La cosa più giusta

 

Di Maria Chiara, marzo 2003

 

Mi è stato chiesto di scrivere un articolo su ciò che "succede" a noi che stiamo fuori quando un amico vive il carcere, ma non ci riesco!

Ho davanti a me vari fogli strappati dal quaderno dove più volte ho tentato di buttare giù qualcosa, ma dopo la terza riga l’articolo si trasforma in una lettera, una lettera a te, G.

Le nostre vite hanno corso sulla stessa via per poco. Io ero appena arrivata nel gruppo quando la rottura tra te e gli altri era già iniziata. Ma per me tu eri e resti uno di noi!

 

Poi… cosa è successo?

 

Quel giorno di giugno di alcuni anni fa per me è ancora un bruttissimo sogno!

Nessuno, nessuno mai avrebbe pensato a te. Erano mesi che non ci si vedeva, ma ho pianto leggendo il tuo nome sul giornale. "Impossibile" la sola parola che noi tutti riuscivamo a dire.

In un primo tempo siamo rimasti tutti uniti con l’idea di un grande, colossale errore. Poi, con l’andare del tempo e con la sempre maggiore certezza del fatto che tu, purtroppo, eri immischiato nella "faccenda", molti hanno iniziato a "raffreddarsi", a prendere posizioni un po’ più distanti.

Ora a più di 3 anni il gruppo non esiste più.

Così è la vita!

F. e M. stanno facendo i preparativi per sposarsi; io e L. no, ci siamo lasciati l’anno scorso; D. non lo so, l’ho perso di vista; L. e C. sono una bella coppia; M. ha avuto un bimbo e F. svolazza un po’ qua, un po’ là. Sono cambiate tante cose, G.!

Ma una non è cambiata, una cosa che sento dentro, che ho sempre sentito, ma non sono mai stata in grado di mettere in atto, quella di starti vicino!

Non è semplice, perché in ogni caso bisogna essere forti, decisi e non aver paura di nulla e di nessuno.

Il periodo più strano per chi non conosce la verità, ma vuole bene ad una persona, è quello del processo. Ho appena riletto alcuni brani dai ritagli di giornale che conservo. "Amante diabolico" ti definiscono ad un certo punto. Ma quale diabolico! Ricordo perfettamente il mio primo pensiero vedendo la tua foto sul giornale dopo mesi che non ti vedevo: "Sembri un angelo!" e i miei occhi si riempirono di lacrime.

Era una cosa che non dava pace il non sapere la verità. Non sapere cosa pensare, cosa dire, a chi credere. Come succede sempre, nessuno era lì con te, ma tutti avevano la loro verità. Io mi sentivo confusa, non potevo dire nulla, io non ero stata lì con te quella sera, io non potevo e non volevo condannare nessuno.

L’unica cosa che mi continuava a rimbalzare nella testa era: "Come può essere successo?". Volevo esserti vicina, ma allo stesso tempo non riuscivo a trovare una spiegazione logica per ciò che era accaduto. Questo non mi dava la tranquillità per poter fare veramente qualcosa per poterti far sentire che io c’ero ed ero vicina a te. Molte volte mi sono bloccata sulla porta della questura, dove volevo chiedere il permesso per venire a trovarti, chiedendomi: "Ma starò facendo la cosa giusta?".

Ad un certo punto la rabbia ha vinto.

Sì, mi sono arrabbiata con te! Come avevi potuto? Tu che eri così buono? Eri gentile e disponibile, prestavi servizio volontario nei vigili del fuoco, eri sempre pronto a dare una mano, pieno di spirito e di idee. Tu che sapevi parlare con il cuore in mano come avevi potuto, anche solo stare a guardare, mentre veniva ucciso un uomo?

Mi faceva troppo male! E ti ho abbandonato. Ho smesso di pensarti e di pregare per te, di cercare un modo per contattarti e per vederti.

Lo stesso il dolore non passava, forse perché a ferire restava il fatto di sentirmi un po’ responsabile anch’io, colpevole di non aver allacciato con te un rapporto più forte che forse avrebbe potuto cambiare le cose.

Le persone non sono come i giocattoli, che quando non funzionano più si possono buttare, le persone no, quelle non si buttano.

Non potevo lasciarti solo un’altra volta!

Non posso lasciati solo!

So che alcune persone ti sono vicine, ma purtroppo moltissime altre si sono dimenticate di te. Beh, io non voglio essere tra loro, io ci sono, G.

Voglio tenderti la mano; ti voglio aiutare a rialzarti!

Non è la cosa più istintiva. Tante volte mi sono sentita troppo fragile, debole per affrontare il giudizio di chi sta fuori. È più semplice dimenticarsi delle persone "scomode" perché ci fanno scavare nella nostra coscienza e dire: "Forse qualcosa potevo fare anch’io!"

Bene, io non sono riuscita a fare niente quella sera, per questi 3 anni non ho fatto molto di più, ma ora voglio iniziare!

Non sono più arrabbiata, per questo non giustifico ciò che è stato, bensì accetto che tu abbia capito di aver sbagliato.

Una seconda possibilità non si può negare a nessuno. Io ti voglio aiutare, voglio farti sentire che ce la puoi fare, puoi rinascere, ricominciare tutto da capo, ci puoi riuscire!

Non me ne importa più niente di ciò che pensano gli altri, io ho riflettuto, ho impiegato molto tempo per chiarire i sentimenti che si erano mescolati tra loro. Ora sono tranquilla e convinta di ciò che sto facendo: LA COSA PIÙ GIUSTA!

Solo una cosa mi dispiace, soprattutto ora che noi stiamo organizzando regali e feste, pensarti lì tutto solo!

Vorrei tanto esserti più vicina! Farti sentire che non sei solo!

Vorrei poterti scrivere, sentire direttamente da te come stai, cosa fai... chissà, forse ti farebbe piacere! Che dici, ti va l’idea?

 

Non so quanto io sia riuscita nell’intento che mi ero prefissa. Esternare ciò che si prova in situazioni molto forti non è sempre facile. È verissimo che alcune cose si capiscono soltanto provandole, per questo vorrei tanto che nessuno di voi mi potesse capire!