|
Nabil racconta il carcere, con qualche ironia
Di Nabil Tayachi, ottobre 1998
Ormai io, dopo i permessi alla festa di "Legambiente" e a "Festaradio", ho una grande esperienza nella "vendita" e ho perso ogni imbarazzo. Mi sento a mio agio, quando passa una persona sola o una coppia già so chi compra e chi no: prima che loro arrivino da me io le ho già controllate, mentre si fermano agli altri stand e se comprano qualcosa da un’altra parte. Quando arriva un cliente il giornale è sempre pronto nella mia mano e la prima cosa che gli dico è questa: "Prego, signore, questo è quasi un capolavoro che fanno i detenuti del carcere "Due Palazzi", nella redazione siamo in dodici e lei è proprio fortunato perché io sono uno dei dodici. Lei non mi conosce, ma se ora prende una copia trova la mia storia, Nabil e la Rai. In questo articolo ho scritto un po’ delle mie avventure e perché sono arrivato in Italia. I giornali delle carceri sono tanti ma il nostro è diverso, la maggior parte parla solo dei problemi che interessano i detenuti, invece nel nostro c’è un po’ di tutto, e poi c’è che vogliamo avere un rapporto più stretto con il mondo esterno". Di tanto in tanto trovo una persona curiosa, che ha voglia di saperne di più: "Ma come mai sei fuori?", e io rispondo subito: " Ah, sì, questo è un extra, sono sicuro che tu non conosci il codice del carcere o quello penale. Te lo spiego io: per uscire in permesso ho fatto due terzi della mia pena, e non basta, è necessaria una buona condotta, e non basta, bisogna partecipare ai corsi scolastici, e non basta, bisogna chiedere il permesso, e non basta, bisogna pregare Dio, e non basta, ciò che conta di più è la fiducia e, senza di quella, non si può uscire". Alcune volte il dialogo non finisce qui. "Scusa, posso darti del tu?". " Ma certo!". "Guarda come sono belli questi quadri, li fanno i detenuti?". "Si". "Ma scusa, posso chiederti una cosa?". "Sul carcere?". "Sì". "Chiedimi tutto, sono qui per questo, per rappresentare ed informare". "Scusa, posso sapere perché sei finito in carcere?". "Ah, sì tu sei troppo intelligente, non ti basta la metà, vuoi sapere tutto. O.K.! Sai, abbiamo creato questo giornale apposta per far capire a chi legge che in carcere ci sono persone che hanno delle qualità, che hanno tanto da dare e da ricevere e non sono solamente delinquenti, ma non posso dirti di più altrimenti ti anticipo cosa c’è scritto sul prossimo numero". "Ma dai, giuro che non perderò neanche un numero del vostro giornale". "Secondo te sono un delinquente?". "No, sei intelligente e hai imparato a parlare e scrivere bene l’italiano". Come la ragazza ha pronunciato la parola "intelligente", io ho risposto: "Quando uno è intelligente deve approfittare di questa ricchezza, qui fuori ci sono tanti problemi: il lavoro, la casa, le tasse, etc.. Con l’arrivo di tanti extracomunitari il lavoro è diventato ancora più difficile da trovare e molti sono andati ad abitare in case abbandonate; sono cominciate tante accuse sui giornali: "Ladri di lavoro!". "Mah!". "Delinquenti!". "Grazie". "Sfruttatori di prostitute!". "E come si fa?". "Ladri!". "Questa almeno è piccola". "Spacciatori!". "Chi?". "A proposito, ti racconto una bella storiella: C’è una donna che cerca di far dormire il suo bambino piccolo che non smette di piangere, ha provato di tutto: l’ha coccolato, baciato, pregato, niente, il bambino piange ancora. Allora cosa fa? Siccome gli immigrati sono il grande incubo degli italiani, la mamma ha gridato al bambino: stai zitto e dormi altrimenti ti porto un marocchino. Ma guarda che miracolo, il bambino smette di piangere e si addormenta profondamente: che bella terapia, che bella educazione!". "Ma dai, come sei spiritoso!". "Sì però non ho avuto la fortuna di trovare quello che cercavo in Italia. Tu sai che in Italia ci