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Morti in carcere, pronta una denuncia contro Castelli
L’Unità, 12 ottobre 2003
"Troppi suicidi dietro le sbarre, troppe violazioni dei diritti civili: denunceremo il ministro Castelli alla Corte Europea". L’ottavo suicidio consumato in un carcere della Sardegna non è passato inosservato. E infatti, come annunciato, i rappresentanti della Commissione regionale diritti civili e i componenti delle associazioni che si occupano della tutela dei dritti dei detenuti, hanno incaricato un legale per portare il Guardasigilli di via Arenula davanti alla Corte di Giustizia europea di Bruxelles. "Quello Che sta succedendo in carcere è allarmante - denuncia Nazareno Pacifico, medico e rappresentante della Commissione regionale diritti civili - la Sardegna è al primo posto in Italia per suicidi dietro le sbarre. Un dato grave che non deve essere sottovalutato". Subito spiega: "C’è un malessere generale teso a crescere in maniera esponenziale, e destinato ad avere un effetto domino nelle altre strutture penitenziarie". MalesSere che, alla fine, provoca la cosiddetta "implosione" dei detenuti, e quindi il suicidio. "Non è pensabile stipare uomini in strutture carcerarie e poi tagliare tutti i fondi per garantire assistenza medica o le attività per il loro recupero - aggiunge Pacifico. I detenuti vengono sbattuti in carcere senza alcun vero strumento di recupero e riabilitazione. È il segno di un sistema che non funziona, e alla fine si scarica direttamente sui più deboli". E i suicidi non sono che l’elemento più tragico ed eclatante di un disagio diffuso. "Nelle celle ogni giorno si registrano numerosi episodi di autolesionismo - continua - ci sono detenuti che ingoiano lamette, altri che si cuciono la bocca. Ce ne sono altri che per lenire le sofferenze si stordiscono con il gas delle bombolette da campeggio, oppure che cercano di farsi male in mille altri modi". Una disperazione che non si ferma alla sola Sardegna ma, come spiega Francesco Carboni, vice presidente della Commissione parlamentare Giustizia, riguarda l’intero sistema penitenziario nazionale. "Il fatto vero è che siamo alla bancarotta del sistema giudiziario - denuncia - se andiamo a vedere bene scopriamo che non ci sono più soldi per alcuna attiVità. E le ripercussioni riguardano tutto, dalla stenotipia all’assistenza sanitaria". Inutile ricordare il sovraffollamento nelle strutture carcerarie o la mancanza di attività di recupero. "È necessario ribadire che il sistema sta scoppiando, i tribunali si stanno bloccando solamente perché non c’è la volontà politica per risolvere questi problemi". Carboni aggiunge: "Siamo al tracollo, al fallimento totale perché il Ministro Castelli viene usato dal Governo per fare da rompighiaccio alle leggi salva padrone. In due anni d’altronde cosa ha fatto il Guardasigilli oltre alla legge sul falso in bilancio, alla Cirami, alla legge per bloccare le rogatorie e salvare il padrone e i suoi fedeli? Nulla". Il rappresentante della Commissione Giustizia denuncia anche un altro particolare. "La conferma che al ministro e agli altri importi poco di quanto succeda in carcere si deduce dai loro stessi comportamenti parlamentari. Ho presentato una serie di interrogazioni e non ho mai ottenuto una risposta che sia una". Non è escluso che i prossimi giorni ne sia presentata di nuovo una; "Per conoscere i motivi per cui il ministro continua a non rispondere". Peccato che, nonostante il silenzio, in carcere si continui a morire.
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