|
Castelli: "Il parlamento deve pronunciarsi in
tempi rapidi
Il Manifesto, 17 dicembre 2002
Risolvere al più presto il dilemma dell'indulto, Stavolta lo chiede il guardasigilli Roberto Castelli, ricordando anche il "sacrosanto diritto" dei detenuti a uscire da un'incertezza che dura da troppo, "Il parlamento - conclude quindi il ministro - deve votare in tempi rapidi, Qualunque sia la sua decisione il ministero della giustizia è pronto a gestire la situazione", I radicali, che si stanno battendo per l'indulto, si dichiarano soddisfatti della "positiva inversione di rotta" del guardasigilli, anche se, in realtà, nelle parole di Castelli nulla autorizza tanto ottimismo, Vero è che per la prima volta, parlando del "gesto di clemenza", il ministro non ha sentito il bisogno di chiarire che sarebbe una scelta disastrosa, e potrebbe forse trattarsi di un segnale, sia pur molto timido. Se anche così fosse, del resto, non è affatto detto che si tratti di un segnale solo positivo. Le vicissitudini della legge Pisapia-Buemi, sulla quale si concluderà oggi in commissione giustizia la discussione generale, giustificano infatti la sensazione che l'intera vicenda possa concludersi con una beffa. Dopo indecisioni e patemi vari, i Ds hanno deciso infatti di sciogliere il nodo, affidando il compito a! capogruppo Violante. "La camera deciderà a gennaio - dichiara - tanto sull'indulto vero e proprio quanto sulla Pisapia-Buemi, che è una forma di aggiramento del meccanismo dell'indulto (cioè del quorum dei due terzi degli aventi diritto n.d.r.) e come tale non mi sembra corretta". La Quercia lascia però aperta una porticina stretta: trasformare l’indultino da provvedimento ,"una tantum" in nuova misura alternativa alla detenzione. "Vediamo - conclude Violante - se possiamo stabilire una nuova misura che stabilisca per chi ha tenuto un buon comportamento in carcere la possibilità di sospensione degli ultimi tre anni, che vengono condonati se per cinque anni non vengono commessi altri illeciti. Vediamo come funziona per un paio d'anni e poi se va bene la lasciamo". L'effetto della posizione della Quercia sul testo Pisapia-Buemi (sul quale An ha confermato ieri il suo parere comunque negativo) rischia di essere deflagrante, sino a una quasi completa vanificazione. Enrico Buemi, dello Sdi, sta mettendo a punto le modifiche della legge, in base alla discussione svoltasi in commissione nelle ultime settimane. Un testo vero e proprio ancora non c'è: ancora ieri in serata Buemi e il cofirmatario Giuliano Pisapia, del Prc, discutevano delle modifiche da apportare. Le indiscrezioni che circolano sulla bozza preparata da Buemi sono però sin troppo eloquenti. La sospensione della pena verrebbe portata da tre a due anni e sarebbe concessa solo a chi ha già scontato metà della pena. Da! provvedimento verrebbero esclusi tutti i reati gravi e, tra i condannati per reati minori, quelli bollati con la qualifica di "delinquenti abituali". All'obbligo di non commettere reati nel lustro successivo al varo della legge, si aggiungerebbero alcune altre costrizioni, tra cui quella di residenza in comuni diversi da quello in cui è stato commesso il reato. Gli extracomunitari clandestini dovrebbero invece lasciare il paese, e se fossero trovati di nuovo in Italia dovrebbero scontare automaticamente i due anni di pena sospesi. Si può capire perché il verde Paolo Cento sia sbottato in un "ma così resta solo lo sconto per i reati di tangentopoli". Se le indiscrezioni fossero confermate, la legge Pisapia-Buemi sarebbe ridotta a puro alibi per poter dire di non aver lasciato cadere nel vuoto l'appello del Papa. Ma è anche possibile che, una volta trovato l'accordo sull'indultino, le forze politiche s'intendano anche sul correggere in questo senso (vanificandolo) il vero indulto, qualora passasse l’ipotesi di renderlo leggermente meno irraggiungibile con l'abbassamento del quorum ai due terzi dei votanti.
|