Vita - 24 ottobre 2003

 

Prima tossica e carcerata. Oggi lavoratrice e mamma

 

Patrizia Tellini è stata, nel carcere di Empoli, una delle redattrici della rivista Ragazze Fuori, e grazie a questa esperienza ha trovato un lavoro interessante e "di qualità" al Comune di Empoli, all’ufficio stampa. Sono tante le persone che dopo il carcere faticano a stare a galla in un mare di difficoltà. Patrizia, anche lei, ha faticato molto, ma ora può dire di avere costruito davvero qualcosa: la fine di anni di tossicodipendenza, un compagno, un figlio in arrivo, un rapporto recuperato con i genitori. E naturalmente quel lavoro, che è anche frutto della sua esperienza da "giornalista" in carcere.

 

Ornella Favero

 

Oggi sono moglie, donna e futura mamma. Sì, una mamma. Madre, colei che dà vita. Colei che morirebbe per riavere sana sua figlia. Colei che ho fatto piangere per più di quindici anni, che ha combattuto invano una battaglia umana per il mio recupero sentendosi sconfitta, annientata e che oggi piange, incredula, nel vedermi finalmente rivivere la normalità. Mia madre non ha mai avuto amici, né amiche. La mia famiglia ha vissuto il mio "reato", la mia storia in silenzio e con un po’ di vergogna.

Hanno provato a chiedere aiuto in quei lunghi anni, ma non sempre con successo. Alla fine anche un genitore si ritrova da solo davanti allo sconosciuto mondo del carcere. Con mia madre ho sempre avuto un rapporto di conflittualità. La mia famiglia si è trovata di fronte il fatto compiuto: la tossicodipendenza prima, il carcere dopo. Non avrebbero mai immaginato di vedermi dentro a un carcere, di entrare in un carcere; di essere perquisiti, di conoscere il personale in divisa. Con mia madre ho vissuto momenti drammatici della tossicodipendenza, che ricordiamo, insieme, "in silenzio" guardandoci negli occhi, pensando che a partire da essi è doveroso continuare a costruire il futuro. Sono mancata troppi anni dalla mia famiglia. Quindici per l’esattezza. Un periodo veramente lungo, e oggi che sto creando la mia famiglia, vorremmo essere tutti più vicini e recuperare in qualche modo quel tempo "lontano". I miei genitori mi stanno aiutando molto in questo momento e vorrebbero fare molto di più. Adesso il nostro è un rapporto di scambio, maturo, sincero, e se ogni tanto mia madre piange ancora per me, lo fa per la gioia di riavermi figlia, e futura mamma. Il bambino che nascerà alla fine di dicembre, Emanuele, è per me la risposta più grande alla volontà di condurre una vita normale, senza troppe emozioni che non ti lasciano nulla, che non hanno sostanza, che non ti aiutano a essere vicina agli altri. lo ho scelto la mia strada a cuore aperto e su di essa continuerò a camminare.

 

Patrizia Tellini, redattrice di Ragazze Fuori - Empoli

 

 

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