Casini: voto sull'indulto a gennaio

 

La promessa di Casini: "Sull’indulto dibattito a gennaio"

 

Liberazione, 14 dicembre 2002

 

"L’incertezza uccide, non è una metafora, uccide nel senso letterale del termine. Siamo maturi per accettare l’una o l’altra eventualità". E’ una lettera accorata quella che i detenuti del carcere milanese di San Vittore hanno consegnato al presidente della Camera Casini e al ministro della giustizia Castelli, che presenziavano al concerto di natale all’interno del penitenziario. Nella lettera i detenuti pongono una serie di domande, ma soprattutto chiedono "che sia messa la parola fine al crudele dibattito sull’indulto". Come gli esponenti radicali Daniele Capezzone, Sergio D’Elia e Rita Bernardini, da sei giorni in sciopero della fame, non chiedono al Parlamento italiano che questo: di prendere una decisione, quale che sia.

La risposta di Casini all’appello dei detenuti di San Vittore non si è fatta attendere. Il presidente della Camera ha, infatti, promesso (tra gli applausi dei detenuti che lo ascoltavano) che "sull’indulto il Parlamento deciderà a gennaio". Aggiungendo che "dopo le parole pronunciate dal Papa nella sua visita del 14 novembre, nessuno può più ignorare o sottovalutare il degrado e l’inadeguatezza che purtroppo caratterizzano molti dei nostri istituti di pena". Certo una data definitiva non c’è, ma forse l’accordo politico ora è più vicino. E si potrebbe concretizzare sulla proposta di legge che sospende gli ultimi tre anni di pena presentata da Pisapia (Prc), Buemi (Sdi) e Fanfani (Margherita).

Ampi i consensi giunti dopo le parole del presidente Casini (c’è il sì della Margherita, di Tiziana Maiolo di Forza Italia, dell’Udc, dei Verdi, che ne approfittano per chiedere le dimissioni di Castelli). Ma a suscitare speranze è il fatto che il provvedimento Pisapia-Buemi è stato messo all’ordine del giorno del dibattito alla Camera nella prima settimana di gennaio. Anzi, l’intesa sulla proposta potrebbe essere siglata già mercoledì prossimo in commissione giustizia di Montecitorio con la presentazione di un maxi emendamento su cui far convergere i voti Ds (che preferirebbero un indulto pieno) e quelli di Forza Italia (e di An, che sembra propendere sempre più verso il voto di coscienza). E si dice "fiducioso" Giuliano Pisapia: "Il Parlamento potrebbe pronunciarsi in tempi brevi. I rilievi che sono stati fatti al nostro testo non sono molti e stiamo già lavorando per recepirli, almeno in parte". Quanto all’invito che gli rivolgono i Verdi, per bocca di Paolo Cento, di ritirare la sua proposta di legge nel caso che la Camera non indichi tempi certi per il dibattito e l’approvazione, Pisapia risponde che ormai "si tratta di una proposta che non è più solo mia, ma di 111 deputati oltre ai quattro vicepresidenti di Montecitorio.

Ha fatto la sua parte anche il presidente del Senato Pera, che ieri pomeriggio, come annunciato, ha ricevuto Capezzone, D’Elia e Bernardini. "Il presidente Pera ci ha assicurato che quando il provvedimento sull’indulto arriverà al Senato - ha commentato il segretario dei Radicali al termine dell’incontro - farà ogni sforzo perché sia garantito un "binario sicuro". Ma il problema vero è alla Camera: Visto l’impegno che si è assunto il presidente della Camera e ben conoscendo il suo senso istituzionale sono certo che i tempi verranno rispettati". Solo la Lega è e resta contraria. ancora non ci sono certezze sul momento in cui il treno dell’indulto partirà". Per questo gli esponenti radicali proseguiranno nel loro digiuno, al quale si sono unite 350 persone. Proprio a San Vittore, il Guardasigilli ha ribadito la contrarietà del suo partito, dicendosi ovviamente pronto ad assecondare una decisione positiva da parte del Parlamento. In ogni caso, Castelli si impegna "come ministro a far sì che il sistema continui a reggere". Se può reggere un sistema carcerario che ospita migliaia di detenuti in più rispetto alla sua capienza.

Casini: "il Parlamento voterà l’indulto"

 

Il Nuovo on line, 13 dicembre 2002

 

 

"Non so dirvi come voterà, ma posso dire che voterà", dice il presidente della Camera a San Vittore. Capezzone, Bernardini e D’Elia continueranno lo sciopero della fame. "Più certezze dal Parlamento".

