|
La legge NON è uguale per tutti Il volto oscuro e dimenticato della "questione giustizia"
Appello ai partiti, al Parlamento, ai movimenti
Dal 9 settembre in numerose carceri i detenuti hanno cominciato una protesta, rigorosamente pacifica ma anche estremamente determinata nel denunciare la generalizzata situazione di invivibilità e la crescente disperazione in cui si trovano a vivere. Il brano sopra riportato, tratto da un documento uscito in questi giorni da uno dei penitenziari che stanno attuando la protesta - variamente articolata in scioperi del vitto, del lavoro, "battitura" dei cancelli - descrive solo alcuni dei gravi problemi, carenze, talvolta vere e proprie illegalità che caratterizzano la condizione di detenzione. Una protesta inevitabilmente "senza festa", stante la drammaticità dei problemi: anche questa estate il bilancio dei suicidi dietro le sbarre conferma il sensibile aumento delle morti dopo la delusione del mancato provvedimento di amnistia e indulto. Problemi annosi, non di rado ignorati e comunque pervicacemente irrisolti da parte di chi avrebbe il dovere istituzionale di porvi rimedio e anche di chi dovrebbe avere la responsabilità e lungimiranza politica per dare risposte legislative urgenti, a cominciare da un provvedimento con efficacia deflativa. Il nostro primo appello è infatti al potere legislativo e alle forze politiche perché si facciano carico di tutto ciò. Specialmente nel momento in cui i problemi della giustizia diventano e rischiano di diventare sempre di più un terreno di scontro lacerante, più che una ricerca di soluzioni e di nuova efficacia. Allo stesso tempo, e proprio nel momento in cui parti significative della società e dei movimenti di impegno civile, con l’adesione e l’apporto di esponenti e forze politiche, organizzano una "Festa di protesta" ci sembra utile e doveroso richiamare un’attenzione concreta e convinta anche sul sistema penitenziario e sul condensato di ingiustizie, sofferenze e - ribadiamo - spesso illegalità che, in larga misura, lo caratterizzano. Senza di ciò ogni ragionamento e iniziativa sul tema della giustizia rischia di essere monco o reticente. Tossicodipendenti, immigrati, affetti da AIDS e da altre gravi patologie, malati psichici costituiscono infatti la grande maggioranza della popolazione detenuta e delle 80.000 persone che, mediamente, entrano in carcere ogni anno. Per loro, la legge non è uguale. E non da oggi. Per loro il carcere è luogo di ulteriore emarginazione, sofferenza, malattia e morte, la legge è inflessibile e rigorosa; la sanzione penale è certa e immancabile. Per loro e con loro, vogliamo allora sollecitare le forze politiche, il parlamento, la società civile e i movimenti a un nuovo, urgente e incisivo "soprassalto di attenzione", a nuove, urgenti e risolutive misure di umanità e giustizia che garantiscano rimedio al sovraffollamento, dignità e reinserimento sociale.
Prime adesioni:
|