Sassari: nuovo caso di tubercolosi

 

Sassari: un altro caso sospetto di tubercolosi in carcere

 

L’Unione Sarda, 25 agosto 2003

 

Un altro ricovero urgente al reparto di malattie infettive di piazza Fiume. E per agenti e detenuti obbligo di mascherine e precauzioni d’obbligo, postume. Nessuna conferma ufficiale dall’interno del carcere di San Sebastiano, per un altro episodio che va a rimpinguare il numero dei casi sospetti.

Il primo a finire agli Infettivi, con la conferma della diagnosi di tubercolosi era stato un detenuto, qualche mese fa. Fino a quel momento, per lui, vita sociale: in cella con altri quattro, nessuna precauzione, e di conseguenza via libera ai colloqui coi familiari, al passeggio con gli altri detenuti, ai contatti in ogni momento con gli agenti di polizia penitenziaria. Tra questi ultimi si era diffusa la paura: soltanto dopo qualche settimana era partito l’ordine di testare tutti gli ospiti del carcere, guardie e ladri, per arginare il pericolo di contagio. Un agente si era sentito male, dopo una radiografia al torace era stato ricoverato. Da allora non è più rientrato al lavoro. Il terzo caso sospetto è stato registrato nel carcere di Nuoro una ventina di giorni fa, subito dopo un trasferimento detenuti da Sassari. Un controllo medico effettuato al loro arrivo ha rivelato un positivo alla tubercolina, da allora sotto isolamento.

L’ultimo ricovero è del sedici agosto scorso, dopo una segnalazione del medico del carcere per un "sospetto caso di Tbc". È un detenuto di 52 anni, un fisico oramai debilitato da anni di tossicodipendenza. Ha cominciato con febbre insistente, una sensazione di spossatezza, e una tosse senza tregua. Dopo i primi controlli è stato accompagnato all’ospedale civile, nel reparto di Radiologia, per una lastra al torace. Nemmeno due ore dopo è stato trasferito al reparto Malattie infettive, nell’ospedale di piazza Fiume.

La risposta della direzione della casa circondariale è stata la ventilazione della cella che ospitava il detenuto, coperte, cuscini e vestiti messi all’aria. Contestualmente è stato avvisato tutto il personale in servizio, con il medico presente a ogni cambio turno per spiegare al personale qualche nozione sulla Tbc e sulla prevenzione da adottare. Pericoli a cui gli agenti di polizia penitenziaria sembrano aver fatto il callo, dopo le denunce di malessere rimaste inascoltate dalle istituzioni.

Una situazione peggiorata da un’estate rovente, con un piano ferie contestato che ha finito per svuotare il carcere ad agosto e con un direttore di nuovo assente, questa volta per malattia. Fino a due giorni fa, quando il personale ridotto all’osso ha significato la chiusura dello spaccio: nemmeno la possibilità di un bicchiere d’acqua, per gli agenti, che oramai vivono il carcere peggio dei reclusi, a cui almeno l’acqua è garantita per legge.

Nella puntata sarda del ministro Castelli la visita alla prigione di San Sebastiano non era proprio prevista. Meglio sorvolare su un istituto stracolmo, oggetto da anni di chiusure e ricostruzioni virtuali, facile propaganda politica per le più disparate bandiere. In questo clima di disinteresse generale a reggere le sorti della Cayenna sassarese resta un vicedirettore (anche quello diviso tra più carceri), e un direttore spesso assente.

Tutto normale in una struttura che non ha alternative.

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