sono tre Stati?". "Si". "Brava veramente, in te ho scoperto fino ad ora tre cose buone: la prima, complimenti, sei bellissima, la seconda è che sei curiosa, la terza è che sei intelligente. Secondo me sei una studentessa universitaria". "E’ vero, come hai indovinato?". "Ah, ah, l’abbiamo già detto prima che sono intelligente. Allora, come devo spiegarti il carcere? Si può chiamarlo ristretto, prigione, ma si può chiamarlo anche un piccolo Stato perché c’è una sua popolazione, ed il più bello è che è multietnica, che meraviglia! Il popolo del carcere è simile ai kurdi, un popolo senza terra che pure vive sulla terra, però non è sua ma degli altri. Lo Stato del carcere è governato dall’esterno e dall’interno, è l’unico Stato con due governi, abbiamo leggi che voi non avete, abbiamo un territorio progettato bene, le strade sono tutte di cemento, non se ne capisce bene il motivo ed è meglio non ficcare il naso perché qui ognuno si fa gli affari suoi. Le celle sono singole, ma siccome i turisti vanno e vengono siamo in due, abbiamo anche due finestre sbarrate e anche due porte (un cancello ed una porta blindata); sai perché?". "Si, per non farvi scappare". "Falso, aspettavo da te un’altra risposta, guarda, io sono fuori e non sono scappato". "E’ vero!". "Le inferriate sono state messe per evitare di farci derubare, da quando l’Italia è entrata in Europa, con grandi sacrifici per gli italiani, tutti sono a tasche vuote e noi abbiamo dovuto organizzarci per bene per non essere derubati da chi viene da fuori. Il cancello viene aperto e chiuso da un agente all’entrata ed all’uscita, non lascia entrare in casa nessuna persona indesiderata: le nostre stanze sono arredate e non siamo neanche assicurati, perciò se qualcuno viene derubato ci rimette di tasca sua. In ogni piano abbiamo tante stanze, una di fronte all’altra, abbiamo un magazzino, abbiamo le docce e una saletta di riunione per giocare. C’è un ufficio per l’agente di custodia e quando devi uscire dal piano, per esempio andare alla scuola, lui registra il tuo nome con la destinazione. Ti aprono il cancello solo dopo che il suo collega gli ha gridato "A Posto!" Chiudono il cancello dietro a te e non è finita perché te ne trovi davanti un altro, dietro al quale c’è una scala che devi farla tutta. Oramai abbiamo fatto i muscoli a forza di salire e di scendere! Ci sono quattro ascensori ma noi non possiamo usarli, si usano solo per il trasporto di merci ed è pure una perdita di tempo. In fondo alla scala c’è un altro cancello ed altri di fronte a te e sui fianchi, fuori ci sono due agenti con il mazzo di chiavi, a disposizione dei residenti, come due vigili urbani". "Lei dove va?". "A scuola". "Aspetti un po’, il collega non è ancora arrivato". "Lei?". "Devo andare in matricola". "Può andare!". "Lei?". "Infermeria!". "Vai!". "Così ogni mattina vado a scuola, prima però vengo perquisito da un altro agente con un apparecchio che suona se passa sopra oggetti metallici. E’ normale, vogliamo vivere in pace, a noi non piace fare la guerra come piace a voi, a scuola abbiamo insegnanti che vengono dall’esterno perché è vietato che uno di noi insegni agli altri. Perciò diamo occasione di lavoro a chi viene da fuori, noi cittadini li rispettiamo e ci mettiamo a disposizione per imparare. I corsi sono numerosi e la partecipazione è grande, abbiamo la biblioteca, la chiesetta, la redazione del giornale, il corso di restauro: se qualcosa si rompe loro lo possono riparare. Quando ti scade il contratto, vieni mandato fuori; "grazie per l’ospitalità!", oramai sei indesiderabile. Ci sono anche tanti altri corsi, che meraviglia. Abbiamo una "equipe" di medici e di infermieri professionali, solo per noi, per questo noi siamo sanissimi; abbiamo una pastiglia "famosa" che guarisce tutte le malattie, abbiamo un dentista