La grande fuga dall’Est

 

Oggi tutti sono disposti ad ascoltare le storie di donne-schiave redente e salvate, ma sono tante le donne che hanno scelto consapevolmente di liberarsi in fretta dalla miseria, anche prostituendosi

 

Di Aleksandar Stefanovic, febbraio 2002

 

La testimonianza di Aleksandar è "dura" perché, di questi tempi, non è molto facile dire: le donne che arrivano dall’Est per prostituirsi molto spesso lo fanno consapevolmente. È più facile pensare che siano tutte schiave, ma è più onesto misurarsi con la realtà, e cercare di capire cosa succede davvero, lasciando da parte i moralismi e le storie edificanti. Le schiave ci sono, senza dubbio, le donne costrette a vendersi anche, ma la vita è sempre più complicata delle favole. E allora, qualche volta, è meglio dire come stanno le cose: che tante ragazze dell’Europa dell’est scelgono di battere le strade delle nostre città perché sanno che è la via più dura, ma anche la più veloce per uscire in fretta dalla miseria. Torniamo a parlarne perché pensiamo che non tutte queste donne, forse, vogliono essere "salvate", ma che a tutte va offerta una alternativa alla strada.

 

Negli ultimi anni il problema della prostituzione viene trattato insistendo, con un senso di forte allarmismo, sulla questione delle donne-schiave tenute prigioniere e sfruttate dai loro protettori. E tutto questo si basa soprattutto sulle testimonianze delle ragazze più sfortunate, sulle indagini della Polizia, sui racconti di chi (associazioni, amministrazioni pubbliche etc.) si occupa di queste donne, e tutto sembra scritto da un unico giornalista o regista. La storia viene spesso accettata e venduta sotto forma della favola triste delle Cenerentole del nuovo millennio, poiché questo approccio fa comodo alla società, mentre quasi nessuno mostra interesse per la vera natura del fenomeno.

Io vengo da un paese dell’Est europeo e ho una certa conoscenza del mondo della prostituzione, e ritengo che sarebbe ora di dire qualche parola di verità in più.

È senz’altro vero che alcune di queste ragazze sono state portate via dal loro paese con l’inganno e, dopo una serie di maltrattamenti, sbattute sul marciapiede, ma credo vada chiarito che si tratta di una minoranza, mentre per la maggior parte le cose stanno così: la caduta del muro di Berlino, la fine del comunismo e l’arrivo della democrazia hanno trasformato la classe media borghese dei paesi dell’est in una cosa incomprensibile ed inspiegabile per la gente della ricca Europa occidentale. In poche parole, una buona fetta di popolazione si è trovata nelle condizioni che non le consentivano di acquistare il pane e il latte quotidianamente, per non parlare di altre cose meno necessarie, ma sempre importanti. I paesi come Ucraina, Romania, Moldavia e le parti della ex Jugoslavia distrutte dalla guerra sono stati colpiti in modo particolarmente duro. Basti pensare che un salario mensile valeva fino a poco tempo fa 10.000-15.000 lire.

Gli investitori provenienti dall’occidente, soprattutto dall’Italia, potevano così acquistare a buon prezzo le fabbriche fallite, assicurando agli operai qualche briciola in più rispetto alle aziende pubbliche, ma tutto questo non permetteva un tenore di vita decente. Loro, gli stranieri, avevano portato però il sogno americano, sogno di una bella vita, e tutti cominciavano a parlare del denaro facile che si poteva guadagnare in Europa, che calcolato nelle valute locali suonava come una cifra astronomica.

Tutto questo ha spinto al grande esodo. La prima ondata verso l’occidente era composta da donne di una "certa esperienza" nel campo. La stragrande maggioranza è venuta in Italia per un semplice motivo: la legge del mercato. Dopo pochi mesi molte tornavano con delle valige gonfie e una quantità di denaro inimmaginabile per i comuni mortali. Questo ha spinto anche le cosiddette "ragazze per bene" a pensare che partendo per un certo periodo, dimenticando la vergogna, l’educazione cristiana, la famiglia, avrebbero potuto tornare con una base economica sufficiente per iniziare una vita "normale".

 

Un’industria ben collaudata per andarsene dalla miseria dell’Est

Il fenomeno nel frattempo aveva cominciato a mostrare un aspetto imprevisto: molte di queste ragazze non tornavano, scomparivano oppure finivano come cadaveri sfigurati, storie tragiche per le quali la Polizia non trovava quasi mai un colpevole. Questi fatti hanno contribuito alla comparsa di gruppi di maschi, provenienti dalla stessa miseria, che vedevano la possibilità di un guadagno facile offrendo loro una protezione dai clienti violenti, organizzando i viaggi all’estero e l’ingresso nel paese per il quale occorreva un visto. Quasi tutti venivano in Jugoslavia per procurarsi i documenti, poiché grazie ad essi ottenevano lo status di profughi, allontanando così il pericolo di espulsione. Una città vicino a Belgrado, di nome Pancevo, era diventata un vero e proprio centro di reclutamento per le ragazze e i ragazzi, cosiddetti body guard, provenienti quasi esclusivamente dalle fila di ex sportivi, che nel vero senso della parola dovevano proteggere le ragazze, salvando molte volte le loro vite.

Bisogna anche dire che l’aggravarsi della crisi economica faceva aumentare il numero di persone interessate ad andarsene all’estero. Ovviamente la parte del leone apparteneva a coloro che organizzavano queste donne e trovavano loro un "posto di lavoro" (un pezzo di marciapiede di una delle metropoli europee), con la garanzia di non essere disturbate nella loro attività. Vedendo la possibilità di enormi guadagni (media di un milione al giorno), vedendo che a volte c’erano anche clienti che offrivano il matrimonio e la salvezza, molte di loro hanno deciso di voltare pagina.

Alcune poi sporgevano denunce alla Polizia, a volte basate su storie almeno in parte inventate, ottenendo in cambio il permesso di soggiorno. Così evitavano l’obbligo di versare la somma concordata prima della partenza dalla miseria (leggi: paese d’origine), dalla quale da sole non sarebbero mai potute uscire. Una volta sistemate tornavano ad esercitare il mestiere, dopo aver cambiato città, poiché potevano contare su una certa esperienza e spesso anche sulla protezione di qualche poliziotto in cambio di qualche favore. In carcere finivano sempre pesci piccoli, mentre i veri capi restavano e restano tuttora fuori dalla portata delle reti della giustizia, grazie soprattutto alla corruzione ben radicata nei paesi dell’est. A fianco di storie di violenza e sfruttamento, c’è dunque anche una realtà molto diversa, una vera e propria industria, ben collaudata, nella quale le parti conoscono bene le proprie posizioni, anche perché il livello di istruzione delle ragazze dell’Est europeo è molto spesso elevato, e quindi la storia dell’inganno nella maggior parte dei casi è da scartare. E poi è umano, è comprensibile che pochissime di loro accetterebbero di lavorare in condizioni pesantissime, faticare e logorarsi per una cifra alla quale possono arrivare in un solo giorno.