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Rassegna internet sul dossier "Morire di carcere"
Morire di carcere: dossier 2002 – 2003
Dal sito http://centrostudi.gruppoabele.org
20 ottobre 2003
Centro di documentazione Due Palazzi - Redazione di Ristretti Orizzonti
Il dossier è stato realizzato allo scopo di far conoscere all’opinione pubblica le reali condizioni del carcere, a cominciare dallo stato di abbandono della sanità penitenziaria. Dopo un’ampia introduzione, la parte centrale del dossier è costituita dalle storie dei detenuti morti nelle carceri italiane tra il gennaio 2002 e il luglio 2003. A questa fanno seguito tabelle riassuntive ed elaborazioni statistiche sui casi descritti. L’appendice infine raccoglie: notizie e riflessioni tratte dai giornali carcerari; materiali tratti da inchieste delle Associazioni impegnate in difesa de diritti civili; alcuni articoli di A. Sofri e S. Segio; un’intervista al direttore del carcere "Le Vallette" di Torino sui gruppi di attenzione al disagio psichico attivi nell’istituto da lui diretto. Il dossier è stato presentato ufficialmente il 21.09.2003 a Venezia, nel corso del dibattito "Carcere: progetti e percorsi di recupero". Carceri: detenuti suicidi 19 volte di più rispetto a liberi
25 novembre 2003
Nelle carceri italiane i detenuti si tolgono la vita con una frequenza 19 volte maggiore rispetto alle persone libere. E spesso lo fanno negli istituti dove le condizioni di vita sono peggiori. È il dossier Morire di carcere, realizzato dalla rivista Ristretti orizzonti e presentato oggi a Roma, a richiamare l’attenzione sul fenomeno. Il numero maggiore di suicidi avviene al sud e nelle isole, soprattutto in Sardegna e nei primi giorni dall’ingresso in carcere. Dossier: i suicidi in carcere sono 19 volte più frequenti che fuori
Dal sito www.francocorleone.it
26 novembre 2003
In carcere si muore di malattia, di overdose, di incuria, d’abbandono e soprattutto di suicidio. L’incidenza dei suicidi tra i detenuti supera di 19 volte quella tra i liberi. È una delle cifre del dossier "Morire di carcere", realizzato dalla rivista Ristretti orizzonti, fatta da detenuti e volontari del carcere di Padova. Il dossier, usando come fonti la stampa nazionale e locale, ha ricostruito 134 storie di carcerati morti nei penitenziari dal gennaio 2002 allo scorso settembre. 83 si sono tolti la vita, 23 sono morti per malattia, 9 per overdose, 19 per "cause non accertate". Di altrettanti carcerati morti nello stesso arco di tempo non è stato possibile sapere nulla. "Significa che ogni due detenuti che muoiono uno passa inosservato", afferma la direttrice della rivista Ornella Favero. Una ragione in più per istituire la figura del "garante dei detenuti" che vigili sulle condizioni di vita in carcere, a cominciare dall’assistenza sanitaria. Negli ultimi sei anni è quasi raddoppiato il numero dei detenuti morti per malattia. Erano stati 78 nel 1996, sono stati 113 nel 2002. Quattro anni fa la competenza della sanità carceraria è passata dal ministero della giustizia a quello della sanità. Ottima cosa in linea di principio. Peccato che la "riforma" sia stata accompagnata da un drastico taglio delle risorse: "La presenza dei medici specialisti in carcere si è ridotta del 40% e a volte mancano i soldi per l’acquisto dei farmaci salvavita". Venti dei suicidi censiti dal dossier sono avvenuti in penitenziari sardi. Al Nord l’incidenza più alta di suicidi si registra nel carcere di Marassi (Genova) e a San Vittore (Milano), "notoriamente tra i più degradati d’Italia. Nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia