’uso di questo materiale.

 

Corsi di sopravvivenza

 

Tra le 60 persone che hanno compilato il questionario, sebbene 44 conoscano il dispositivo solo 15 hanno partecipato ad almeno un corso, le 15 persone che hanno partecipato esprimono un giudizio positivo (il 93,3% dichiara di essere abbastanza o molto soddisfatto).

 

Sportello legale

 

Sono 31 (il 51,7%) le persone che dichiarano di sapere che esiste uno sportello legale del Servizio Riduzione del Danno. Di queste 31 solo 6 lo hanno utilizzato, dandone nell’insieme un giudizio positivo.

 

Ladri di Biciclette

 

La quasi la totalità dei rispondenti non solo sa che esiste la newsletter "Ladri di biciclette", ma l’ha anche letta almeno una volta. Le UdS si confermano come il luogo di distribuzione principale del giornali no (per il 58% delle risposte). 50 persone su 51 che hanno letto "Ladri di Biciclette" ne danno un giudizio favorevole (98% tra abbastanza e molto soddisfatti).

 

Butta la siringa al posto giusto

 

È alta la percentuale delle persone che dichiarano di conoscere il Progetto dei bidoni (v.a. 49 persone su 59 rispondenti); dei 49 suddetti, 38 sanno anche dove i bidoni sono collocati; infine, 29 persone dicono di avere avuto occasione di utilizzarli e, sebbene i numeri siano troppo piccoli per dare indicazioni attendibili, 4 delle 29 persone esprimono un giudizio non troppo favorevole (poco soddisfatto).

 

Laboratorio di tatuaggio (attività in carcere)

 

Conoscono l’esistenza di un laboratorio di tatuaggio 32 persone su 59 rispondenti. A nostro avviso, data la peculiarità del dispositivo e il luogo dove si svolge (Carcere Circondariale Santa Maria Maggiore), è una percentuale discretamente alta; per i suddetti motivi solo 2 persone su 32 hanno dichiarato di avervi partecipato e una sola persona esprime su questo un giudizio molto positivo.

 

Infine... ("consigli finali" che gli utenti hanno scritto in fondo al questionario)

 

"Il questionario va bene. Le uscite delle UdS sono poche. L’intervento in carcere è una bellissima cosa, per i ragazzi che hanno bisogno di passare qualche ora con la testa occupata e stare con voi che potete aiutarli anche psicologicamente". "Più partecipazione sportiva! Servirebbe un posto al coperto almeno una volta al mese per discutere e parlare". "Se non ci fosse il vostro servizio ci troveremmo con un buon 60% in più di morti per HIV, quindi volevo puntualizzare tutte le morti per sieropositività per colpa dei farmacisti!". "Al camper si trova anche amicizia". "Più Unità di Strada!". "Più potere al servizio e prolungamento dell’orario". "Più circolarità di informazione sulle iniziative e attività!". "Occuparsi di più del contesto sociale e lavorativo". "Se non ci fosse bisognerebbe inventarlo! Gli operatori sono "professionalmente professionali". "Rispetto ai fondi che il Servizio ha a disposizione, penso che se la cavi più che bene". "Mi sembra un questionario accurato, alla portata di tutti!". "Consiglio: medico in camper!".

 

E adesso?

 

A chiusura di questo lavoro, anziché trarre delle conclusioni, ci siamo posti delle domande: Come è andata l’indagine? A che cosa è servita? Come possiamo utilizzare al meglio i dati raccolti? Come tradurre in indicazioni operative, in pratiche di lavoro utili all’utenza i commenti raccolti? Invece di trovare delle risposte proponiamo alcune aree di riflessione, che ci permettano in futuro di impostare nuove modalità di lavoro.

 

Com’è andata l’indagine?

 

Rispetto alla metodologia, come già evidenziato precedentemente, due sono state le aree di criticità, una relativa allo strumento in se e l’altra alla modalità di somministrazione. Partendo dal presupposto che gli strumenti per la valutazione sono, a nostro avviso, tutti perfettibili il questionario che abbiamo costruito ha nel suo utilizzo pratico presentato alcuni limiti. In particolare la parte relativa al gradimento da parte dell’utenza del Servizio è risultata contenere alcune domande poste in modo ambiguo, come, ad esempio quella relativa al " gradimento delle attività e dei materiali dell’UdS", alla quale è stato spesso risposto intendendo "non ne usufruisco" per "non uso perché non gradisco il materiale". Tale rilevazione ci ha fatto riflettere sull’importanza di porre nel modo più chiaro e preciso le domande: nonostante, infatti, fosse stato testato lo strumento e calibrato il più possibile sull’utenza, il questionario è risultato non adeguato in certe sue parti.

Alcuni limiti sono stati riscontrati, come avevamo previsto, anche nella modalità di somministrazione: quello più rilevante ci pare essere legato "all’effetto compiacenza", del quale è difficile stimare l’incidenza. Se da un lato il fatto che fossero gli operatori a facilitare la compilazione del questionario ha reso più agevole la raccolta dei dati (in un clima di fiducia reciproca, entro un contesto molto "scomodo" quale è la strada), dall’altra inevitabilmente si è favorito l’effetto compiacenza.

 

A cosa è servita l’indagine?

 

Con questa indagine abbiamo potuto verificare che le percezioni degli operatori in relazione alle caratteristiche - anagrafiche, di vita, storia di consumo, rapporti con i servizi del territorio dell’utenza sono state ampiamente confermate. Non sempre infatti la percezione di un operatore è "veritiera", ma in questo caso è stato dimostrato che gli operatori hanno una buona conoscenza dell’utenza. Anche se di prassi il nostro lavoro è volto a favorire il coinvolgimento e l’empowerment dell’utenza, il coinvolgere in modo più strutturato (e più impegnativo) le persone che frequentano le UdS, chiedendo loro di descriversi, esprimere dei giudizi e dei consigli è risultata una pratica gradita all’utenza stessa, oltre che utile.

 

Come possiamo utilizzare al meglio i dati raccolti?

 

Discutere e far circolare il più possibile il materiale raccolto e il report prodotto, sia all’interno del servizio, che con l’utenza, i servizi e la cittadinanza, ci sembra il modo migliore per dare un senso complessivo a tutto il lavoro.

 

Come tradurre in pratiche operative utili all’utenza i dati raccolti?

 

Questa indagine ci ha permesso di focalizzare alcune aree di possibili interventi e ci ha dato numerosi spunti per riflettere e approfondire alcune tematiche. In particolare, da una prima discussione sui dati grezzi del questionario svoltasi tra gli operatori del Servizio è emersa come area critica quella relativa alla distribuzione e all’uso del preservativo tra gli utenti. Senza entrare nel merito, ci sembra importante riportare che le indicazioni e gli spunti raccolti possono rappresentare una buona "analisi dei bisogni", sulla quale calibrare specifici progetti volti a migliorare la qualità del nostro intervento e a sensibilizzare e coinvolgere l’utenza.

Per concludere, ci pare importante ribadire la necessità e l’utilità di aver fatto una fotografia dell’utenza: in futuro, infatti, sarà utile operare un confronto per verificare se a fronte di cambiamenti dell’offerta del Servizio, sarà cambiata anche l’utenza stessa e, soprattutto, se i cambiamenti saranno stati graditi.

 

 

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