Vita - 30 aprile 2004

 

Ti seguo in ogni carcere e non

ho mai visto le tue scarpe

 

I malintesi, la rabbia, la gelosia, le parole dette senza ragionarci su, in carcere si dilatano con tempi infiniti. Litighi oggi con il tuo compagno e devi aspettare fino al prossimo colloquio, una settimana, o due, o di più, per cercare un punto di accordo, un confronto, delle parole di scusa o di chiarimento: tutto faticoso, nella già faticosissima gestione di un rapporto di coppia. La lettera che C. scrive all'uomo che per anni ha seguito di carcere in carcere è la testimonianza di questa fatica, di questa continua e rabbiosa ricerca di qualche attimo di intimità, di questa aspirazione impossibile a piccoli pezzi di felicità.

 

Ornella Favero

 

Caro M., se penso a noi duele emozioni sono ancora tante e mi accompagna sempre il desiderio di vederti anche attraverso un vetro. Penso di aver lasciato tante impronte digitali nell'appoggiare le mie mani sui vetri di troppe carceri.

In tuti i colloqui di questi anni, quando tra noi c'era il vetro potevamo vederci solo a mezzo busto, e ora se chiudo gli occhi non ricordo di aver mai visto le tue scarpe. Se non c'era il vetro c'era il muretto, e le panche di ferro inchiodate al pavimento, e quando uscivo mi chiedevo: «Ma com'era vestito? Che pantaloni aveva?

Di che colore?». Che strani particolari mi vengono in mente, vero? Penso che solo se ami intensamente noti queste cose, perché sono le uniche intimità che puoi viverti. Ho bisogno di rivederti nella mia mente ogni giorno, ma poi ho in testa solo uno sguardo che a ogni "ciao alla prossima" mi accompagna con malinconia e sofferenza per quel nuovo distacco dopo un'unica ora di colloquio. Eravamo così lontani in quei colloqui che per sfiorare le due labbra ho dovuto aspettare chi ti trasferissero al Nord e ho aspettato ancora anni prima di potermi sedere a un tavolino con te, e finalmente quando è successo, in un carcere un po' più umano, ho potuto stringerti le mani, guardare le tue scarpe, salutarti con un abbraccio... Ma non è servito, non c'è stato il tempo per capire, per spiegarci, e ci siamo allontanati... quel cancello si è chiuso alle - nostre spalle. Il mio cuore è sempre lì vicino a te, ma in questi anni ci hanno portato via il tempo e quell'affetto intimo e privato che non è riuscito più a riscaldarci e a tenerci uniti. Vorrei del tempo, delle ore per essere Vicina a te, ma non vorrei più essere guardata. spiata. vorrei stare sull'erba con te a rotolarmi, vorrei riempirti di baci, farti il solletico per strapparti un sorriso, quel sorriso che non conosco, e quei baci tanto sognaci e desiderati.

Nel viaggio di ritorno solo rabbia e un immensa solitudine e l'orgoglio ferito e una continua domanda: Perché non mi capisci mai? Perché non mi sento il tuo amore, perché è così difficile amarmi? Ora non so più quello che tu dici o pensi, ma so quanto ancora è lunga la tua carcerazione, e se nelle tue interminabili giornate hai un pensiero per me non allontanarlo, non allontanarmi.

 

 

Home Su Successiva