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Il male dietro le sbarre: troppi detenuti e le carceri scoppiano
Il Giorno, 5 giugno 2002
Carceri di Lombardia. Sovraffollamento come male storico. Assistenza sanitaria con visite specialistiche come discorso da impostare. Educatori figure preziose ma bene troppo raro. Lavoro dei detenuti da potenziare con formule nuove e ancoraggi col mercato. Lo sforzo oscuro, grande e sottopagato del personale e degli agenti di polizia penitenziaria. Bilancio
di un anno di lavoro della commissione speciale della Regione Lombardia per le
carceri e il rispetto dei diritti civili del detenuti, presieduta da Antonella
Maiolo, consigliere di Forza Italia. Negli istituti sono presenti 10 bambini e 496 detenuti vivono nei reparti protetti. I detenuti tossicodipendenti (con una rispettabile percentuale di sieropositivi e malati di Aids) e alcoldipendenti sono circa il 25 per cento. La presenza degli extracomunitari oscilla fra il 30 e il 40 per cento. Giorgio Myallonnier, consigliere radicale e componente della commissione, assegna la maglia nera al carcere bresciano di Canton Mombello: «Il sovraffollamento è in una proporzione di uno a tre. La struttura è completamente fatiscente in ogni sua parte. Mancano infermieri». Antonella Maiolo riveste con la maglia rosa il carcere minorile di Milano, per le attività che trovano spazio e l'impegno del personale: «Al Beccaria si lavorerebbe ancora meglio se gli operatori ricevessero un sostegno più forte. Queste persone meritano più attenzione per quello che fanno, per l'impegno che mettono nel loro lavoro. E' una gratificazione anche economica. Sono operatori di frontiera che nessuno cita mai». Le evasioni, presidente Maiolo? «Sono diminuite da quando sono state incrementate le attività di lavoro. Piuttosto preoccupano i suicidi. E' un problema grave, da affrontare con l'assistenza e la prevenzione. Non basta togliere la cintura al detenuto al momento dell'ingresso». Le malattie? «Tossicodipendenza e alcolismo. I nuovi arrivi: la Tbc, legata alla presenza degli stranieri, malattie della pelle, scabbia e tigna». La polizia penitenziaria è in agitazione periodica. «Va riconosciuta la professionalità degli agenti. Riconosciuta con aumenti di stipendio e con agevolazioni, come per la casa. Per la maggior parte sono ragazzi del Sud che senza incentivi potrebbero demotivarsi e andarsene. Queste persone svolgono un lavoro ingrato e attento. Non solo. Al Beccaria, dove il rapporto coi ragazzi detenuti è molto più ravvicinato, gli agenti fanno anche da educatori». Per il carcere malato la commissione (la prima istituita da una regione italiana) indica terapie e correttivi. Un difensore civico delegato alla popolazione carceraria. Convenzioni fra istituti carcerari e Asl per garantire visite specialistiche, servizi di diagnosi, cura, riabilitazione soprattutto per tossicomani e alcolisti. Formazione professionale. Rapporti più stretti col mondo del lavoro, con le imprese che operano sul territorio. Un invito a comuni, province, comunità montane, enti pubblici perché considerino i prodotti e i servizi usciti dai laboratori del carcere (stampa, legatoria, tipografia, articoli in ceramica e in legno). Un sollecito al ministero della Giustizia a potenziare l'organico della polizia penitenziaria e il numero degli educatori.
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