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Ivrea: Mohammed, storia di un’ordinaria morte dietro le sbarre
La Sentinella del Canavese, 16 marzo 2005
Mohammed Gasmi era nato a Tunisi ed avrebbe compiuto 44 anni il prossimo 25 maggio. È morto il 13 febbraio scorso nella Casa Circondariale di Ivrea. Sarebbe uscito tra poco più di un anno, Gasmi, e da almeno un paio era visibilmente ammalato. Lo ricordano ingrassato, che respirava a fatica mentre si guardava quel piede gonfiato a dismisura. Aveva detto al suo avvocato, circa sei mesi fa, che avrebbe presentato domanda al tribunale di sorveglianza per chiedere la sospensione dell’esecuzione della pena. La sua scomparsa ha commosso i compagni delle lunghe giornate e coloro che lo avevano conosciuto. Alla preghiera islamica, la scorsa settimana, in cento hanno pregato per la sua anima. E questo è tutto quello che si sa di Mohammed Gasmi. Di fronte alle richieste di informazioni, il carcere è impermeabile. Una decina di telefonate nell’arco di due giorni non sono sufficienti ad abbattere il muro del "la direttrice non c’è", "la direttrice è impegnata" e "non so quando può chiamare", "non posso dire fino a che ora sarà in ufficio". La storia di Gasmi, troppo piccola per essere un giallo, troppo di commozione per passare inosservata, è rimbalzata fino a Roma. Luigi Manconi, garante per i diritti dei detenuti al comune di Roma e presidente dell’associazione "A buon diritto", dice: "Monitoriamo regolarmente le situazioni nelle carceri. E certamente ci occuperemo della morte di Gasmi". Il referente locale di "A buon diritto" Stefano Ingala, aggiunge di aver segnalato il caso di Gasmi ad alcuni deputati del Partito della Rifondazione Comunista che, presto, organizzeranno una visita alla casa circondariale di Ivrea. Nelle carceri italiane ci sono tanti Gasmi che faticano a far sentire la loro voce e a trasformare in provvedimenti i propri diritti, anche quando questi esistono sulla carta. Armando Michelizza, formatore, ha affidato ai siti internet "Ristretti" e "Una finestra sul carcere" un commosso necrologio: "Mohammed è stato mio allievo. Chiunque lo abbia incontrato si rendeva conto che stava male, da anni. Bastava incontrarlo per rendersi conto del suo malessere e che le sue condizioni non erano compatibili con la detenzione" Franco Ecclesia è stato avvocato di Mohammed Gasmi. Gasmi era stato arrestato nell’ottobre 2000. Sulle spalle, quattro condanne emesse dai Tribunali di Piacenza, Genova e Imperia, tutte legate alla violazione della legge sugli stupefacenti. "Avevamo chiesto e ottenuto la rideterminazione della pena", dice il legale. E aggiunge: "Ero stato qualche volta a trovarlo. Mi aveva detto che avrebbe presentato istanza al tribunale di sorveglianza". Gasmi non aveva parenti in Italia. Ora riposa al cimitero di Tunisi.
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