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Detenuti in sciopero della fame in tutta italia per chiedere clemenza Oggi alla Camera l'esame degli emendamenti Liberazione, 14 gennaio 2003 Favorevoli anche gli agenti di custodia Di cella in cella, di braccio in braccio, si diffonde nelle carceri italiane la mobilitazione per un atto di clemenza. Perché finalmente il popolo dei detenuti abbia risposte certe sui problemi carcerari, sovraffollamento in primo luogo. Dietro le sbarre di cinquanta carceri italiane si attuano da ieri forme di protesta pacifica, dallo sciopero del vitto e del sopravvitto, alla rinuncia dell'ora d'aria, dallo sciopero della parola e della televisione all'astensione dei lavori interni. Programmata due volte al giorno anche la forma tipica di protesta dei detenuti con la battitura di oggetti metallici sulle inferriate. "Nelle carceri delle grandi città, spesso localizzate nei centri abitati - dice Vittorio Antonini, portavoce dell'associazione Papillon- Rebibbia - è il modo migliore per far sentire materialmente la protesta". Un'eco che si vuole giunga a Montecitorio dove entra nel vivo il dibattito. Da Nord a Sud la protesta è compatta. Nel nuovo Pagliarelli di Palermo si è esteso all'intera popolazione carceraria il digiuno iniziato già da due giorni da un centinaio di detenuti e ieri sono stati 1.100 i reclusi che hanno rifiutato i pasti e si sono astenuti anche dai lavori intramurari diurni. Hanno aderito alla protesta anche i reclusi dell'Ucciardone, del Malaspina di Caltanissetta e del carcere di San Cataldo. Mobilitazioni oltre che a Regina Coeli e Rebibbia a Roma, al San Vittore di Milano, al Marassi di Genova, a Poggioreale di Napoli e negli istituti di Bari, Firenze, Bologna, Vibo Valenzia e Pordenone, anche al supercarcarce di Marino del Tronto ad Ascoli Piceno e al Montacuto di Ancona. A Marino del Tronto al rifiuto della mensa non hanno preso parte però i detenuti in regime di 41 bis, la sezione dove sconta l'ergastolo anche il superboss Totò Riina. Hanno aderito alla mobilitazione solo gli 80 reclusi della sezione giudiziaria. Ad Ancona invece lo sciopero ha coinvolto quasi tutti i 180 reclusi sia della sezione ordinaria che di quella di alta sicurezza. A Cosenza la mobilitazione ha visto l'adesione anche dei Disobbedienti, del Cosenza Social Forum, di Rifondazione comunista e Verdi che hanno tenuto un sit in davanti al carcere per protestare anche contro l'ipotesi di chiusura dell'istituto di pena per lavori di straordinaria manutenzione. Si è chiesto di tenere aperta un'ala per evitare disagi ai detenuti cosentini e alle loro famiglie. Nell'annunciare la visita al carcere di Secondigliano per domani il no global napoletano Francesco Caruso, ha sollecitato il Parlamento a rompere gli indugi. "Occorrono l'amnistia e l'indulto subito, prima che sia troppo tardi. Le carceri scoppiano, non solo per il sovraffollamento, ma anche per la disperazione e le aspettative puntualmente disattese rispetto a un provvedimento di clemenza". Le parole di Caruso sono state etichettate come "minacce e ricatti" dai Radicali, in sciopero della fame perché il Parlamento si pronunci. "Non vorremmo si crei una stupida guerra di immagine" interviene sul botta e risposta Antonini di Papillon. "E' importante - aggiunge - dire a tutti, Radicali e Caruso compresi, "state buoni se potete". Da qualunque settore della società civile arrivi l'appoggio è per noi il benvenuto, senza che si infici il valore di tutte le iniziative esterne e il carattere assolutamente pacifico della mobilitazione da noi organizzata". A fianco dei detenuti che denunciano il sovraffollamento (i dati ufficiali parlano di 56.271 detenuti per strutture che ne potrebbero contenere 41.700) si batte anche la Polizia penitenziaria. "Quasi 50.000 operatori del settore, Polizia penitenziaria, educatori e assistenti sociali - dice Fabrizio Rossetti, responsabile nazionale Fp Cgil Pubblica, Polizia Penitenziaria - aspettano un atto che decongestioni le carceri e che permetta ai detenuti condizioni di vita più "normali"". Il sindacato vuole "un atto di clemenza che ricrei condizioni minime di dignità" e che valga da "apripista" per "una stagione straordinaria di interventi strutturali e normativi per rendere più umane le carceri e più rispettato il lavoro di chi vi opera". E la Camera si concentra oggi su indulto e indultino. La commissione Giustizia definirà entro domani i tanti emendamenti al testo unificato delle varie proposte di indulto licenziando l'atto per l'aula che ne prevede la discussione la prossima settimana. Per armonizzare la discussione sui due provvedimenti analoghi, oggi si riunisce la Conferenza dei Capigruppo alla quale Papillon chiede di mettere in votazione per prima la proposta sull'indulto.
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