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"Con la mia proposta 12 mila subito fuori" Intervista al deputato Giuliano Pisapia
Liberazione, 23 gennaio 2003
Onorevole Pisapia, con tutti questi balletti su amnistia, indulto e sospensione condizionata della pena, si rischia di non capire più nulla. Vogliamo fare il punto, cominciando dai lavori parlamentari? Qual è attualmente lo stato dell'arte? In aula sono iniziate le votazioni sul provvedimento di sospensione della pena. Preso atto dell'ostruzionismo di Lega e An, l'ufficio di presidenza ha sospeso l'esame del provvedimento e lo ha rinviato al 4 febbraio. A quel punto i tempi saranno contingentati e si dovrebbe arrivare in tempi brevi al voto finale.
Allora, cominciamo da capo: perché è necessario e urgente un provvedimento di clemenza? L'urgenza innegabile deriva dalla situazione drammatica delle condizione di vita in carcere, sia per i detenuti che per chi opera e lavora in carcere. Fermo restando che qualsiasi provvedimento di clemenza andrebbe accompagnato da politiche sociali tese a prevenire il disagio che spesso porta a commettere piccoli reati; politiche e finanziamenti tesi all'effettivo reinserimento sociale del detenuto e la concreta applicazione di tutte le misure alternative al carcere già previste dal nostro ordinamento, comunque oggi non è più procrastinabile un provvedimento per ridurre il sovraffollamento e rendere meno disumana la situazione degli istituti penitenziari. Non è accettabile, e anzi è incostituzionale, che alla limitazione della libertà personale, si aggiunga un surplus di pena dovuta a condizioni non degne di un Paese civile.
Ma qual è l'incidenza e la differenza tra i diversi provvedimenti in discussione? Un provvedimento di amnistia e indulto, oltre che incidere positivamente sulla attuale situazione carceraria, sarebbe indispensabile anche per far uscire la nostra giustizia penale da una situazione di collasso quasi irreversibile. Abbiamo bisogno di una giustizia celere, efficiente e garantista e questo non è possibile con circa 6 milioni di processi penali pendenti. Se non si interviene al più presto, i danni di questa situazione continueranno a ricadere sugli innocenti, sui più deboli, sugli emarginati. Se ne avvantaggerà soprattutto la grande criminalità, oltre agli imputati eccellenti.
Perché? I magistrati debbono celebrare tutti i processi. Ma questo è oggi, dato il carico di lavoro, impossibile. Dal momento che, in ogni caso, i reati che potrebbero rientrare in un'amnistia, finiscono quasi tutti con la prescrizione, con danni sia per gli imputati innocenti, sia per le vittime dei reati, un provvedimento di amnistia permetterebbe di fare in tempi ragionevoli i processi per i reati più gravi, evitandone le prescrizioni ed impedendo le sempre più numerose scarcerazioni per decorrenza termini, anche di chi è stato condannato, in primo grado o in appello, per reati gravissimi.
Per quanto riguarda le caratteristiche della popolazione carceraria interessata, quali sono le differenze tra indulto e sospensione della pena? Il nostro codice penale prevede le pene più alte di tutti gli ordinamenti democratici. Un provvedimento di indulto, istituto espressamente previsto dalla Costituzione, sarebbe anche un modo per riequilibrare pene eccessive, tanto più in presenza di condizioni carcerarie come quelle sopra accennate. Così come sarebbe necessario per situazioni particolari - penso ai processi svoltisi nei cosiddetti anni di piombo che determinarono un surplus di pene per via delle leggi emergenziali. Ma, e proprio ieri lo abbiamo verificato ancora una volta in commissione Giustizia, non vi sono i numeri per approvare un indulto, per il quale è necessaria la maggioranza dei due terzi non solo sull'intero provvedimento, ma su ogni articolo. Ma torniamo ai testi in discussione. La Costituzione prevede che qualsiasi provvedimento di indulto non può riguardare reati commessi successivamente al momento della presentazione del relativo disegno di legge (e cioè, in questa legislatura, 1 giugno 2001). Dal punto di vista dei numeri, quindi, ne usufruirebbero - tenendo conto del testo approvato in commissione - oltre 6.000 detenuti meno di quelli che potrebbero usufruire del cosiddetto "indultino". Questo, infatti, si applica a chi è detenuto al momento dell'approvazione della legge, soprattutto emarginati che hanno commesso reati non gravi, giudicati per direttissima e che spesso non hanno neppure avuto una adeguata difesa.
