Cosa
succede quando si esce?
La
prima volta è euforico, se ci sono familiari li cerchi, vuoi dir agli amici che
sei libero, vuoi quasi ripeterlo a Te stesso continuamente, come per spezzare un
sogno, un incubo maledetto.
Quando si è scontata una lunga pena e comunque un periodo di almeno 5 anni, ti
accorgi che fuori e' tutto diverso; ero irritato dalle insegne che si
accendevano e spegnevano, le intensità diverse delle luci mi davano irritazione
e tendevo a dormire facilmente, ammiravo in apnea, l'incrociarsi di donne e
bambini e vecchi sui marciapiedi. Ero libero, ma avevo bisogno di tempo, per
questo stavo rigido e mai a mio agio, volevo soltanto che mi portavano in
macchina a vedere tanti posti, volevo vedere spazi, non volevo mangiare, volevo
vedere tutto.
Il piccolo involucro che avevo con me, era la preziosità di ricordi dove per
anni ho riversato affetti, dove ho sperato un giorno oltre la detenzione, di
fare un altare, quando avrei avuto una casa, o anche uno spazio per farci un
altare... adesso mi sembrava ciò che mi confermava miseria, dovevo ripartire da
zero, ancora una volta.
Dovevo essere informato sulle modalità d'uso del telefono pubblico, le macchine
erano diventate per meta computer ed i miei remoti studi in meccanica non erano
più applicabili, le liste di attesa di tutto erano cresciute con tutto ciò che
naviga nel Mediterraneo negli ultimi 10 anni. Ogni pattuglia di polizia, mi
chiamava, ero riconoscibile dall' odore di adrenalina che si respira soltanto
nelle carceri, forse avevo assunto il colore segreto che insegnano al training.
E' duro reiniziare, è duro dover imparare e dove competere nell'immediato,
mentre si perde bisogna mangiare e socializzare. Sono poi finito a fare il
Pony-Express a Milano, con un motorino, portavo lettere nella città per 300 km
al di, ma il seguito lo racconto un altra volta. I primi tempi è necessario un
supporto psicologico concreto, una persona amica noi intendiamo noi sulla
strada! Ci si porterà con se un bagaglio sempre, almeno questa e' la mia realtà.