ci sono stati cinque suicidi in pochi mesi. A togliersi la vita in carcere sono più gli italiani (108) che gli stranieri (26), più i giovani dei vecchi (un terzo aveva tra i 20 e 30 anni, un altro terzo tra i 30 e 40 anni). I tossicodipendenti - circa il 30% della popolazione carceraria - costituiscono la fetta più grossa (il 38%) dei suicidi analizzati dal dossier. I giorni immediatamente successivi all’ingresso in carcere sono quelli a più alto rischio. Ma non sono infrequenti i suicidi tra i detenuti "definitivi" a pochi mesi dal fine pena. I tre parlamentari che hanno partecipato alla presentazione del dossier (Marco Boato del Gruppo misto, Enrico Buemi dello Sdi e Ruggero Ruggeri della Margherita) condividono le richieste di detenuti e volontari. E però hanno fatto capire che "non c’è clima" in parlamento per approvare speditamente la legge che istituisce l’ufficio del garante nazionale per i detenuti e quella "sull’affettività" in carcere. Per far uscire dal cono d’ombra il pianeta carcere la strada più praticabile al momento è quella di premere sui Comuni perché nominino il difensore civico dei detenuti. A Roma l’incarico è stato affidato a Luigi Manconi. A Montecitorio il primo dossier nazionale sui detenuti morti in carcere
25 novembre 2003
Dal gennaio 2002 al settembre 2003 nelle carceri italiane sono morte 250 persone: per 134 di loro (108 italiane e 26 straniere) è stato possibile stabilirne la causa, della restante metà invece non se ne sa nulla. Il dato impressionante emerge dal dossier 2002-2003 "Morire di carcere", il primo rapporto nazionale sui decessi dietro le sbarre, pubblicato dalla rivista carceraria "Ristretti orizzonti" e presentato oggi a Montecitorio.
Dal sito
30 settembre 2003
Il dossier "Morire in carcere" di Ristretti Orizzonti indaga sui suicidi, sui morti per malattia o per "cause non accertate" e sugli atti di autolesionismo nelle carceri italiane. Secondo questa indagine le carceri più a rischio risultano quelle con poche attività e pochi volontari, quindi maggiore numero di suicidi al sud e nelle isole. Al nord il numero maggiore di suicidi sono concentrati negli istituti di Marassi, San Vittore e l’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Reggio Emilia. I tossicodipendenti rappresentano il 35% dei casi di suicidio. Morire di carcere: presentato il dossier 2002 - 2003
Dal sito www.ivreacarcerecitta.it
19 novembre 2003
Il
21 settembre 2003 a Venezia, nel corso del dibattito "Carcere: progetti e
percorsi di recupero", è stato presentato il dossier Morire di carcere che
rappresenta un contributo importante per far conoscere all’opinione pubblica
le reali condizioni del carcere. Il dossier è stato realizzato dalla redazione
di Ristretti Orizzonti - Bimestrale dal Carcere Due Palazzi di Padova
www.ristretti.it. Per altrettante persone, morte in carcere nello stesso periodo, non c’è stato modo di sapere nulla nonostante la rassegna stampa (che ha fatto da base per l’indagine) contenesse notizie tratte da tutti i principali quotidiani nazionali e da molti giornali locali. Una seconda sezione del dossier raccoglie notizie e riflessioni tratte dai giornali carcerari: testimonianze di detenuti che conoscevano le persone morte, a volte degli stessi compagni di cella. Inoltre contiene materiali tratti da inchieste delle Associazioni impegnate in difesa dei diritti civili (Antigone, Nessuno tocchi Caino, Osservatorio Calamandrana, etc.), alcuni articoli di Adriano Sofri e Sergio Segio, un’intervista al direttore del carcere "Le Vallette" di Torino, Pietro Buffa, sui "gruppi di attenzione" al disagio psichico attivi nell’istituto che dirige. L’ultima parte è costituita da tabelle riassuntive: l’elenco dei detenuti morti, la loro età e il motivo della morte, le carceri nelle quali si sono verificati i decessi, etc. Morire di carcere: dossier 2002 - 2003
