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Il Ministro della Giustizia Roberto Castelli "La clemenza non deve compromettere la sicurezza dei cittadini"
La Padania, 15 novembre 2002
"Il discorso del Papa è largamente condivisibile. C’era una parte che mi riguardava direttamente. Il Pontefice è venuto a parlare da capo religioso e come cristiano e cattolico non posso non condividerne le parole. Da ministro però ragiono diversamente". Così il ministro della Giustizia Roberto Castelli ha commentato il passaggio dell’intervento del Papa alla Camera, che ha chiesto un gesto di clemenza per risolvere il problema del sovraffollamento dei detenuti in carcere. "C’è un passaggio significativo del Papa - ha sottolineato il Guardasigilli - quando parlava di clemenza e ha detto: "Ma senza compromettere la necessaria tutela e sicurezza dei cittadini". Ecco, io devo tenere conto di ciò. Questa è la mia preoccupazione: salvaguardare la vita dei detenuti, ma anche la sicurezza e la sete di giustizia dei cittadini. E questo vuol dire la certezza della pena. Se si dice poi: "Siccome lo Stato non è in grado di assicurare la necessaria ricettività delle carceri, allora liberiamo chi ha commesso dei delitti", io dico che questo non è possibile. È forse invece possibile affrontare il discorso in modo diverso per chiudere un’epoca e aprirne una nuova, come fece Togliatti nel dopoguerra. Su questo si può discutere ma bisogna affrontare anche altri temi come, ad esempio, quello della separazione tra i poteri dello Stato, quello della non interferenza tra magistratura e politica. Solo così è possibile l’amnistia, e solo se si parte da questo ragionamento". E sull’indulto avverte: "La decisione su un atto di amnistia o indulto non compete al ministro della Giustizia ma al Parlamento, con una scelta forte. Non è un caso che oggi la Costituzione preveda una decisione a maggioranza dei due terzi. Se dunque il Parlamento deciderà per un atto di amnistia o di indulto, io ne prenderò atto". Il ministro Guardasigilli conferma dunque che a suo giudizio la strada maestra per sfoltire le carceri è questa, più che un atto di clemenza o perdono. E Castelli, sulla questione dell’indulto rilanciata da Giovanni Paolo II in Parlamento, non vorrebbe aggiungere altro. "L’argomento è molto delicato".
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