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Detenuto si impicca, bufera sul carcere. Aveva trent’anni
La Provincia Pavese, 1 dicembre 2002
Si è impiccato in cella, dopo aver legato un laccio di scarpe alla maniglia del bagno. Una fine orribile, quella di S.A., trent’anni, marocchino, detenuto al carcere di Voghera. Orribile, e in qualche modo inspiegabile, se la si collega al regime di detenzione, visto che il giovane nordafricano avrebbe finito di scontare la pena fra pochi mesi: sarebbe tornato in libertà nel luglio 2003. A nulla sono valsi i tentativi di salvarlo messi in atto dai rianimatori del 118. Il suicidio è avvenuto venerdì sera, appena tre giorni dopo l’insediamento ufficiale del nuovo direttore Roberto Festa, subentrato a Massimo Parisi. Subito un caso delicato, dunque, per Festa, che a Voghera trova una realtà carceraria già costellata di problemi. È di pochi giorni fa l’aggressione a un agente di polizia penitenziaria salvato dall’intervento di due detenuti, ennesimo campanello di allarme in una situazione che le organizzazioni sindacali giudicano "esplosiva", per le gravi carenze di organico, il sovraffollamento nelle celle, i continui avvicendamenti sulla poltrona di direttore. Sembra non essere rimasto altro che macerie della realtà "felice" del Collettivo Verde, delle esperienze teatrali messe in scena dai detenuti, di una riuscita integrazione fra il carcere e la sua città. Che cosa succede, dietro le mura di via Prati Nuovi? Il suicidio del giovane marocchino è un episodio tragico a sé stante, oppure l’ennesima spia di un profondo malessere? Festa sposa la prima ipotesi, confortato anche dall’opinione di Felice Bocchino, provveditore regionale delle carceri. Per il sindacato, invece, le cose stanno diversamente. "Non vogliamo strumentalizzare una vicenda drammatica, ma essa non fa che confermare come fossimo nel giusto quando denunciavamo l’esistenza di una situazione di grave emergenza a Voghera - incalza Oreste Negrini, segretario provinciale della Cgil funzione pubblica - Una situazione posta più volte all’attenzione del provveditore, senza però ottenere le risposte auspicate. A Voghera c’è un serio problema di carenza delle misure di sicurezza, va rivisto l’intero sistema di organizzazione carceraria, a tutela sia di chi lavora in carcere, che dei detenuti. Così non si può andare avanti - insiste Negrini - un solo agente di turno per servizio al posto di tre significa che c’è un agente presente ogni 40 detenuti e questo non è ammissibile né dà le dovute garanzie". Sulla stessa linea della Cgil è Giovanni Martina, consigliere regionale di Rifondazione comunista. "Verrò a Voghera già in settimana per rendermi conto di persona di quanto sta accadendo - sottolinea - In quel carcere c’è un clima pesante, inasprito dai provvedimenti restrittivi adottati recentemente dall’autorità". Il caso - Voghera è stato anche al centro di un’interrogazione parlamentare firmata dal deputato del Prc, Giuliano Pisapia.
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