 

"Io non posso dirvi come voterà il Parlamento, ma vi posso dire che voterà". Pier Ferdinando Casini decide di impegnarsi in prima persona con i detenuti del carcere di S. Vittore a proposito di un possibile imminente provvedimento di indulgenza delle Camere. Lo fa durante la sua visita odierna nel carcere di Milano, e dopo che ieri ha già "imposto" alla Conferenza dei Capigruppo della Camera di affrontare il tema dell’indulto in aula subito dopo le feste natalizie. "Credo - ha poi aggiunto tra gli applausi dei detenuti - che bisogna esprimere gratitudine per le parole pronunciate dal Papa il 14 novembre nella sua visita al Parlamento: nessuno può più ignorare o sottovalutare il degrado e l’inadeguatezza che purtroppo caratterizzano molti dei nostri istituti di pena".

Insomma Casini risponde a tambur battente all’appello dei detenuti. Quell’appello che oggi si è concretizzato in una lettera aperta dei reclusi. "Che sia messa la parola fine al crudele dibattito sull’indulto. La parola fine... qualunque essa sia. - aveva infatti quasi implorato a voce alta leggendone il testo uno di loro poco prima - Siamo maturi per accettare l’una o l’altra eventualità, ma credeteci: l’incertezza uccide, non è una metafora, uccide nel senso letterale del termine". Ad ascoltare queste parole dentro il penitenziario meneghino, in occasione della seconda edizione del concerto natalizio organizzato da Cmi Onlus in collaborazione con Radio Italia-Solo Musica Italiana, c’era però anche il Ministro della Giustizia Roberto Castelli. Che invece non è sembrato particolarmente colpito dalla supplica. Ed ha piuttosto colto l’occasione per ribadire, pur nel rispetto assoluto del Parlamento, la sua personale contrarietà ad ogni forma di clemenza legislativa. "Il mio partito, per il momento, è contrario. - ha difatti dichiarato nella circostanza il Guardasigilli - C’è chi propone provvedimenti che servono a svuotare in parte i penitenziari.

Ma non è compito del ministro pronunciarsi su queste ipotesi che sono potestà esclusiva del Parlamento. Quello che il ministro può e deve fare è garantire in ogni caso il funzionamento dei penitenziari e assicurare condizioni dignitose di vita ai detenuti e di lavoro gli operatori". Castelli comunque è andato anche oltre nelle sue esternazioni ed ha stigmatizzato certi allarmismi penitenziari. ‘‘Le voci di carceri che esplodono e di carceri invivibili, in realtà, spessissimo sono solo strumentalizzazioni. - ha aggiunto - Da parte di chi magari ha voglia o il piacere di mettere in difficoltà il governo". Comunque lui rimane pronto ad applicare ogni scelta del potere legislativo. "Io mi adeguerò alla decisione del Parlamento. - ha infatti proseguito il Guardasigilli - Se verrà l’indulto ne prenderemo atto. Se, invece, il Parlamento deciderà diversamente, io sono qui per garantire che il ministero della Giustizia tiene assolutamente sotto controllo la situazione".

Casini invece, come detto, è stato molto più possibilista e fiducioso. "Io credo che su questo tema dell’indulto dovrà essere assunta una decisione che riguarderà, prima ancora che i gruppi, la coscienza di ciascun parlamentare. - ha dunque spiegato - Ognuno si assumerà le sue responsabilità, questa è la vita democratica. Ciò che una classe politica seria deve fare, davanti ad una umanità disperata, è di assumersi le proprie responsabilità. Questo lo faremo, avendo rispetto per le scelte di tutti, perché chi in Parlamento si troverà a decidere, lo farà in maniera sofferta da qualsiasi posizione". A questo punto quindi la palla passa nelle mani delle forze politiche. Che però stanno ancora cercando un punto di compromesso in Commissione Giustizia della Camera.

La proposta di legge Buemi - Pisapia (il cosiddetto indultino) che concede la libertà a chi deve scontare ancora fino a tre anni in cambio di una buona condotta per i cinque successivi non piace comunque a Lega e An. E solo se verrà limata in alcuni aspetti sostanziali riuscirà ad avere il consenso dei Ds, di Forza Italia e della Margherita. Tutti gli altri partiti sono invece già favorevoli. Compresi quei Radicali che fanno lo sciopero della fame da sei giorni e che vorrebbero che si discutesse il provvedimento già durante le feste di Natale.

 

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