Come può essere? Perché l'indulto si ferma al 1-6-2001 e in carcere sono solo il 12% i detenuti per reati gravi o di criminalità organizzata. La maggioranza della popolazione carceraria è composta da persone condannate per reati non gravi. Molti di questi sarebbero esclusi da un provvedimento di indulto. Oltre a tutto, l'indulto approvato in commissione è stato ridotto, col nostro voto contrario, da tre a due anni; per molti reati, poi, l'indulto sarebbe di un solo anno. Inoltre sono state introdotte esclusioni, soggettive e oggettive, di gran lunga maggiori rispetto al provvedimento di "sospensione della pena".
Quali le esclusioni soggettive? Sia l'indulto sia la sospensione della pena escludono la delinquenza abituale e professionale (con il nostro voto contrario), l'indulto esclude anche i recidivi. Esclusione che non è prevista dal cosiddetto indultino: ciò in quanto la sospensione viene revocata se si commette un nuovo reato dopo la scarcerazione. E' chiaro che deve trattarsi di un delitto non colposo e non di un semplice incidente o di una contravvenzione. Dopo 5 anni, se il detenuto cui è stata sospesa la pena non incorre in reati, la pena viene estinta. A proposito dei 5 anni: molti li hanno interpretati come un periodo in cui comunque il detenuto che esce dal carcere viene sottoposto a prescrizioni particolari. Non è così. Forse l'equivoco è sorto perché il testo iniziale non era sufficientemente chiaro. Ora però è stato corretto e il problema superato. E' del tutto evidente, in ogni caso, che le prescrizioni previste dalla sospensione della pena si protraggono solo per il periodo di pena sospesa e non per 5 anni. Chi, ad esempio, deve scontare un anno e viene scarcerato, solo per quel periodo deve osservare le prescrizioni previste dalla legge.
Quali altri aspetti andrebbero chiariti, rispetto ai punti più discussi in queste settimane, o agli equivoci interpretativi? Va sottolineato, intanto, che se riuscissimo a varare in aula il testo attuale, con l'approvazione degli emendamenti che hanno avuto parere favorevole in commissione e che migliorano il testo di un mese fa, uscirebbero dal carcere immediatamente oltre 12 mila persone (dai dati del Dipartimento di amministrazione penitenziaria). Nel giro di 2 anni, altri 5 mila che oggi hanno una pena da scontare superiore a 3 e inferiore a 5 anni.
Come avviene concretamente? Chi deve scontare non più di tre anni di pena, anche quale residuo di una pena più elevata, e ne ha scontata 1/4, viene immediatamente scarcerato. Se un altro, al momento dell'entrata in vigore della legge, deve scontare 5 anni, uscirà fra due anni. L'importante, però, è che non commetta un nuovo reato doloso: in quel caso tornerebbe immediatamente in carcere. Quindi, e anche questo è importante, il provvedimento ha anche una efficacia deterrente. Dovrebbero conseguentemente diminuire i reati. E' importante, io credo, creare le condizioni affinché chi usufruisce di un atto di clemenza, non torni in carcere dopo poche settimane o pochi mesi.
