Vita - 7 novembre 2003

 

Così mi hanno rapito a Durazzo, e come me tante altre ragazze

 

Vera è arrivata alla Casa Circondariale Femminile di Forlì due mesi fa. Ha solo 21 anni, ma ha già vissuto così tanta sofferenza che dovrebbe bastarle per una vita intera.

 

Ornella Favero

 

Sono albanese, nata e cresciuta a Durazzo. Avevo appena compiuto 16 anni e stavo andando a scuola, quando una mattina presto si è fermata una macchina, ne sono scesi tre uomini, mi hanno afferrato e sbattuto dentro. Poi mi hanno narcotizzata. Mi sono svegliata nella periferia di un’altra città, in una casa diroccata.

C’erano già tre ragazze: erano state rapite come me e fecero presto a spiegarmi come funzionava. Se obbedivi ciecamente ti lasciavano stare, al minimo dissenso ti riempivano di botte. Così, quando mi hanno portata al gommone, ho camminato spedita e sono stata zitta. Siamo sbarcati su una spiaggia vicino a Bari. C’erano alcune auto ad aspettarci. Auto italiane, guidate da italiani. Ci hanno accompagnati a Torino senza intoppi, in un appartamento dove già c’erano altre ragazze che lavoravano. Sì, sulla strada: e dove sennò? Anche lì violenze, botte e minacce.

Avevamo tanta paura che abbiamo preso il passaporto falso che ci hanno fornito, l’abbiamo messo nella borsetta e ci siamo adeguate senza fiatare. Dopo qualche mese ci hanno fermate e portate al Commissariato, identificate e segnalate. Sui miei documenti c’era scritto che avevo 26 anni: non hanno avuto dubbi, non si sono accorti che avevo dieci anni di meno.

Dopo questo episodio i nostri… come si chiamano… padroni ci hanno cambiato i passaporti e ci hanno portate a Genova. Era già un anno che durava quando un giorno un cliente mi vide piangere. Mi chiese, e io gli raccontai tutta la storia. Mi spiegò che era un poliziotto e che era sposato, ma che, se promettevo di dimenticarmi la sua faccia e il suo nome, mi avrebbe aiutata. Ho avuto fiducia. Tanto, che poteva accadermi di peggio? Mi ha portato dalle suore e mi ha lasciata lì. Mi hanno aiutata e rimandata a casa mia. I miei avevano denunciato il rapimento. È scoppiato uno scandalo enorme: quaranta ragazze sono andate in tribunale a raccontare una storia simile alla mia e ad accusare le stesse persone. I tre sono stati condannati. Ma in Albania, se non sei vergine, non ti vuole più nessuno. Sono tornata in Italia appena ho compiuto i 18 anni.

Documenti regolari, lavoro regolare, una casa, un uomo. Poi un giorno di due mesi fa è arrivata la polizia e mi ha arrestata: ero stata condannata in contumacia per il passaporto falso che mi avevano sequestrato a Torino cinque anni prima. Capisci? Ho cercato di spiegare cosa era accaduto, ma non mi ascolta nessuno.

 

Testimonianza raccolta da Laura Caputo, Casa Circondariale di Forlì

 

 

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