Parlando di affetti nelle carceri italiane

 

Quella che segue è la descrizione di un sabato in un carcere femminile: l’attesa per i colloqui, i preparativi, tutte le "operazioni di bellezza" per presentarsi ai propri cari nelle migliori condizioni possibili. Il racconto di Mara è tratto da Zona 508, il giornale realizzato dalle donne detenute nella sezione femminile del carcere di Verziano (Brescia) e pubblicato nel sito dell’associazione "Carcere e territorio di Brescia".

 

Di Mara, maggio 2002

 

"I miei cari mi mancano tanto, e li vedo molto indifesi"

 

Apro gli occhi e ci metto un po’ a realizzare dove mi trovo: primo piano cella numero due sezione femminile di Verziano. Guardo l’ora, sono le sei (è una mia abitudine svegliarmi a quest’ora) mi alzo e mi faccio il mio primo caffè, io non ne bevo tanto, ma quello di primo mattino me lo gusto. Nella sezione silenzio, sento delle voci è il cambio turno delle agenti, smonta il personale delle notte e comincia quello del mattino, purtroppo è quasi due anni che questo è il mio primo impatto con un nuovo giorno. Ma oggi è sabato e come tutti i sabati è giorno di colloqui per me e per alcune mie compagne. Otto meno un quarto, sento le chiavi che aprono la cella "Buongiorno andiamo a fare l’Insulina?" mi dice l’agente di turno "Buongiorno agente sono pronta andiamo, speriamo che sia una buona giornata" Cigolando arriva il carrello della prima colazione e dopo ci sarà l’apertura delle celle. "Samy mi fai i capelli?". Cioccolatino mi fa sempre impazzire prima di dirmi sì, naturalmente scherziamo anche perché continua a borbottare, ma alla fine mi accontenta sempre. La mattinata continua così tra la doccia, la fonatura dei capelli e l’arrivo della spesa, si arriva così alle 11,30 altra passeggiata in infermeria per la seconda dose di Insulina e di conseguenza l’arrivo del vitto. Oggi si nota qualcosa di diverso nell’aria e in particolare tra le compagne che hanno il colloquio, siamo tutte molto più carine, curate nel vestire e nel trucco.

"Mara che ore sono?", mi chiede una compagna "Sono le 12,30 ma non hanno ancora chiamato nessuno per i colloqui". Una voce chiama alcuni nomi "Per le 13 pronte per il colloquio". "Hai sentito se hanno chiamato anche me?" "Sì dai! Sei pronta? Andiamo!" "Fai due ore?" "Penso di sì". Prima di scendere ultimo tocco di femminilità: una goccia di profumo. Una sommaria perquisizione e scendo con le mie compagne verso la sala colloqui, abbiamo tutte premura di arrivare, credetemi è la cosa più bella della carcerazione. Qui a Verziano la sala colloqui è molto accogliente ed una marea di emozioni ti coglie quando varchi quella porta e vedi i tuoi cari ad attenderti, li abbraccio forte e per un attimo non riesco a parlare, mi mancano tanto, e li vedo molto indifesi. Quasi tutte portiamo qualcosa di dolce da mangiare e qualcosa da bere in loro compagnia e cominciano le due ore più belle, oppure anche solo una (io personalmente se posso faccio due ore, dico se posso perché essendo sei ore mensili le devo gestire in modo di non restare senza colloqui). Dimentico tutto, dove mi trovo e il perché, vedo solo i miei cari, ma purtroppo in un attimo passano e dopo dolorosamente devo salutarli e ripercorro il percorso a ritroso. Salgo in sezione ritrovo le mie compagne, ascolto la Messa, perché oggi è il nostro turno (per il maschile è la domenica) poi la vita di sempre riprende. Pazienza, ricomincia l’attesa del prossimo sabato e di un nuovo colloquio.