“Il mondo che ho scoperto grazie a voi mi ha incoraggiata ed emozionata”

 

La “scoperta” del carcere attraverso la corrispondenza con un detenuto

 

di Maddalena da Milano, gennaio 2004

Maddalena è una ragazza che ci aveva scritto all’indirizzo trovato nel nostro sito per chiedere di corrispondere con un detenuto. Così Elton, della nostra redazione, è diventato il suo “compagno di penna”, e ora Maddalena ci ha mandato una lettera che ci ha confermato in una idea, che avevamo da tempo: è importante che cerchiamo di “uscire” il più possibile dal carcere per comunicare con il mondo esterno, perché solo così si può cambiare, giorno per giorno, goccia a goccia, la percezione che la gente “fuori” ha dei detenuti e del rischio che possono o meno rappresentare per la società.

 

Ciao Elton, Ciao a tutti.

Adesso è sera tardi. In casa si sentono solo il ticchettio dell’orologio del corridoio, qualche colpo di tosse e il respiro pesante di papà. I rumori della città sono lontani. Ogni tanto qualche macchina, ma niente di fastidioso. Mi piace questo finto silenzio. Se potessi spegnerei anche la lampadina che fa timidamente luce sul mio foglio, ma non riuscirei a scrivere. Elton, ti starai chiedendo come mai abbia deciso di scriverti (anche) così, attraverso “Ristretti Orizzonti”. Lo leggo sempre, con avidità. Mi nutro del vostro mondo per sfuggire un po’ dal mio. È curioso. Non si è proprio mai soddisfatti. Se penso a quello da cui vorrei sfuggire… una città piena di risorse, una famiglia che mi sostiene, amici importanti… Manca sempre qualcosa, e lo si cerca senza sapere, in fondo, cosa cercare. Né dove. Boh.

I telegiornali sono sterili; semplici elaboratori di numeri e liste. Spersonalizzanti. Mai nomi, facce, casi. Mai racconti, come dire, viventi. È questo quello che manca ai mezzi d’informazione (e a chi li gestisce), secondo me.  Un interesse comune; un sentimento fatto non di previsioni d’ascolto o di segrete (?) alleanze politiche, ma di passione per la verità. Di dovere morale, di coerenza con la propria professione di cronisti della vita reale. Il vostro mondo mi ha stupita penso proprio per questo. Perché, grazie alle lettere di Elton, che sono state un ottimo tramite - e grazie a Ristretti Orizzonti, ovviamente - ho potuto allungare l’occhio oltre le immagini proposte dalle telecamere ufficiali. E in carcere non ho visto solo manette, sbarre e poliziotti, ma persone coraggiose, gare di pizze e partite di calcio. Ho visto donne forti, ansiose di ricominciare. Ho visto anche ingiustizie, certo. Anche difficoltà e violenza. Ma non come ne ho sempre sentito parlare; non, cioè, come tragedie irrimediabili che rendono improduttivo qualsiasi percorso di recupero. Non come l’ennesimo errore da parte di chi, nella vita, non ha saputo che sbagliare.

Studiando sociologia, mi sono imbattuta in un autore curioso, Sumner, un evoluzionista americano che il nostro professore ha liquidato in pochi minuti di spiegazione. Beh, questo quasi sconosciuto ha sostenuto che le norme sociali sono solo delle consuetudini che hanno assunto, con il tempo, una considerevole forza emotiva, e che nessuno ormai si permette di contestare. “Le norme morali possono render giusta ogni cosa”, ha scritto. Mm. È la forza della tradizione, a pensarci bene; e non è sempre positiva. Può anche diventare un limite, un tappo che si oppone alle spinte di modernizzazione, di miglioramento e, come dire, “non le lascia passare”. Tutto questo discorso… perché? Niente. Stavo pensando che giudicare e condannare senza farsi troppe domande è molto più semplice che interrogarsi seriamente sul significato di un’azione. Che il nostro “è e sarà sempre così”, è una comodissima giustificazione.

Rileggo quello che ho scritto e mi rendo conto che è tutto confuso… tanti pezzi disordinati appiccicati su una qualsiasi pagina di Word, uno dopo l’altro. Quello che ci tenevo a dire ha bisogno solo di una riga, in realtà: volevo dire che il mondo che ho scoperto grazie a voi mi ha incoraggiata ed emozionata. Per me è stato importante: l’ottimismo che ho letto in molti articoli è segno evidente di un riscatto possibile, perché voluto fortemente. E io, beh… spero di poter festeggiare con voi una meritata vittoria sul mondo, che da una sconfitta così importante non può che imparare.