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Tutti i "numeri" dell’on. Castelli
Calano i suicidi dietro le sbarre, fa sapere il ministro. Nel 2002 a togliersi la vita sono stati 52 detenuti contro i 69 nel 2001.
Secondo il Dipartimento amministrazione penitenziaria la flessione "va di pari passo con un incremento fino al 30% del lavoro negli istituti penitenziari". "Al di là del problema sovraffollamento", ha detto Sebastiano Ardita, direttore generale dell’ufficio detenuti del Dap, la gestione penitenziaria nel 2002 ha fatto registrare dati confortanti per la ripresa delle attività lavorative, strettamente collegate al livello di autostima che i detenuti hanno verso se stessi e quindi al problema dei suicidi in cella" . I detenuti che svolgono attività di lavoro subordinato per conto di ditte estranee al Dap, sono passati da 1.648 (al 30 giugno del 2001) a 2.211 (allo stesso mese del 2002). L’incremento è stato dunque del 30%. Più in generale, sempre nello stesso periodo, il numero degli occupati negli istituti di pena è cresciuto da 13.704 nel 2001 a 14.348 nel 2002, di cui 12.137 alle dipendenze del Dap. Non posso che compiacermi per la notizia. Spero vivamente, tuttavia, che segua un qualche commento, sui numeri, sui fatti, sulla realtà "vera". Che i responsabili del Dap cerchino pubblicità e alleggerimento della loro posizione è naturale, con un povero suicida sulla coscienza ogni settimana (per non parlare dei morti per mancanza di cure...): ma un pò meno naturale è prestarsi alla loro propaganda. Quel 30% suona come una strepitosa percentuale, ma 14 mila (persone che puliscono i pavimenti e distribuiscono i pasti) su 56 mila sono già un pò meno, in percentuale; per non parlare dei circa 2 mila (lavori un pò più "veri" ma dovuti alla buona volontà della gente e al volontariato, più che al Dap). In verità dal Dap e dal signor ministro sarebbe assai utile conoscere le percentuali direttori/carceri; direttori a 1/2 servizio su direttori a servizio intero; il rapporto educatori/carcerati; il rapporto letti a castello/letti normali; carcerati/docce; ore d’aria/ore di lavoro/ore d’ozio assoluto; malati/sani, ecc. Grazie per l’attenzione e grazie per il vostro lavoro su un argomento che meriterebbe almeno una pagina intera settimanale sull’insostituibile Vita.
Marzia Canitto Prosperi
Cara lettrice, effettivamente la decisione del Dap di mettere in relazione i due numeri (numero suicidi e numero carcerati al lavoro) è stata tragicamente ridicola. L’Associazione Papillon nelle stesse ore denunciava l’ennesima tragica morte avvenuta nel carcere di Rebibbia: la morte di Claudio Menna. Non si è suicidato: era malato senza cure. L’ennesima conferma della drammatica situazione in cui versano le carceri italiane dove trascuratezza e indifferenza, anche nei casi di persone seriamente ammalate, fanno parte della normale quotidianità.
Riccardo Bonacina, direttore editoriale di Vita
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