25 novembre 2003
Presentazione del dossier 2002 - 2003 sulle morti in carcere, a cura di "Ristretti orizzonti" grazie al contributo di Antigone, Nessuno tocchi Caino, Osservatorio Calamandrana e a ricerche, interviste, articoli di Adriano Sofri e Sergio Segio. "Morire di carcere": il mondo dietro le sbarre
Dal sito www.smemoranda.it
La parte principale del dossier è costituita dalle storie dei detenuti morti nelle carceri italiane tra il gennaio 2002 e il luglio 2003, per suicidio, per malattia, per overdose e "cause non accertate". Sono riusciti a restituire un’identità a 111 di loro, mentre per altrettante persone, morte in carcere nello stesso periodo, non c’è stato modo di sapere nulla. È emerso, inoltre, che negli ultimi 6 anni è quasi raddoppiato il numero dei detenuti morti per malattia: erano stati 78 nel 1996, sono stati 113 nel 2002. Carceri: 250 morti in due anni, una schiacciante responsabilità di Castelli
Dal sito www.comunisti-italiani.it
26 novembre 2003
I dati resi noti dalla rivista carceraria "Ristretti Orizzonti" sul numero dei morti di carcere in Italia dal 2002 al settembre 2003 sono agghiaccianti: 250 decessi di cui 83 suicidi accertati, e 23 causati da inadeguata assistenza sanitaria. Il ministro di Giustizia ha una responsabilità politica e morale schiacciante. Dovrebbe trarne subito le conclusioni. Nessuno ha dimenticato quando affermò che "il carcere non è un albergo a cinque stelle". In più di due anni non è mai esistita alcuna politica carceraria, figuriamoci una politica ispirata all’articolo 27 della Costituzione che esclude trattamenti contrari al senso di umanità e afferma la rieducazione del condannato! Caro Castelli, non basta lo show di oggi a San Vittore, in occasione del call center. Occorre un’altra politica. Ma specialmente un altro ministro. Interrogazione del Coordinatore romano della Margherita al ministro Castelli
Dal sito www.margherita-roma.it
26 novembre 2003
"L’elevato
numero di suicidi in carcere è la cartina tornasole dello stato di degrado, in
cui versano le prigioni italiane, e punta il dito sulla fallimentare politica
del Governo su questo fronte". "L’allarmante rapporto presentato deve far riflettere il Governo sulla difficile situazione che vivono quotidianamente i detenuti in carcere dal punto di vista psicologico e sanitario, ma anche per evidenti carenze strutturali e assistenziali - afferma Giachetti. A questo proposito chiediamo se il ministero confermi l’elevato numero di suicidi nelle strutture carcerarie e se esistano dati ufficiali del ministero dell’Interno; in questo caso, chiediamo che vengano resi pubblici; per quale motivo sia fermo in Commissione Affari Costituzionali alla Camera il ddl sull’istituzione di un difensore civico per le carceri". Secondo il deputato "é necessario inoltre sapere se esista un’attività di monitoraggio sulle condizioni di vita nelle carceri, utile ad indicare al Governo dove individuare i contesti più problematici e di disagio". "Chiediamo infine di sapere - conclude Giachetti - se il Governo intenda programmare urgenti iniziative per arginare un fenomeno che da anni non accenna a diminuire; se non sia il caso di aumentare la sicurezza, ma soprattutto, l’assistenza psicologica, morale e sanitaria a persone che devono poter affrontare la pena detentiva in condizioni umane".
