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San Vittore: suicida in cella, una morte quasi annunciata
La Sicilia, 13 dicembre 2003
L’hanno trovata nella cella. Impiccata. L.L., dentista, poco meno di 50 anni, madre di due figli, era in carcere per tentato omicidio. Aveva sparato al marito, anche lui medico, dal quale si era separata da diversi anni per poi trasferirsi a Milano. Una vita e una famiglia come tante afflitta da normali e quotidiani alti e bassi. Otto mesi fa l’ex marito è andato a Milano per alcuni giorni a trovare uno dei due figli. Un pomeriggio in cui l’uomo stata poco bene, L.L. è andata a trovarlo, ha chiacchierato con lui preoccupandosi delle sue condizioni di salute. Prima di uscire, però, ha tirato fuori dalla borsa una calibro 9 e, sotto gli occhi del figlio, gli ha scaricato addosso 14 colpi che lo hanno ferito al torace e alle braccia. Poi si è seduta sui gradini della scala davanti all’ingresso dell’abitazione e ha aspettato l’arrivo della polizia. L’uomo, gravemente ferito, è rimasto vivo per miracolo. L.L. non ha opposto alcuna resistenza all’arresto. Ha soltanto affermato che prima o poi avrebbe fatto del male all’ex marito, ai figli o a sé stessa. È così finita nel carcere di Milano accusata del tentato omicidio dell’ex marito. La storia di L.L. sembra una variante della "Ballata del Michè" di Fabrizio De André. Quel Miché che per amore aveva ucciso e per amore si era impiccato in una cella: non poteva vivere lontano dalla sua amata. L.L. non è riuscita a uccidere. Il suo sicuramente fragile equilibrio e una separazione probabilmente vissuta male, l’avevano spinta a superare il sottile limite che divide la razionalità dalla follia. Alla fine però è a sé stessa che ha scelto di fare del male. E si è tolta la vita.
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