Cari ragazzi…

 

La lettera di un detenuto, nata dalla corrispondenza con alcuni studenti

 

Di Lino Lupone, agosto 2003

 

Leggendo le riflessioni di alcuni di voi la prima considerazione che mi sono fatto è stata di carattere critico. Quelle frasi, infatti, mi suonavano scontate, proposte con distacco, quasi come se l’ argomento rappresentasse qualcosa di simile ad un compito noioso, ma in effetti trapelava una sorta di tenerezza che apprezzavo. Poi ho riflettuto sui miei 16 anni. Ho immaginato di trovarmi al vostro posto di fronte a due "tipacci" invadenti che mi mettevano sotto gli occhi dei giornali creati da sconosciuti, forse ladri o rapinatori, ai quali, in seguito, avrei dovuto comunicare i miei pensieri sull’argomento, non prima di un’attenta riflessione che la mia insegnante mi chiedeva con un fucile puntato alla schiena. Naturalmente ho esagerato. Non sarà proprio andata cosi, ma se mi fossi trovato realmente al vostro posto, forse. mi sarei annoiato a morte.

D’altra parte ho pensato: quale potrebbe essere la finalità di questo scambio di opinioni? A me piace pensare che quest’ esperienza, anche piccola, possa servire a voi per capire meglio i problemi del carcere, ma soprattutto per prevenirlo, per non commettere, già da ora. quegli errori che in futuro possono diventare irreparabili. Per noi, invece, l’utilità è quella di ritrovare momenti per ricominciare a sognare: fare dei passi indietro non significa fallire ed io affronto questo momento difficile, questo passaggio, con la voglia di migliorarmi, di fare progetti, e non c’è stimolo migliore che confrontarsi con un giovane che vive il periodo più bello e fertile della vita. Sì, lo so! Voi penserete: Bello mica tanto… È per questo motivo che spero di esservi utile; diciamo per mettervi in guardia. L’adolescenza è il periodo più bello, ma, per alcuni versi, anche il più complicato.

Si iniziano a tracciare le linee fondamentali per costruire il futuro e spesso i sogni, gli slanci, le delusioni, la voglia di ribellarsi possono diventare sintomi pericolosi se affrontati con poca cautela. Mi piacerebbe raccontarvi quante volte ho fatto le mie scelte senza seguire il consiglio di nessuno solo per dimostrare la mia forza e il mio carattere. Solitamente andavo incontro a delle "tranvate" terribili che invece di farmi chiedere aiuto, mi inorgoglivano, mi riempivano di sfida soprattutto nei confronti del mondo degli adulti, che io proprio non sopportavo. Lentamente, in modo quasi impercettibile, invece di costruirmi il futuro mi preparavo la strada per il carcere attraverso dei passaggi che ora ritengo stupidi e pericolosi.

Credo, infine, che tramite questo scambio ognuno di noi possa far tesoro delle cose che ritiene utili che, per quanto mi riguarda, si riferiscono all’importanza di "esserci", di poter contribuire e di avere voce verso l’esterno anche solo con queste poche righe che leggerete. Ci sarebbero ancora tantissime cose da dire ma non vorrei sembrare prolisso (forse lo sono già stato), quindi non mi rimane che ringraziarvi per aver ispirato questo salto nel passato e salutarvi con il desiderio che possiate apprezzare le mie parole.