Vita - 4 luglio 2003

 

Così i detenuti di Lodi diventano giornalisti del Cittadino

 

Uomini liberi è un nuovo giornale che nasce in un carcere, quello di Lodi. Solo che ha una caratteristica del tutto particolare: esce anche come inserto di un quotidiano locale, Il Cittadino. Così il direttore, Ferruccio Pallavera, presenta ai lettori l'iniziativa, davvero coraggiosa, del suo giornale: "Quando ci è stata presentata la proposta di inserire tra le pagine del Cittadino il giornale scritto dagli ospiti della Casa circondariale di Lodi, non abbiamo esitato un istante a rispondere: abbiamo detto subito di sì, nella profonda convinzione che un giornale come il nostro, che da 114 anni fa cronaca locale, ha l'obbligo di occuparsi di tutto ciò che avviene sul territorio. E il carcere è, volente o nolente, parte integrante del Lodigiano e del Sud Milano".

 

Ornella Favero

 

Non ero mai stato a Lodi e quella che ho davanti non è di certo la sua parte migliore: la "Casa circondariale". Dopo un'agonia di sei anni e tre processi, sono stato condannato. Mi sto costituendo. Non sono più giovane e non mi è mai capitato nulla di simile. Ma anche a questa età si sbaglia. . . e gli sbagli si pagano.

Entro nella "Casa" e, dopo l'identificazione di rito, vengo accompagnato nell'ufficio per le impronte digitali e la fotografia, che vergogna! Sono disorientato, ma gli agenti di custodia capiscono il mio disagio e sono molto comprensivi. Non sono aguzzini: la loro preparazione e professionalità mi tranquillizza un po'.

Poi mi danno le lenzuola, coperte e vettovaglie e vengo accompagnato nella mia nuova dimora. Mi gira la testa, ho un forte senso di nausea e ho molto freddo.

Ci fermiamo davanti alla cella e vedo quattro volti che si affacciano. Chi sono questi? Da dove vengono? Che carattere avranno?

Dopo essere entrato mi rendo conto che dovrò dividere con loro uno spazio di metri 3 x 4 (leggasi: tre - metri - per - quattro), 22 ore al giorno. Si presentano, mi fanno il letto e non vogliono che faccia niente. Per la tensione mi sale un forte mal di testa. Me ne sto in un angolo seduto su uno sgabello. Non riesco a pensare a nulla. Penso a casa. No, non voglio pensare a casa, sono sicuro di crollare. Prego il Padreterno di non farmi commettere niente di irreparabile. Lentamente passa il pomeriggio, e a sera, dopo il quinto controllo della giornata per contarci, ognuno sale sulla propria branda. Mi danno un tranquillante, tanto non farà effetto. A mezzanotte l'ultimo controllo; con un tonfo, viene chiusa la porta blindata della cella e il rimbombo delle mandate della grossa serratura mi rimarrà nelle orecchie per tutta la vita. Mi sento sepolto in una specie di mausoleo. No. Il mausoleo è per gli eroi. Questa è una fossa comune.

 

Franco - Casa circondariale di Lodi

 

 

 

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