Storia
di una mamma e dei suoi figli cresciuti in fretta
La
testimonianza di Veronica, la sarta romena del carcere della Giudecca. Si
dice tante volte che il carcere rende le persone simili a bambini, dipendenti in
tutto, costrette ad obbedire sempre e comunque. Quello che non si dice, invece,
e non si ricorda mai, è che i figli, privati dei genitori, devono spesso
accelerare i tempi della crescita e diventare adulti mentre i loro coetanei sono
ancora bambini viziati e coccolati. La storia che segue racconta bene questa
paradossale situazione, dove i figli sembrano chiamati a fare da padri e madri
di se stessi, e le madri sono impotenti, sole, lontane, costrette a lasciare dei
figli bambini e a ritrovarseli adulti per forza. A raccontarla è Veronica, la
sarta rumena del carcere della Giudecca, che mantiene con il suo lavoro di
detenuta quattro figli al suo Paese, quattro ragazzini obbligati a vivere da
soli e a passare bruscamente dall'infanzia alla maturità.
Ornella
Favero
A me mi hanno arrestato in Ungheria alla frontiera con il mio Paese, la Romania,
per trasporto di clandestini, e per tre settimane non ho scritto nulla alla mia
famiglia perché speravo di uscire in fretta. Poi la cosa è venuta fuori in
televisione e la mia famiglia l'ha saputo così, ma non aveva idea di dove ero
finita. Quando mi hanno trovata erano contenti di vedermi, perché pensavano che
io fossi morta. I miei figli non l'hanno presa male, perché loro lo sapevano
quello che facevo, io infatti non l'ho mai fatto di nascosto. E poi da noi
questo non è considerato reato. Mio figlio mi ha raccontato che a scuola gli
hanno dato un tema intitolato "Cosa vuoi fare da grande", e lui nel
tema dice "Io da grande porto i clandestini, però io lo faccio bene e non
come la mamma che l'hanno arrestata".
Mia figlia grande ha 17 anni, il piccolo ha 8 anni, gli altri due ne hanno uno
11 e uno 15. Adesso non li vedo da tre anni, da quando sono in carcere, tranne
mai figlia che a Pasqua è venuta con mia mamma. Anche telefonare per me è un
problema, in altre carceri dove sono stata avevo l'autorizzazione invece qui ce
l'ho solo per telefonare a mia madre, e non sempre riesco a parlare con i miei
figli, dato che vivono abbastanza lontano e devono andare apposta dalla nonna.
è mia figlia grande che manda avanti la famiglia e accudisce i fratelli più
piccoli, praticamente fa tutto lei, ha iniziato a fare tutto già quando aveva
14 anni e io sono finita in carcere, con il padre eravamo separati, ora è
morto. Con il lavoro che faccio nella sartoria, io gli mando soldi, però loro
non li vanno a ritirare neanche tutti, perché sono tanti per loro, preferiscono
metterli da parte, e poi c'è mio fratello che gli dà una mano. Spero di farli
venire qui tutti a luglio o agosto quando hanno le vacanze di scuola. Certo a
scuola gli insegnanti vedono che non ci vanno i genitori a parlare per i
bambini, ma non è un problema, ci va mia sorella o mio fratello o mia figlia
grande.
Veronica,
carcere della Giudecca - Venezia