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Per ricevere aiuto devo farmi le pere?
Silvia ci scrive per raccontarci che, dopo il carcere, è tornata nella sua città, e ha chiesto aiuto al Ser.T. Ma lei ora non si fa più, ha smesso anche con il metadone, e quindi “non è più di competenza” di nessuno. Eppure, avrebbe davvero bisogno di un sostegno
di Silvia A., febbraio 2005
Finalmente è finita. Sono uscita dal carcere, alquanto disorientata, e sto faticando un po’ per prendere in mano la mia vita, tentando di non commettere altri errori. Quando sono entrata, a dicembre dell’altr’anno, prendevo una terapia, a dir poco da cavallo, 110 mlg di metadone al giorno, più vari psicofarmaci. Non senza fatica, ma con grande soddisfazione, con il sollievo di liberarmi da ogni sostanza, in cinque mesi sono riuscita a togliermi tutto, fino a non prendere più nemmeno le gocce per dormire. Dopo più di quindici anni passati, se pur periodicamente, a farmi di tutto e di più, mi sono trovata finalmente lucida. Ma se, finché ero dentro, mi sentivo completamente sicura di me stessa, (probabilmente per il fatto che in galera si è in un certo senso protetti) una volta fuori ho sentito il bisogno di andare al mio Ser.T. d’appartenenza, un po’ per vedere se erano in grado di darmi una mano economicamente e a cercare un lavoro, anche perché prima ero stata in una cooperativa, dove mi era stato detto che senza la presentazione del Ser.T. non erano in grado di aiutarmi. Ma soprattutto ci sono andata per avere un sostegno psicologico. Quindi, qualche giorno dopo la mia scarcerazione, mi sono fatta accompagnare lì da mia sorella (andarci sola è un rischio, perché è il maggior “ritrovo di tossici” della città) ed ho chiesto di parlare con un assistente sociale, in particolare con una specifica persona che conoscevo già, che però non c’era, quindi sono stata ricevuta da un’educatrice. Le ho esposto la mia situazione, tutt’altro che rosea, le difficoltà che ho perché ancora non sono riuscita a trovare un lavoro, che mi permetta di mantenermi dignitosamente e non dipendere dalla mia famiglia, che non ha grandi possibilità di aiutarmi all’infinito. Lei dopo avermi ascoltata mi ha detto che non poteva fare nulla, perché, non essendo più in terapia, non ero più di loro competenza… Cioè, dopo una vita di tossicodipendenza, questa mi risponde che non sono più di loro competenza!!! Come dire che per avere una mano devo riprendere a farmi le pere… Istintivamente le avrei rovesciato addosso la scrivania, tanto mi sentivo presa in giro; fortunatamente sono riuscita a calmarmi e a riprendere il controllo senza combinare guai. L’educatrice si è resa conto che mi ero abbastanza alterata, e per rabbonirmi si è prodigata a farmi avere un colloquio alcuni giorni dopo, ma ero talmente arrabbiata che non ci sono andata. Adesso, dopo poco più di due mesi, voglio ritentarci, e credo che li ricontatterò, ma solo per avere un supporto psicologico, per parlare e per potermi confrontare. |
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