Dal sito www.diweb.it
23 settembre 2003
Diciassettemila tossicodipendenti, 10.500 malati di epatite virale, 5 mila di Hiv: in carcere ci si ammala, in carcere si muore. Nel dossier "Morire di carcere", realizzato dalla redazione di "Ristretti Orizzonti" del Due Palazzi di Padova, le storie di suicidi, overdose, morti per "cause non accertate" di detenuti italiani e stranieri. Far conoscere all’opinione pubblica le reali condizioni del carcere, a cominciare dallo stato di abbandono della sanità penitenziaria: questo l’intento del dossier "Morire di carcere" presentato domenica 21 settembre a Venezia nel corso del dibattito "Carcere: progetti e percorsi di recupero", cui hanno partecipato, tra gli altri, don Luigi Ciotti, Alessandro Margara, Sergio Segio e Sergio Cusani. Realizzato dalla redazione di "Ristretti Orizzonti" del Due Palazzi di Padova, in collaborazione con il Gruppo rassegna stampa del Centro di documentazione Due Palazzi, il documento racconta le storie di detenuti morti nelle carceri italiane tra il gennaio 2002 e il luglio 2003, per suicidio, per malattia; per overdose, per "cause non accertate". Un tentativo di restituire un’identità a ben 111 persone, togliendole dall’anonimato delle statistiche; ma per altrettante detenuti, morti in carcere nello stesso periodo, non c’è stato modo di sapere nulla nonostante la rassegna stampa contenesse notizie tratte da tutti i principali quotidiani nazionali e da molti giornali locali. Nel dossier vengono inoltre presentate notizie e riflessioni tratte dai giornali carcerari, con testimonianze di carcerati che conoscevano le persone morte e a volte degli stessi compagni di cella; materiali tratti da inchieste delle associazioni impegnate in difesa dei diritti civili (Antigone, Nessuno tocchi Caino, Osservatorio Calamandrana etc.); tabelle con dati relativi ai detenuti morti: la loro età e il motivo della morte, le carceri nelle quali si sono verificati i decessi etc.
Assistenza sanitaria in carcere
Ogni anno nelle carceri italiane muoiono oltre 100 detenuti per "cause naturali". Raramente i giornali ne danno notizia: su 113 casi, ufficialmente registrati nel 2002, la ricerca ha permesso di ricostruirne soltanto 28. A volte la causa della morte è l’infarto; altre volte sono le complicazioni di una malattia trascurata o curata male. Altre volte ancora la morte arriva al termine di un lungo deperimento, dovuto a malattie croniche o a scioperi della fame. L’articolo 1 del decreto legislativo n° 230/99 sul riordino della medicina penitenziaria stabilisce che: "I detenuti e gli internati hanno diritto, al pari dei cittadini in stato di libertà, all’erogazione delle prestazioni di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione, efficaci e appropriate, sulla base degli obiettivi generali e speciali di salute e dei livelli essenziali e uniformi di assistenza individuati nel piano sanitario nazionale, nei piani sanitari regionali e in quelli locali". Dall’entrata in vigore di questa legge sono trascorsi quattro anni, nel corso dei quali le competenze sull’assistenza sanitaria dei detenuti avrebbero dovuto gradualmente passare dal ministero della giustizia a quello della sanità. Ma l’attribuzione delle pertinenze è tuttora argomento di discussione e di confusione. Quel che è certo è il taglio effettuato alle risorse economiche destinate alle cure mediche per i detenuti e l’aumento dei detenuti morti per problemi di salute: 83 nel 1999, 96 nel 2000, 109 nel 2001, 113 nel 2002. Anche la presenza dei medici specialisti si è ridotta (del 40 per cento!), mentre nel contempo i detenuti sono passati da 51 mila a 57 mila. Di questi, 17 mila sono tossicodipendenti, 10.500 malati di epatite virale, 5 mila di Hiv (ma solo un terzo dei