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Rieducazione, di Graziano Scialpi
Il magistrato di sorveglianza terminò con calma di esaminare il fascicolo, quindi si tirò indietro appoggiandosi all’ampio schienale in pelle della sua poltrona, unì le punte delle dita e alzò gli occhi sul detenuto che gli sedeva di fronte, dall’altra parte della scrivania. L’uomo si era vestito elegantemente, per quanto era consentito dalle condizioni del carcere. Indossava una camicia azzurra abbottonata fino al colletto, ovviamente senza la cravatta, un paio di calzoni di velluto a coste beige e delle scarpe nere lucidate alla meno peggio. Da tutto il suo atteggiamento traspariva un evidente stato di tensione. Sedeva rigidamente appoggiato al bordo della sedia, le gambe unite e le mani poggiate sulle cosce erano strettamente intrecciate. "Dunque, signor Bonelli, se non sbaglio lei è qui per chiedere la concessione della semilibertà" esordì il magistrato. "Sì, signor giudice" rispose sollecito il detenuto. "Nel fascicolo dovrebbero esserci tutti i dati relativi alla richiesta e al posto di lavoro". "Vedo, vedo" mormorò il magistrato, riprendendo in mano l’incartamento. "Lei si trova in carcere da cinque anni…" "Esatto, signor giudice". "E in questo tempo si è sforzato di seguire un percorso rieducativo?". "Certo, signor giudice. Ho sempre frequentato corsi scolastici e professionali, ho lavorato, ho svolto attività volontarie ed ho sempre offerto la massima collaborazione con le educatrici e il personale di sorveglianza". "Mai avuto problemi con gli agenti, né con gli altri detenuti, nessun rapporto disciplinare.." continuò il magistrato. "Mi sono sempre sforzato di mantenere un comportamento consono, signor giudice". "Vedo, vedo. E adesso cerchi di risponde con la massima sincerità alle mie domande: ritiene di essersi riabilitato?". "Sì, signor giudice. In tutta franchezza sono convinto di essermi riabilitato. Sotto la guida degli educatori ho compiuto una revisione critica della mia vita, ho capito i miei errori e ho deciso fermamente di cercare di porvi rimedio". "Quindi si è anche pentito dei delitti che ha commesso e che l’hanno condotta in carcere…". "Assolutamente, signor giudice. Sono intimamente pentito e di sicuro mi asterrò dal commettere tali comportamenti in futuro. Si può dire che nel mio percorso rieducativo ho compiuto una svolta di 180 gradi". "Centottanta gradi eh?". "Esatto, signor giudice. Un totale cambio di prospettiva". "Peccato…". "Prego? Temo di non aver capito". "Ho detto peccato" sospirò il magistrato, prendendo un altro fascicolo dalla sinistra della scrivania. "Purtroppo sono intervenuti fatti nuovi e la sua richiesta di semilibertà non può essere presa in considerazione". Il detenuto impallidì. "Quali fatti nuovi?" Il magistrato iniziò ad esaminare gli incartamenti. "Nei giorni scorsi la polizia ha arrestato un uomo, che ha confessato, fornendo ampie prove, di aver commesso il delitto per cui lei era stato condannato". "Ma, ma allora sono stato scagionato…" balbettò l’uomo. "Completamente scagionato" confermò il giudice. "E’ risultata evidente la sua completa innocenza e, di conseguenza, anche il grave errore giudiziario che l’ha portata in carcere". "Allora…allora sarò scarcerato…posso finalmente tornare libero…". "Temo che non sia possibile. Purtroppo è sorto un problema". "Problema? Che problema?" chiese il detenuto, sempre più sconcertato. "Vede, dalle nuove evidenze processuali risulta che quando lei è finito in carcere era completamente innocente, un probo cittadino ligio alla legge. Mi segue?" "Sì, signor giudice la seguo. Ma non capisco…". "Mi lasci terminare, la prego" lo interruppe il magistrato. "Però, come lei stesso mi ha confermato poco fa, nel corso della detenzione lei ha rivisto tutti i suoi comportamenti compiendo, sono parole sue, "una svolta di centottanta gradi"". "Certo, signor giudice, ma non vedo cosa…". "Mi lasci finire e le sarà tutto chiaro. Dunque, cerchi di seguire il ragionamento: se lei quando è finito in carcere era un bravo cittadino, ma durante la detenzione, come lei stesso mi ha detto, ha seguito un percorso rieducativo che l’ha portata a ribaltare tutte le sue precedenti convinzioni, è evidente che adesso lei è un criminale, almeno potenzialmente". "Ma io ho solo seguito le istruzioni degli educatori". "Di questo glie ne do atto. Però si metta nei miei panni: non posso mica rimettere in circolazione un individuo con la mentalità criminale. Devo difendere la società". "Ma se non ho commesso un delitto, non posso stare in carcere". "E infatti io non la terrò in carcere" rispose il giudice sorridendo. "La mando in una Casa di Lavoro". "Ma è la stessa cosa…". "Sostanzialmente, forse, ma non formalmente". "Quindi non posso tornare in libertà" mormorò l’uomo annichilito. "Non prima di aver compiuto un’altra svolta di centottanta gradi e di aver abbandonato la mentalità criminale" confermò il magistrato. "Comunque sono sicuro che questa volta non saranno necessari cinque anni. Se si mette di impegno potrà farcela in molto meno. Diciamo che ci rivedremo qui fra tre annetti". "Va bene signor giudice" mormorò il detenuto alzandosi. "La ringrazio". "Mi ringrazia come ?" chiese il magistrato. L’uomo esitò un attimo prima di rispondere: "Con osservanza". "Bene, può andare" lo congedò il giudice compiaciuto. Non appena il detenuto fu uscito dalla stanza scosse la testa commentando tra sé: "Non imparano mai…".
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