meglio conosciuto come "muratore": quando un paziente viene chiamato per una estrazione dice "vado a rompere il muro"; quando va a saldare un dente dice "vado a buttare il cemento"; infine quando va solo a pulire i denti dice "vado a sbiancare il muro." Abbiamo la palestra, il campo sportivo, il campo da tennis: il campo sportivo è come una testa pelata, sui fianchi c’è l’erba ma in mezzo è nudo. D’inverno è pieno di acqua e fango e quando si asciuga diventa tutto pieno di buchi. Abbiamo la lavanderia, abbiamo anche le stanze di lusso "isolamento", personalmente non le conosco e neanche ci tengo. Se ne parla tanto, ma finché non vedo con i miei occhi non posso dirne niente, è un posto speciale per chi cerca la calma e per riflettere meglio ritrovando così se stesso. Abbiamo il sopravvitto, che si occupa delle spese dei detenuti, ti risparmia il viaggio fino al supermercato ed in compens-o ti rilascia una salatissima ricevuta. Meglio non parlare della qualità dei prodotti! Abbiamo la cucina e gli "chef" sono cittadini come noi, purtroppo devono usare la merce che passa il Governo per cucinare, anche la commissione di controllo non può cambiare nulla e non si sa perché. In questo Paese i cittadini sono diventati vegetariani, non che non vorrebbero mangiare la carne, ma preferiscono risparmiare i pochi denti che gli rimangono anche in previsione di doversi rivolgere al "muratore". Meglio non parlare neanche della frutta, c’è da chiedersi come mai al fornitore sia piaciuta! Abbiamo il magazzino ed il casellario, che si occupano della fornitura di oggetti per la pulizia e del vestiario per la popolazione. Si dice che spesso i pacchi vengano rispediti al mittente senza che il destinatario ne sappia nulla, basta che pesi un po’ più del consentito, per non parlare delle scarpe e dei giubbotti che non passano perché sono imbottiti. Niente viene fatto per cattiveria, i pesi devono essere rispettati perché i grammi in più fanno male alla salute, e così ci tengono a dieta e ci fanno vestire leggeri alla loro moda." "Eh, come è bella la vita da voi!" "Guarda, non glielo auguro a nessuno, entrare non è difficile in questi anni, è facile sbagliare o essere accusati da qualcuno che neanche ti conosce, con le buone o con le cattive ti mettono dentro, qualche volta le prove non servono basta una firma. Poi c’è invece chi ha fatto scelte sbagliate e per questo è finito dentro… con quella curiosità che tu hai puoi finire anche dentro!". "Ma come!?". "Lascia perdere, ti racconterò della doccia: il soffitto è diventato verde per la muffa, non perché abbiamo pochi alberi o prati, colpa del vapore e della umidità. Si può fare la doccia senza stare sotto l’acqua, dal soffitto scendono tante gocce di acqua "che bello, Madonna mia". Quello che conta è che le "nuvole" che erano sul nostro territorio sono sparite e con esse anche l’oscurità. Adesso al loro posto c’è il sole, e la vita è diventata chiara anche dentro. Quando c’è la luce si riescono a fare tanti passi, invece nell’oscurità si rischia di sbattere il muso e di farsi male. Meglio un fatto che mille promesse, invece se uno parla e nessuno lo ascolta è meglio che se ne stia zitto e ascolti le cose interessanti. Stiamo andando verso il nuovo millennio e le cose stanno cambiando piano piano, speriamo anche in quello che ancora manca; e che un po’ alla volta riusciremo ad avere; non c’è fretta, la bontà avrà il suo tempo necessario. Sai, bellissima, ti ho raccontato queste cose non per farti conoscere il carcere nel caso tu finisca dentro, volevo invece farti capire che non c’è niente di meglio della libertà. Siamo nati liberi e dobbiamo morire liberi, in carcere non trovi democrazia ne libertà, l’arma più efficace è la pazienza, se non hai la pazienza sei persa, ogni giorno in carcere è un giorno perso".
|
|