reclusi si sottopone all’esame). Tutela della dignità sociale delle persone incarcerate in attesa di processo e qualità della pena: queste le due attenzioni principali da avere nei confronti dei detenuti nelle carceri italiane, secondo il dossier "Morire di carcere" realizzato dalla redazione di "Ristretti Orizzonti" del Due Palazzi di Padova. Perdere la libertà è già un dramma, ma il vero dramma per i detenuti delle carceri italiane è perdere ogni speranza, afferma il dossier "Morire di carcere" realizzato dalla redazione di "Ristretti Orizzonti" del Due Palazzi di Padova in collaborazione con il Gruppo rassegna stampa del Centro di documentazione Due Palazzi. Non progettare più, non vedere oltre le sbarre Il proprio futuro. Così i detenuti si tolgono la vita con una frequenza 19 volte maggiore rispetto alle persone libere e, spesso, lo fanno negli istituti dove le condizioni di vita sono peggiori, quindi in strutture particolarmente fatiscenti, con poche attività trattamentali,con una scarsa presenza del volontariato. Il numero maggiore di suicidi avviene al sud e nelle isole, soprattutto in Sardegna, mentre al nord i suicidi sono concentrati in istituti come la casa circondariale di Marassi (Ge) e quella di San Vittore (Mi), notoriamente tra le più degradate d’Italia, oltre che nell’Ospedale, psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia. Si uccidono più gli italiani che gli stranieri: con una presenza straniera del 30 per cento circa sul totale dei detenuti, i suicidi di stranieri ricostruiti nella ricerca sono "solo" il 16 per cento. Data la maggiore difficoltà a raccogliere notizie sulle morti dei detenuti stranieri, spesso privi di quella rete di sostegno (famiglie, avvocati ecc.) che in molte circostanze fa da cassa di risonanza all’esterno del carcere, questa percentuale pare essere però sottostimata. I tossicodipendenti rappresentano il 35 per cento dei casi di suicidio ricostruiti nella ricerca, a fronte di una presenza, sul totale dei detenuti, di circa il 30 per cento. Si uccidono con più frequenza da "definitivi" e, addirittura, in vicinanza della scarcerazione: forse per angosce legate al ritorno in libertà, all’impatto con l’ambiente sociale di provenienza, al confronto ineludibile fuori del carcere - con la propria condizione di dipendenza. Maggiormente a "rischio suicidio" sono l’ingresso in carcere e i giorni immediatamente seguenti: i detenuti per omicidio (che sono il 2,4 per cento di tutti i detenuti, tra attesa di giudizio ed espiazione pena) rappresentano ben il 20 per cento dei casi di suicidio esaminati dal dossier; di questi, molti sono avvenuti nei primi giorni di detenzione. Si tolgono la vita più frequentemente coloro che hanno ucciso il coniuge, parenti o amici. Alcuni eventi della vita detentiva, poi, sembrano funzionare da innesco rispetto alla decisione di "farla finita": il trasferimento da un carcere all’altro (a volte anche solo l’annuncio dell’imminente trasferimento, verso carceri e situazioni sconosciute), l’esito negativo di un ricorso alla magistratura, la revoca di una misura alternativa, la notizia di essere stati lasciati dal partner ecc. Circa un terzo dei suicidi considerati aveva un’età compresa tra i 20 e i 30 anni; un altro terzo tra i 30 e i 40 anni. In queste due fasce d’età il totale dei detenuti sono, rispettivamente, il 26 per cento e il 36 per cento: i ventenni in carcere dunque si uccidono con maggiore frequenza rispetto ai trentenni. Morire di carcere: dossier di "Ristretti Orizzonti"
Dal sito www.fuoriluogo.it
22 settembre 2003
