Vita - 30 luglio 2004

 

A Gorizia un giovane si toglie la vita: chi lo dirà ai nonni

 

La scelta di essere noiosi e di parlare sempre delle stesse cose non è mai stata più consapevole e voluta di quanto è ora, di fronte a un suicidio, uno dei tanti, avvenuto in un carcere: di suicidi bisogna infatti parlare ancora e di più, perché nessuno faccia finta di non sapere le condizioni in cui si vive in galera. Questa volta è morto a Gorizia un ragazzo di 21 anni. L’Eco di Gorizia, il giornale dei detenuti che esce all’interno della Voce Isontina, il settimanale dell’arcidiocesi, lo ha voluto ricordare in un modo diverso, raccontando i colloqui che il ragazzo faceva con gli anziani nonni, e il dolore che deve aver provocato loro la notizia. È per lo meno consolante pensare che, per una volta, nelle case di tanti lettori "normali" è entrato un ricordo vero e sincero di questa "morte da carcere".

 

Ornella Favero

 

Il colloquio, in carcere è una cosa tra le più importanti, viene prima di tutto, perché è l’unico momento della settimana disponibile per parlare con i propri cari. I nostri familiari vengono anche da lontano, con grandi sacrifici per incontrarti e parlarti.

Mi hanno molto colpito due signori anziani, sugli 80 anni. Venivano a trovare il nipote, e si vedeva da come erano vestiti e pure da come si comportavano, che erano fuori luogo, un po’ per l’età e poi pure perché facevano tenerezza, fieri di venire in treno a trovare il loro nipote, un giovane sui vent’ anni, recluso pure lui qui a Gorizia. Ricordo di come se lo accarezzavano e cercavano ogni volta di fargli la morale, e nel frattempo lo consolavano per le difficoltà di dove si trovava e forse anche per il perché di ciò. Ricordo che questo giovane aveva lo sguardo perso e distante dai problemi quotidiani che vivono tutti i detenuti. Stamani alle 8, all’arrivo del latte, è arrivata puntualmente

l’ultima notizia di radio carcere. Un giovane s’era impiccato nella notte verso le 2.35. Al mattino la salma era stata già portata via. I compagni di cella sono rimasti impietriti. Lo hanno trovato appeso e già morto, avevano giocato a carte fino a tardi e poi erano andati a dormire. Questo giovane se ne era andato in silenzio così come aveva vissuto la sua detenzione. Era proprio lui, quel ragazzo che i nonni si accarezzavano e guardavano con amore. Siamo rimasti tutti male e amareggiati per quest’inutile morte. Oggi all’aria pomeridiana c’è stato un minuto di raccoglimento cui tutti hanno partecipato in piedi e con un applauso finale che toccava veramente il cuore. Nel pomeriggio, alle 16.30, c’è stato un altro momento memorabile, ci sono stati tre minuti di battitura sulle sbarre con i piatti, senza procurare danno, cosa molto strana in galera. La morte di un ragazzo così giovane non è giusta. Noi abbiamo fatto una colletta per un ultimo pensiero a questo giovane. Anche quelli che avevano pochissimi euro hanno partecipato.

G. G. - Casa Circondariale di Gorizia

 

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