"Mi stavo stancando di dipendere da qualcosa,

prima l’eroina fuori, poi i farmaci dentro"

 

Una lettera coraggiosa sulla tossicodipendenza, sul metadone, sulla voglia di smettere

 

Di Patrizia, gennaio 2004

 

Patrizia, da quando è a casa in detenzione domiciliare, ha continuato a mandarci lettere e articoli, per sentirsi viva e partecipe delle discussioni che il nostro giornale promuove, e anche per non provare la tentazione di dimenticarsi dei problemi che l’hanno portata "dentro". Proponiamo ai nostri lettori queste sue opinioni sul metadone, sulla molla che ti porta a smettere di drogarti, sul carcere, sperando che altri intervengano con posizioni diverse, osservazioni, critiche, per mantenere vivo il dibattito sulla tossicodipendenza. Non dimentichiamoci però che su tutti noi che ci occupiamo di questi temi incombe "minaccioso" il disegno di legge Fini, che probabilmente a persone come Patrizia imporrebbe come unica scelta (o meglio, non-scelta) la comunità o il carcere. 

Adesso che sono a casa, adesso che posso uscire dal mio domicilio per svolgere attività lavorativa, mi rendo conto di come nel territorio poco sia cambiato dal punto di vista sociale, almeno per quel che riguarda la tossicodipendenza, che è la questione che mi sta a cuore. Parlo di persone che sono in cura presso il Ser.T., persone che conosco perché anni fa frequentavo, persone la cui vita non è cambiata molto da allora. Naturalmente non posso avvicinarle perché la mia condizione me lo vieta, posso vederle solo di sfuggita da lontano, ma il fatto che si ritrovano nei soliti posti di anni fa mi fa capire che le loro abitudini, la loro quotidianità è la stessa di allora. Già li vedo, quando si alzano la mattina, vanno a prendersi il metadone, si ritrovano in gruppo sulle panchine, se hanno i soldi si comprano qualche birra e stanno lì, a parlare, a bere e se capita qualcosa di meglio ben venga. La gente che passa, li guarda con la coda dell’occhio, li schiva indifferente, vuole far finta che non ci siano. Il bello è che la cosa è reciproca, anche il tossicodipendente è indifferente, c’è solo lui e il gruppo, parlano delle loro storie e quello che c’è attorno a loro non esiste.

Il problema è che nessuno fa niente, non fa niente la gente comune, non fa niente il tossicodipendente e cosa peggiore fanno poco i servizi territoriali, penso di potere dire che spesso è più conveniente (anche dal punto di vista economico) dare il metadone che aiutare il tossicodipendente a smettere di assumerlo. Il tossicodipendente quasi mai si rivolge al Ser.T. perché vuole smettere di drogarsi, lo fa perché è stufo di sbattersi per trovare l’eroina che non sempre si trova sulle piazze, non sempre è buona e poi ci vogliono i soldi che non sempre ci sono, e per procurarseli si cade nell’illegalità con il rischio di essere arrestati. Si rivolge al Ser.T. perché lavora e quindi ha bisogno di essere coperto, altrimenti non potrebbe lavorare, perderebbe giorni e alla fine sarebbe licenziato. Si rivolge al Ser.T. per tanti motivi ma quasi mai perché vuole smettere.

Arriva al Ser.T. che non è nella sua forma migliore, magari sta male e la sua mente non è nella condizione di ragionare con lucidità, si affida totalmente al servizio che quasi sempre gli propone il metadone a mantenimento.

Una ragazza che conosco e che vedo spesso perché lavora con la mia stessa cooperativa, mi ha raccontato che lei si faceva tanto e avendo una bambina ad un certo punto ha deciso di smettere di "farsi" di eroina, si è rivolta al Ser.T. per farsi aiutare, voleva il metadone a scalare per togliersi il vizio, per voltare pagina; invece di darglielo a scalare le hanno consigliato, visto il quantitativo di eroina che assumeva ogni giorno, di prendere il metadone a mantenimento, e lei in quel momento era fragile, con molti problemi e paure, così ha accettato. Dopo un anno circa si è resa conto che così non andava bene, che dipendeva dal metadone, sapeva che senza sarebbe stata molto male ma non poteva continuare, non era una vita normale, serena, la sua, e allora ha deciso di scalare il metadone, e questa volta era ferma sulla decisione, ma è stata sua la decisione, non del Ser.T., questo è il punto.

Io vorrei sapere in quante occasioni è stato il Ser.T. a proporre al tossicodipendente di assumere il metadone a scalare. Io penso che oltre a somministrare il metadone, i servizi dovrebbero lavorare in modo costante e attento all’analisi psicologica del tossicodipendente, aiutarlo a trovare dentro i suoi sogni la voglia di diventare quello che vorrebbe essere, soprattutto aiutarlo a non prendersi in giro, a non vivere nella convinzione che la sua unica esistenza possibile sia quella che sta vivendo. Bisogna offrire una possibilità di scelta, forse qualcuno bisognerà costringerlo perché non ha la forza e gli obiettivi per farlo, ma costringerlo aiutandolo a capire chi è, essergli amico, dargli fiducia anche sapendo che potresti restare deluso perché all’inizio, da lui, avrai solo e soprattutto bugie, il drogato mente già a se stesso, gli è quindi facile mentire anche agli altri.

Io personalmente, anche se mi costa dirlo, sono guarita in carcere, sono stata costretta vista la situazione, non costretta dagli altri ma da me stessa. Se fossi stata fuori non so se o come avrei smesso, in carcere è diverso: hai molto tempo e io lo usavo per pensare, per guardarmi dentro, e quello che vedevo non mi piaceva, non volevo più mentire a me stessa dicendomi che stavo bene. Mi stavo stancando di dipendere da qualcosa, prima l’eroina fuori, poi i farmaci dentro, il tran tran della terapia, ogni giorno avevo la nausea, così mi sono fatta togliere tutto quello che assumevo, naturalmente a scalare. Ho cominciato a sentirmi viva, ad impegnare il tempo in modo produttivo e ad andare in qualche direzione. Adesso sono a casa e sto lottando molto per ricostruire la mia vita, mi sento forte, il mio corpo e la mia mente sono miei, non suoi (della droga), e questo mi piace. Posso fare quello che voglio perché decido io, non "lei".

Ci sono molti mali nella nostra società, ma quello peggiore è l’indifferenza. Ma se non si è indifferenti ai temi della droga, bisogna almeno provare a parlarne sgombrando il campo da ogni luogo comune: io ho provato a farlo.