Ristretti Orizzonti, il Centro di Documentazione Due Palazzi del carcere di Padova e l’Associazione di volontariato penitenziario "Il Granello di senape" hanno recentemente prodotto un dossier intitolato "Morire di carcere" che rappresenta un contributo importante per far conoscere all’opinione pubblica le reali condizioni del carcere, a cominciare dallo stato di abbandono della sanità penitenziaria. La parte principale del dossier è costituita dalle storie (alcune di poche righe, altre di una pagina) dei detenuti morti nelle carceri italiane tra il gennaio 2002 e il luglio 2003, per suicidio, per malattia, per overdose, per "cause non accertate". Siamo riusciti a restituire un’identità a 111 di loro, togliendoli dall’anonimato delle statistiche sugli "eventi critici". Per altrettante persone, morte in carcere nello stesso periodo, non c’è stato modo di sapere nulla nonostante la rassegna stampa (che ha fatto da base per l’indagine) contenesse notizie tratte da tutti i principali quotidiani nazionali e da molti giornali locali: la conclusione più logica è che, ogni due detenuti che muoiono, uno passa "inosservato". Una seconda sezione del dossier raccoglie notizie e riflessioni tratte dai giornali carcerari, testimonianze di detenuti che conoscevano le persone morte, a volte degli stessi compagni di celia. Inoltre contiene materiali tratti da inchieste delle Associazioni impegnate in difesa dei diritti civili (Antigone, Nessuno tocchi Caino, Osservatorio Calamandrana, etc.), alcuni articoli di Adriano Sofri e Sergio Segio, un’intervista al direttore C:el carcere "Le Vallette" di Torino, Pietro Buffa, sui "gruppi di attenzione" al disagio psichico attivi nell’istituto che dirige. L’ultima parte è costituita da tabelle riassuntive: l’elenco dei detenuti morti, la loro età e il motivo della morte, le carceri nelle quali si sono verificati i decessi, etc. Il dossier "Morire di carcere" sarà presentato ufficialmente il 21 settembre 2003 a Venezia, nel corso del dibattito "Carcere: progetti e percorsi di recupero" (al quale è prevista la partecipazione, tra gli altri, don Luigi Ciotti, Alessandro Margara, Sergio Segio e Sergio Cusani). Dal carcere di Padova il dossier "Morire di carcere"
Dal sito www.papillonrebibbia.org
22 settembre 2003
Morire di carcere: suicidi, assistenza sanitaria disastrata, decessi per cause non chiare, episodi di overdose. Una ricerca degli amici di "Ristretti Orizzonti". La parte principale del dossier è costituita dalle storie (alcune di poche righe, altre di una pagina) dei detenuti morti nelle carceri italiane tra il gennaio 2002 e l’ottobre 2003, per suicidio, per malattia, per overdose, per "cause non accertate". Siamo riusciti a restituire un’identità a 134 di loro, togliendoli dall’anonimato delle statistiche sugli "eventi critici". Per altrettante persone, morte in carcere nello stesso periodo, non c’è stato modo di sapere nulla nonostante la rassegna stampa (che ha fatto da base per l’indagine) contenesse notizie tratte da tutti i principali quotidiani nazionali e da molti giornali locali: la conclusione più logica è che, ogni due detenuti che muoiono, uno passa "inosservato". Una seconda sezione del dossier raccoglie notizie e riflessioni tratte dai giornali carcerari: testimonianze di detenuti che conoscevano le persone morte, a volte degli stessi compagni di cella. Inoltre contiene materiali tratti da inchieste delle Associazioni impegnate in difesa dei diritti civili (A buon diritto, Antigone, Nessuno tocchi Caino, Osservatorio Calamandrana, etc.), alcuni articoli di Adriano Sofri e Sergio Segio, un’intervista al direttore del carcere "Le Vallette" di Torino, Pietro Buffa, sui "gruppi di attenzione" al disagio psichico attivi nell’istituto che dirige. L’ultima parte è costituita da tabelle riassuntive: l’elenco dei detenuti morti, la loro età e il motivo della morte, le carceri nelle quali si sono verificati i decessi, etc.
