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Essere familiari di detenuti La situazione di Canton Mombello
Giornale di Brescia, 1 luglio 2002
Le scrivo per un sentito ringraziamento al signor Giorgio Bressi per quanto ho letto nelle pagine delle lettere. Mi fa piacere, anche se è un piacere relativo per la situazione, notare che l’indifferenza non è conclamata, e che c’è ancora qualcuno che vede le cose ingiuste e anche umilianti. Sono una di quelle persone che tutti possono tranquillamente vedere all’ingresso della sala colloqui della Casa Circondariale di Canton Mombello. Da 21 mesi sono, 6 volte al mese, lì davanti ad attendere l’apertura per poter vedere mio marito un’ora, con la paura che qualcuno che mi conosce mi veda e capisca cose che voglio tenere per me. Lavoro in un’azienda con tanti dipendenti e alcune volte è capitato di veder passare qualche collega, e come una colpevole, mi sono affrettata a «nascondermi» o a cercare di non farmi vedere; dove lavoro non voglio dire e far sapere le cose che riguardano la mia vita privata! Il signor Giorgio Bressi, conclude dicendo che spera di aver attirato l’attenzione di qualcuno e che se può farlo, intervenga adeguatamente, e per questo lo ringrazio per la sensibilità e l’interesse per questa piaga che purtroppo interessa a pochi per non dire quasi a nessuno. Noi parenti dei detenuti è da tempo che chiediamo «almeno» di aprire la porta per farci entrare, soprattutto in inverno quando fa molto freddo o piove e non esiste una piccola tettoia per ripararci oltre agli ombrelli; siamo anche arrivati al punto di «accettare» questa gogna sperando che, se almeno a noi parenti non viene prestata attenzione per questa esposizione, qualcuno si interessi di tutti gli altri problemi, e sono tanti, che esistono all’interno del carcere, per attenuare e rendere più umana la convivenza e la vita all’interno del carcere dei nostri cari. Ma io ho capito che è tabù, è un argomento molto molto delicato e complicato da affrontare e cercare di risolvere, allora mi ritrovo a pensare che devo solo aspettare che mio marito esca definitivamente per risolvere il problema! Avrei tante cose da dire, ma non voglio dilungarmi ulteriormente e diventare noiosa, comunque virtualmente stringo la mano al signor Giorgio Bressi per ringraziarlo e dirgli che sono contenta che ci sia una persona sensibile che prende la briga di scrivere ad un giornale per un argomento che mi sta a cuore davvero tanto.
Lettera firmata - Brescia
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