Chi decide se ne ha diritto? Il provvedimento è automatico se ricorrono i requisiti. Non c'è alcuna discrezionalità del magistrato. L'unico problema riguarda il soggetto cui è demandata l'applicazione del provvedimento. Il mio testo originale prevedeva che questo compito spettasse ai PM. I PM che sono magistrati che hanno eseguito l'ordine di carcerazione sono molto più numerosi dei magistrati di sorveglianza, e conoscono la posizione di tutti i detenuti. Quindi, potrebbero emettere il provvedimento di scarcerazione in tempi brevi. In commissione è stata demandata l'applicazione al magistrato di sorveglianza. Il che è negativo sia perché i magistrati di sorveglianza sono molto meno numerosi, sia perché si rischia di allungare i tempi, già eccessivamente lunghi, delle decisioni sulle istanze di altre misure alternative al carcere. Per questo in aula ho presentato un emendamento per ripristinare il testo iniziale.
Cosa altro possiamo aggiungere? Che vi sono due emendamenti importanti, che vanno in aula con parere favorevole della commissione. Il primo prevede che la sospensione della pena non precluda, per chi lo vuole fare, di presentare istanza di altre misure alternative al carcere: affidamento ai servizi sociali, ecc.. Il secondo che il provvedimento possa essere applicato anche a chi è stato imputato prima del 1-9-2002: in caso di condanna, ne beneficerà quando questa diventerà definitiva. Quindi le persone interessate sarebbero ancora più numerose... Sì, ma in realtà temo che avvenga il contrario. Per questo bisogna trovare la massima unità tra chi vuole realmente creare i presupposti per rendere meno drammatica la situazione nelle carceri. Gli emendamenti restrittivi, presentati purtroppo anche dal centrosinistra, oltre che da Lega e An, debbono essere respinti. Ci sono, ad esempio, proposte che tendono ad abbassare da 3 a 2 anni il cosiddetto indultino o che prevedono che il detenuto debba aver scontato almeno metà della pena o che ampliano notevolmente le esclusioni oggettive e soggettive.
Allora facciamo il quadro dei rapporti di forza? Oltre a Lega e An, che sono contrari a qualsiasi provvedimento di clemenza, Ds e Margherita sono contrari all'amnistia. I Ds sono favorevoli all'indulto. Forza Italia voterebbe solo un provvedimento che comprenda sia amnistia che indulto. Rifondazione Comunista e Verdi sono favorevoli sia all'indulto che a un'amnistia per i reati di non particolare allarme sociale. In questo contesto il Parlamento ha preso atto che non vi sono i numeri per l'approvazione di un indulto e di un'amnistia. Diverso è il discorso per la sospensione della pena: sono favorevoli, oltre a noi, i Ds, la Margherita, Verdi, Sdi, Udc e Forza Italia. Se si considera che, per la sua approvazione, è sufficiente la maggioranza semplice dei votanti, questa è l'unica via percorribile, salvo che, ancora una volta, non si voglia fare demagogia sulla pelle e sulla libertà delle persone.
Per concludere: Possiamo almeno sottolineare che prima ancora della visita del Papa a Montecitorio la discussione in parlamento si era aperta grazie alla tua proposta di legge sulla sospensione della pena, che aveva immediatamente raccolto adesioni molto larghe? Possiamo dire che dobbiamo a Rifondazione comunista se per la prima volta da anni si è concretamente tornati a o discutere di un provvedimento di clemenza? La cosa insopportabile è che spesso si fa propaganda o si discute strumentalmente di queste cose sulla pelle di tante donne, uomini e persino bambini che stanno in carcere. Il regolamento della Camera prevede che 1/5 degli ordini del giorno possono essere programmati sulla base delle proposte dell'opposizione. Abbiamo chiesto che, in quota Prc, si calendarizzassero indulto e sospensione della pena. Per questo, solo per questo, oggi ci si misura concretamente sui voti ed è concretamente possibile arrivare a un provvedimento di clemenza. Il dibattito e il confronto si svolgono, finalmente, in Parlamento e non solo sui giornali e in televisione, mentre in carcere si continua a violare la Costituzione. Ecco perché, oggi, è indispensabile fare di tutto affinché venga approvato, al più presto, un provvedimento che porti a un cambiamento radicale della situazione carceraria: non sarebbe sopportabile, per i detenuti, e non solo per loro, un'altra delusione.
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