Dal sito www.venetosociale.it
18 settembre 2003
Li chiamano "eventi critici" i suicidi, le morti per malattia, gli atti di autolesionismo che avvengono in carcere, soprattutto negli istituti in cui le condizioni di vita sono peggiori. "Eventi critici" che nascondo volti e vite faticose a cui la redazione di Ristretti Orizzonti del Centro di detenzione Due Palazzi di Padova hanno voluto ridare un’identità, raccontando in un dossier, "Morire di carcere", le loro storie. Proprio queste costituiscono la parte principale dello studio, racconti che riguardano persone morte in carcere tra il gennaio 2002 e il luglio 2003 per suicidio, per malattia, per overdose o per "cause non accertate". La seconda sezione del dossier riprende invece notizie e riflessioni tratte dai giornali carcerari, testimonianze di detenuti che conoscevano te persone morte, a volte degli stessi compagni di cella e materiali tratti da inchieste delle associazioni impegnate in difesa dei diritti civili (Antigone, Nessuno tocchi Caino, Osservatorio Calamandrana, etc.). Infine i numeri. L’indagine sarà presentata ufficialmente il 21 settembre a Venezia, nel corso del dibattito "Carcere: progetti e percorsi di recupero" dove interverranno, tra gli altri, don Luigi Ciotti, Alessandro Margara, Sergio Segio e Sergio Cusani. Secondo gli osservatori nelle carceri italiane i detenuti si tolgono la vita con una frequenza 19 volte maggiore rispetto alle persone libere e, spesso, lo fanno in strutture particolarmente fatiscenti, con poche attività e con una scarsa presenza del volontariato. Il numero maggiore di suicidi avviene al sud e nelle isole, soprattutto in Sardegna (20 casi), mentre al nord i suicidi sono concentrati in istituti come la Casa Circondariale di Marassi (Ge) e quella di San Vittore (Mi), secondo il rapporto tra i più degradati d’Italia, oltre che nell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Reggio Emilia. In alcuni casi le persone che si sono tolte la vita erano affette da malattie invalidanti, e ricoverate in Centri Clinici Penitenziari, ma più che la gravità della patologia sembra essere la presenza in un determinato reparto un forte fattore di rischio. In particolare, secondo il dossier, il Braccio "G14" (Infermeria) di Rebibbia, il Reparto Malattie Infettive di Marassi, come il Reparto Osservazione per Tossicodipendenti di San Vittore, dove si sono uccisi anche detenuti che non erano gravemente ammalati. "Forse - commentano gli esperti - il fatto di raggruppare i detenuti in base al loro stato di salute, con l’occasione di specchiarsi quotidianamente nella doppia sofferenza dei compagni, quella della detenzione e quella della malattia, contribuisce a far perdere ogni speranza". Infatti secondo gli osservatori "l’elemento che, paradossalmente, accomuna i suicidi appena arrestati con quelli che stanno per terminare la pena è la mancanza totale di prospettive, seppure in situazioni molto diverse tra loro". I tossicodipendenti rappresentano il 35% dei casi di suicidio sul totale dei detenuti: si uccidono con più frequenza da "definitivi" e in vicinanza della scarcerazione. Ma a rischio anche il momento dell’ingresso in carcere ed i giorni immediatamente seguenti e non solo per i tossicodipendenti. I detenuti per omicidio (che sono il 2,4% di tutti i detenuti, tra attesa di giudizio ed espiazione pena) rappresentano ben il 20% dei casi di suicidio esaminati, molti avvenuti nei primi giorni di detenzione. Si tolgono la vita più frequentemente coloro che hanno ucciso il coniuge, parenti o amici, più raramente i responsabili di delitti maturati nell’ambito della criminalità organizzata. Infine circa un terzo dei suicidi aveva un’età compresa tra i 20 e i 30 anni e, un altro terzo, un’età compresa tra i 30 e i 40. In queste due fasce d’età il totale dei detenuti sono, rispettivamente, il 26% e il 36%: quindi i ventenni si uccidono con maggiore frequenza, rispetto ai trentenni. Nelle altre fasce d’età le percentuali dei suicidi non si discostano molto da quelle del totale dei detenuti.
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